Meno di un anno fa fioccavano le domande sulla forza eccessiva dell’euro. Oggi, invece, si celebra la debolezza della valuta comune europea rispetto al dollaro. Quest’ultimo, negli ultimi dieci anni, non è mai stato così alto nei confronti delle principali monete. Una combinazione di diversi eventi contribuisce a spiegare la recente forza manifestata dalla divisa americana.
La vera partita, anzi il derby, è quello in corso tra dollaro e yuan per il posto di prima valuta internazionale del futuro.
La crescente influenza economica della Cina su scala mondiale ha infatti suscitato un dibattito sulla possibilità che in futuro sia proprio la valuta del gigante asiatico a risultare vincente.
Tale dibattito è stato oltretutto alimentato dal recente programma di riforme volte al miglioramento degli squilibri interni della Cina. Infatti, alcune delle riforme vitali per l’internazionalizzazione del renminbi (altro nome dello yuan) coincidono con quelle necessarie per riequilibrare la crescita della Cina su un sentiero più sostenibile.
Le determinanti dell’utilizzo internazionale di una valuta
Una valuta che ambisca a svolgere un ruolo importante nel sistema monetario internazionale, ovvero a essere ampiamente utilizzata nelle operazioni commerciali e finanziarie internazionali, deve riunire caratteristiche classiche (considerevole peso economico e stabilità macroeconomica;
mercati finanziari interni spessi, liquidi e ampi); altre caratteristiche (libero movimento dei capitali; flessibilità del tasso di cambio; politiche che favoriscano l’utilizzo internazionale della valuta).
Il grafico mostra il peso percentuale delle transazioni estere nelle dieci principali valute negli anni 2001 e 2013.
Le caratteristiche classiche
La Cina è la terza economia mondiale in termini di PIL nominale. Inoltre, la quota cinese di beni sul totale del commercio mondiale è salita notevolmente negli ultimi dieci anni, in concorrenza con gli Stati Uniti. Riguardo la stabilità macroeconomica, nel decennio trascorso la Cina ha ottenuto importanti risultati in termini di crescita del PIL, tuttavia non è chiaro se riuscirà a mantenere tele ritmo nel medio-lungo periodo.
Relativamente ai mercati finanziari interni, quelli cinesi rimangono meno sviluppati, sicuramente rispetto agli Stati Uniti. Tuttavia, gli sforzi per promuoverne la crescita, la liquidità, l’ampiezza e lo spessore sono ancora insufficienti a generare una consistente domanda internazionale di strumenti finanziari denominati in renminbi.
Le altre caratteristiche
Nonostante alcuni progressi, i movimenti dei capitali in Cina, se si escludono gli investimenti diretti esteri (IDE), rimangono soggetti a notevoli limitazioni. La difficoltà di accesso ai mercati finanziari della Cina rappresenta quindi un ostacolo all’utilizzo internazionale della moneta.
La flessibilità del cambio costituisce un presupposto importante per un’efficace liberalizzazione dei movimenti di capitale. Tuttavia, nonostante il recente ampliamento della banda di oscillazione all’interno della quale può fluttuare la valuta cinese, la flessibilità limitata continua a essere vista come un ostacolo all’internazionalizzazione dei renminbi.
Infine, le politiche volte a promuovere l’utilizzo internazionale della valuta muovono i loro passi. Si pensi ad esempio agli accordi bilaterali di scambio di valute tra la banca centrale cinese e le banche centrali di 25 paesi, sebbene il loro utilizzo rimanga marginale.
In conclusione, risulta difficile prevedere il ruolo della divisa cinese nel futuro sistema monetario internazionale.
Il tentativo è quello di creare una zona dello yuan: un nuovo sistema sinocentrico con la messa in opera di istituzioni finanziarie alternative alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale. Nella stessa direzione vanno gli accordi per realizzazione di un’area di libero scambio Asia-Pacifico e gli accordi sempre più organici e impegnativi con la Russia sul fronte energetico.
La partita è ancora in corso, aspettiamo il fischio finale per sapere chi vincerà.