Cosa hanno in comune i 33 giri, le videocassette, le cabine telefoniche e le macchine per scrivere? Sono tutti oggetti del nostro vivere quotidiano che hanno fatto la stessa fine dei dinosauri. E se anche i pagamenti in contanti fossero sulla via del tramonto? Non è utopia, ma una reale possibilità accellerata dall’arrivo della pandemia. Il concetto di moneta è già cambiato diverse volte nel corso della storia e inevitabilmente cambierà in futuro. Anzi, sta mutando proprio in questo preciso momento storico.
Dall’antico capo di bestiame allo smartphone
Nel corso dei secoli, il concetto di moneta si è modificato profondamente. In un tempo molto lontano, la moneta principale era costituita da beni che possedevano un loro valore intrinseco, come il bestiame, l’oro e altri metalli preziosi, che venivano utilizzati come valuta di scambio. Intorno al 500 a.C. in Anatolia (regione dell’odierna Turchia) sono comparse le prime monete fatte dall’uomo, che si sono poi evolute in ciò che ancora adesso chiamiamo “contanti”. Un evento, diremmo oggi, “disruptive”.
E sapete cos’altro è disruptive? La tecnologia. Oggi esiste già relativamente poca valuta materiale nel nostro mondo. La maggior parte di essa è infatti costituita da numeri su un computer e non sarà mai riprodotta in forma fisica. Qual è la crescita annuale dei pagamenti cashless?
Nel 2018 è stata del 7,7% in più rispetto al 2017. Il denaro fisico rappresenta ad oggi solo il 9,6 per cento del prodotto interno lordo globale.
Negli ultimi anni, la crescita del commercio elettronico e l’avvento di applicazioni con cui è possibile prenotare un taxi o pagare un ristorante direttamente online dimostrano inoltre come lo stesso atto fisico di pagare sia già un po’ dimenticato. Gli esempi più lampanti sono paesi come la Svezia, la Cina e l’Australia, dove i contanti sembrano sempre più diventare un metodo di “pagamento di nicchia” utilizzato solo in casi di emergenza. Della serie, cash? No, thanks. Con la pandemia questa tendenza non ha fatto che accellerare: secondo la società italiana SumUp, nella prima settimana dopo le riaperture del 4 maggio i pagamenti senza contanti sono aumentati del 55 per cento nei bar e nei ristoranti. E il trend, anche se più lento rispetto ad altri Paesi, continua ad aumentare.
Vantaggi e rischi di una “cashless society”
A differenza dei metodi tradizionali, i pagamenti con carte scoraggiano la rapina e altri reati connessi al denaro contante, legati per esempio alla droga, all’evasione e al terrorismo. Nondimeno, secondo uno studio di Moody’s Analytics, un maggiore utilizzo della carta elettronica potrebbe avere un impatto significativo sull’economia mondiale: basti pensare che i pagamenti elettronici hanno contribuito per circa 296 miliardi di dollari al PIL di 70 Paesi monitorati tra il 2011 e il 2015. Inoltre, ci sarebbe un notevole risparmio per le banche1.
Ma qual è l’altra faccia della medaglia? I pagamenti senza contanti potrebbero anche aprire la strada a nuove fattispecie criminali, considerando che il passaggio a una infrastruttura puramente digitale porta con sé una riduzione del controllo sul sistema monetario, con conseguenze sulla nostra privacy e sicurezza. Pensiamo per esempio agli hacker, i rapinatori del mondo elettronico: in una società senza contanti, può succedere che qualcuno prosciughi magicamente il nostro conto, o di incappare in uno spiacevole crash tecnologico2, che ci troverebbe peraltro privi di un metodo alternativo di pagamento. E, come successo recentemente dopo la morte del re dei Bitcoin, Gerald Cotten, anche qualcosa di banale come una password persa potrebbe lasciarci al verde.
Dal baratto ai portafogli digitali
La transizione a un sistema economico e finanziario puramente digitale potrebbe non solo rendere i contanti obsoleti, ma anche aprire la strada a una nuova metodologia di scambio e, perché no, al superamento del capitalismo come lo conosciamo oggi. I sistemi di pagamento potranno basarsi su nuove nozioni e concetti e quindi su un nuovo sistema economico.
Basta fare un giro tra le applicazioni disponibili sul nostro smartphone per capire in quale direzione stiamo andando. In molti casi, solo utilizzando i servizi offerti all’interno di queste app si possono guadagnare dei “crediti” che diventano in-app-currency (letteralmente in app valuta) che può essere usata al posto dei soldi. Oppure pensiamo al servizio offerto da Apple Pay con cui si può pagare con la sola impronta digitale o al circuito creato da Amazon Pay, che permette di usare il credito del proprio account (vinto attraverso concorsi, sondaggi, etc.) per pagare qualsiasi cosa.
I contanti spariranno presto?
In futuro il nostro portafoglio potrà essere puramente digitale. Ma niente paura, non è ancora arrivato il momento di preoccuparsi per i soldi sotto il materasso. Che ci piaccia o meno, i contanti hanno ancora un grande valore nel mondo moderno, proprio come in passato. Infatti, secondo un’indagine del 2016 effettuata dalla BCE, la circolazione dei contanti in Europa non è diminuita, ma è aumentata in media del 7,9% all’anno3. Inoltre, le banconote non sono solamente utilizzate come strumento di pagamento, ma anche come riserva di valore.
Tuttavia, dal suddetto studio emerge un dato che potrebbe essere indicativo sul futuro delle banconote: le due fasce d’età più giovani sono quelle che hanno utilizzato maggiormente la tecnologia contactless. Un trend che parla da sé.
Vivremo presto in una società senza contanti? Ci stiamo arrivando. Il contante avrà ancora un futuro a fini transazionali fino a quando sarà utilizzato nei micro-pagamenti. Ma la rivoluzione è già iniziata e un rapido sviluppo di app e transazioni via smartphone potrebbe avere impatti significativi sull’utilizzo delle banconote prima di quanto immaginiamo. Imparare ad accettare significa imparare a cambiare.
1 – Una recente ricerca effettuata da Morgan Stanley ha evidenziato come l’elaborazione delle transazioni in contanti e la manutenzione dei bancomat rappresenti più del 10% della spesa delle banche centrali.
2 – Come successe nel maggio del 2018 con il circuito Visa, che lasciò milioni di persone al verde dopo un “hardware failure”.
3 – Oltre ¾ dei pagamenti presso i punti vendita sono ancora effettuati in contanti
Gianni / Febbraio 21, 2019
Grazie per l’articolo molto interessante e per alcune cose illuminante! Solo una dovuta precisazione: Gerald Cotten non era il re dei Bitcoin, non esiste nessun re de Bitcoin in quanto si tratta di una criptovaluta decentralizzata, ma era più semplicemente il CEO di una piattaforma di scambio di criptovalute che ahimè, non ha adottato le dovute misure di sicurezza per la gestione dei fondi che i suoi clienti lasciavano sull’exchange in questione. Si puo perdere la password del conto in banca e bastano una telefonata per rientrarne in possesso, ma le chiavi private delle cripto hanno bisogno di più livelli di sicurezza – proprio perchè non c’è nessun intermediario.
Detto questo, le critpovalute sicuramente avranno un posto nel panorama futuro dei pagamenti digitali.
/
Dominick / Febbraio 21, 2019
La Svezia, e la banca centrale Svedese Riksbank, ha spinto per anni per una cashless society per poi accorgersi dei rischi correlati con scelte monolitiche nel sistema finanziario e rivedere la sua posizione strategica con la fine del 2018.
/
Jessica Sama / Febbraio 25, 2019
Ciao Gianni,
grazie per l’interesse verso questo articolo e per la tua utile e corretta precisazione!
/