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Il nuovo sport dell’estate è il BCE-Volley, ovvero tirare Draghi per la giacca

L’avete notato anche voi? Negli ultimi giorni c’è una tendenza pericolosa, diffusasi soprattutto tra i giornalisti tedeschi, di anticipare vere o presunte intenzioni della BCE.

“Soglie d’acquisto segrete della BCE sui rendimenti dei titoli di Stato al fine di controllare gli spread”

“La BCE non crede più che annunciare un tetto allo spread sia sufficiente a calmare i mercati”

“Stanno considerando di fissare target flessibili sui rendimenti di obbligazioni a breve”

“La BCE farà questo”…,”La BCE farà quest’altro”…

Voci diffuse da gole profonde più o meno informate. Più “meno” che “più”, visto che la Banca Centrale Europea ha regolarmente smentito e raffreddato i rumors con secchiate d’acqua gelida (che, tra l’altro, di questi tempi possono far venire una congestione).

Le presunte informazioni “hot” agostane vengono palleggiate da un giornale all’altro e rimbalzano impazzite sugli operatori assetati di informazioni. È un gioco pericoloso quello del parlare randomicamente a nome della BCE: rischia seriamente di minare la credibilità dell’istituzione.

La credibilità per una Banca Centrale, infatti, è tutto. Ce lo ha insegnato Lucas. Intendo il premio Nobel Robert, l’economista (che in un tempo lontano ho studiato anche io) e non il più conosciuto George, papà di Darth Fener.

Robert Lucas dimostrò con una montagna di matematica un principio semplice nella sostanza, valido soprattutto per istituzioni quali governi e banche centrali, che più o meno recita così:

“dì che farai una cosa e, se sei credibile, i mercati si comporteranno di conseguenza, senza che mai si renda necessario fare sul serio quella cosa”.

Questa regola, come qualunque buon capitano (o padre) sa bene, si applica parlando poco. Se si è un gruppo, ci si mette d’accordo prima. Si spendono parole asciutte e chiare, ben soppesate. Come dovrebbe fare chiunque voglia essere autorevole.

Costringere continuamente la BCE a chiarire e rintuzzare non aiuta certamente la BCE… la quale, tra l’altro, non può lasciare viaggiare a mille la fantasia degli operatori.

Infatti secondo me l’affermazione migliore per raccontare questi ultimi giorni è stata quella di Angela Merkel (non scherzo, dico davvero):

“L’Europa si trova in una fase fondamentale e tutti dovrebbero misurare le parole”.

Da un’osservazione spicciola della realtà si capisce subito che la maggior parte dei Governi, o meglio dei loro supposti leader, la regola di Lucas non l’hanno mai vista o se la sono persa per strada.

I politici europei negli ultimi giorni hanno offerto un campionario vario e di cosa non fare. Sembra che siano impegnati per dare il meglio di loro stessi per essere tragicomici. Riporto alcune frasi pescate nel torrente, senza argine, di parole che si è creato ultimamente:

  • Schaeuble, Ministro delle Finanze tedesco – “(Con la Grecia) abbiamo toccato il limite”.
  • Merkel, Cancelliere tedesco – “Il cammino per la soluzione della crisi è lungo e difficile”.
  • Roesler, vice di Merkel – “Un proroga, che sia di sei mesi o di due anni, per la Grecia non è fattibile”.
  • Faymann, cancelliere austriaco – “Sarei favorevole a una proroga del rimborso del debito di due o tre anni”.
  • Kauder, presidente del gruppo parlamentare tedesco Cdu-Csu – “Non possiamo più mettere a disposizione altri soldi (alla Grecia, nda)”.
  • Meister, alleato di Merkel – “Va bene più tempo per la Grecia, se non vuol dire più soldi”.
  • Stubb, Ministro finlandese – “Non vogliamo un nuovo muro in Europa”.
  • Samaras, Primo Ministro greco – “Garantisco personalmente la restituzione degli aiuti alla Grecia“.
  • Merkel – “(Il premier greco Antonis Samaras, nda) si sta sforzando molto seriamente”.
  • Samaras – “Grecia pronta a vendere le isole, i suoi gioielli mediterranei”.

Risultato: con questi tizi e i loro caroselli di chiacchere sui mercati finanziari ci siamo da tempo giocati la credibilità degli Stati sovrani di ripagare il debito. Uno dei tragici errori storici alla base della crisi.

Adesso, per favore, non giochiamoci anche la credibilità delle Banche Centrali. Che vi siano simpatici o no, quella è gente seria e tosta: se usciremo dalla crisi dell’Eurozona con qualche osso ancora intero, sarà in buona misura grazie alla BCE.

 

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