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Banca Carige: una tempesta esagerata?

Gennaio si sta rivelando un mese difficile per i mercati finanziari in generale, ma un settore sta soffrendo su tutti: il settore bancario e in particolar modo il settore bancario italiano. Basti pensare che da inizio anno l’indice del comparto bancario europeo sta perdendo il 16% e quello italiano più del 19%. Cosa è successo?

Notizia di ieri è il raggiungimento di un accordo a Bruxelles tra il ministro italiano dell’Economia Pier Carlo Padoan e la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager, che dovrebbe portare un po’ di calma, almeno per il momento, sui titoli del settore. L’accordo prevede una garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze (GACS), che sarà venduta a prezzi di mercato in modo da non configurarsi come un aiuto di Stato, grande preoccupazione della Vestager.

Tutta l’agitazione nasce da una decisione della BCE di mettere alla prova alcuni istituti italiani con una serie di stress test sulla solidità del loro capitale. Questo ha mandato nel panico gli investitori circa l’effettiva capacità delle banche italiane di rimanere in piedi. La BCE da parte sua ha chiarito che si trattava esclusivamente di controlli ‘di routine’ sulla solidità delle banche europee, quindi non solo italiane, una semplice richiesta di informazioni sulla gestione dei non performing loans.

Due banche sono state particolarmente segnate dalle vendite, non solo la tanto citata Banca Monte Paschi, ma anche Carige. La scorsa settimana la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia ha segnato performance negative del -4%, -7%, -11% e -18% e, da inizio anno, il titolo ha perso più del 30% del proprio valore, raggiungendo volumi di scambio di gran lunga superiori alla media.

Ma tutta questa preoccupazione non sarà forse esagerata?

Abbiamo già scritto come il settore bancario non sia il migliore investimento del momento, ma al tempo stesso possiamo ragionevolmente dire che il crollo dell’intero sistema è una possibilità sufficientemente remota. Anche nel caso di Carige, un rapido indicatore sulla capacità della banca di ‘restare in piedi’ ci può arrivare dai mercati dei CDS. La probabilità che l’istituto ligure, secondo il mercato, faccia default nel giro di un anno è pari al 3,49%, meno di Monte Paschi  (5,49%), ma (naturalmente) superiore ai grandi gruppi come Intesa (0,11%) e Unicredit (0,6%). Ovviamente non basta questo valore per capire la stabilità e solidità della banca, in quanto non stiamo parlando di una scienza perfetta, ma è opportuno utilizzare degli appositi indicatori di solidità e liquidità.

Tra gli indicatori di solidità di una banca, molto spesso citati dalla stampa, c’è il Common Equity Tier 1 ratio (CET1 ratio). Cos’è? Semplicemente il capitale rapportato alle attività ponderate per il rischio. Per Banca Carige la BCE ha fissato questo valore all’11,25% lo scorso novembre, riducendolo di 0,25% rispetto a quanto richiesto precedentemente: sulla base degli ultimi dati di bilancio disponibili, attualmente per la banca questo valore si attesta al 12,2%, superiore quindi a quanto richiesto dalla BCE. Notizie positive anche dal Liquidity Coverage Ratio, l’indicatore che serve a garantire che una banca riesca a mantenere un adeguato livello di attività liquide per poter fronteggiare momenti di ‘stress’, in quanto sulla base degli ultimi dati di bilancio questo valore è del 138% rispetto al 90% richiesto dalla BCE.

La preoccupazione riguarda sempre i non performing loans. Le banche italiane hanno una percentuale di crediti in sofferenza superiore alla media europea.

E Banca Carige non rappresenta un’eccezione.  I non performing loans per l’istituto ligure ammontano al 24,6%, valore inferiore alla tanto citata Monte Paschi (31,75%) ma ahimè superiore a gruppi forti come Unicredit (17,83%) e Intesa (17,75%)

Sarà molto interessante vedere l’evolversi della situazione alla luce delle ultime decisioni prese da Bruxelles in tema di gestione dei crediti in sofferenza, ma al momento lo spettro del bail in non sembra così imminente. Ormai questo termine sta diventando sempre più di uso comune e spaventa sempre i risparmiatori, quindi penso sia bene ribadire ancora una volta chi rischia e cosa rischia.

I correntisti di Banca Carige, alla pari dei correntisti di tutte le altre banche italiane, sono tutelati dal Fondo per i depositi inferiori a 100mila euro, mentre per la parte in eccesso, ma solo per la differenza, possono essere colpiti ma solo in ultima istanza. Ovviamente per azionisti e obbligazionisti il rischio è maggiore. Chi rischia per primo è l’azionista e poi, a scendere, i titolari di obbligazioni subordinate e di obbligazioni senior non garantite.

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    È il primo articolo obiettivo su Carige che leggo da due mesi a questa parte, grazie.

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