Che il Governo Letta fosse intrinsecamente instabile era cosa nota, ma queste dimissioni in massa dei Ministri PdL sono comunque giunte inattese ai più. Così ci troviamo in mezzo alla seconda crisi di Governo in meno di 12 mesi.
Il Parlamento italiano è in subbuglio.
“Mercoledì probabilmente andremo in Parlamento, è la cosa migliore. Chiederemo la fiducia in entrambi i rami”
così ha dichiarato Letta che, insieme al Presidente della Repubblica Napolitano, sta tentando in extremis di mantenere in piedi l’esecutivo. All’interno del PdL si manifestano divisioni, con correnti di “colombe” che potrebbero fare pressioni su Berlusconi per indurlo ad un ripensamento.
I mercati finanziari
I mercati hanno reagito negativamente, ma in modo composto: la Borsa Italiana ha chiuso con il segno meno (-1,20% il FTSE MIB), lo spread è risalito oltre quota 280, per poi scendere sotto quota 270. Cominciano a circolare voci di un possibile downgrade dell’Italia entro fine anno da parte delle agenzie di rating (controlla il rating dei vari Paesi del mondo gratuitamente nella sezione “Mappamondo finanziario”).
Siamo pratici, visto che molti di voi hanno investito in titoli di Stato italiani: che cosa fare?
Innanzitutto, vale la pena di guardare con un certo distacco alla situazione: il Governo italiano rischia di cadere a causa dell’imminente votazione sull’eleggibilità di Silvio Berlusconi. Dopo 150 giorni di dibattiti, spesso demenziali, l’attuale Governo non è riuscito a raggiungere equilibri stabili in merito al rialzo di un punticino di IVA e all’annosa questione dell’IMU sulla prima casa (e relative coperture). Peggio ancora, non è stata varata alcuna nuova legge elettorale. Insomma, quello che voglio dire è: difficilmente rimpiangeremo questo Governo solido come sabbia bagnata.
Poi, occorre considerare che se questo Governo cadrà, l’esenzione sull’IMU prima casa molto probabilmente salterà, insieme a tutte le sue balzane coperture e ci sarà anche l’aumento dell’IVA: questo carico fiscale aggiuntivo, ancorché non piacevole per noi italiani, in realtà consoliderà i conti pubblici.
Cosa potrà succedere
Vediamo in sintesi i principali scenari politici nell’immediato futuro e i verosimili impatti sui mercati finanziari.
- L’attuale Governo chiede e ottiene la fiducia, restando in piedi. In questo caso è verosimile aspettarsi che la Borsa recuperi e che i rendimenti dei BTP e lo spread tornino, grosso modo, ai livelli di qualche giorno fa, in una situazione di “stabile instabilità”.
- Il Governo cade, ma viene attuata qualche forma di “rimpasto”: è uno scenario dalle conseguenze molto simili al precedente. Verosimilmente l’impegno dovrebbe essere quello di produrre una nuova legge elettorale (ciò è nell’interesse sia del PD che del PDL, ma, si noti, non del M5S).
- Il Governo cade e si va a nuove elezioni con questa legge elettorale. Questo è uno scenario di preoccupante vuoto politico, nel quale un’incognita chiave a breve termine (metà ottobre) è costituita dalla redazione del Documento Programmatico di Economia e Finanza (DPEF), legge d’importanza strategica anche agli occhi della comunità internazionale. Inoltre, un ritorno alle urne con l’attuale legge elettorale, e tre partiti approssimativamente della stessa dimensione, produrrebbe molto probabilmente un’altra maggioranza parlamentare instabile. In questo caso è plausibile aspettarsi un aumento significativo degli spread, dei rendimenti dei titoli di Stato italiani e un periodo negativo in Borsa. L’aumento dei tassi d’interesse causerebbe un’ulteriore crescita del rapporto debito pubblico/PIL e questo renderebbe molto probabile un downgrade generalizzato dell’Italia da parte delle agenzie di rating (ma faccio notare che sono necessari ancora alcuni passi, o “notch”, perché l’Italia diventi “spazzatura” – guarda il rating sul Mappamondo finanziario). Comunque, un eventuale downgrade renderebbe più difficile per le banche prendere a prestito denaro, con impatto negativo anche su famiglie e imprese.
Gli italiani spesso lo dimenticano, ma l’Italia è un tassello importante nell’economia mondiale e, come ha dichiarato il Ministro del Lavoro Giovannini:
“Se l’instabilità dovesse persistere e contagiare l’euro zona, le autorità internazionali potrebbero fare pressioni sulle autorità italiane”.
Ha iniziato Berlino, con il monito: “Serve stabilità”. E non dimenticate l’avvertimento della BCE: “faremo tutto il necessario per preservare la stabilità“. Proprio questa settimana c’è il meeting della BCE: non ci sarebbe da stupirsi d’un intervento incisivo di Mario Draghi mirato a rassicurare i mercati. Insomma, la probabilità di un default dell’Italia a breve termine resta a mio parere piuttosto bassa.
Certo, non giova che questa instabilità tutta italiana si sommi a quella in arrivo dalla politica USA, alle prese con il possibile “shutdown” derivante dalla mancata approvazione del bilancio fiscale e il “debt ceiling”.
Quindi, riassumendo, è ragionevole attendersi “maretta” sui mercati nei prossimi giorni, forse settimane. Lo spread potrà salire e le azioni delle banche italiane, dai bilanci colmi di titoli di Stato e in odore di downgrade, saranno verosimilmente molto rischiose.
Se avete bisogno di idee di investimento per un portafoglio ben diversificato e coerente con le vostre convinzioni (o paure) relative ai destini dell’Italia, vi consiglio di dare un’occhiata ai portafogli Anti Crisi.
Marione / Ottobre 1, 2013
Vedo la Troika in lontananza che si accinge a scendere sul continente Italico con clava e mazza ferrata. Del resto mi chiedo quale nuovo governo (anche che fosse a larga maggioranza) sarà mai in grado di fare riforme quali:
1. liberalizzazione mercato del lavoro, e altre tra cui notai, taxisti e via dicendo
2. riduzione parlamentari, provincie, pensioni d’oro
3. riduzione drastica spesa pubblica che alla fine significa licenziamento dipendenti pubblici (vedi Grecia dove la Troika ne ha licenziati in tronco 25000)
E finalmente annesse e connesse riduzioni delle tasse sul reddito da impresa e da lavoro.
Io l’ultima mini liberalizzazione di cui abbia ricordo è la liberalizzazione dei farmaci da banco di Bersani nel 2006.
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