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Advise Only scrive a Maria Cannata, la signora del debito pubblico italiano. Ecco cosa ci ha risposto

Le istituzioni non sono sempre lontane dai cittadini e dalle imprese: la Redazione di Advise Only ha scritto una lettera aperta a Maria Cannata, il Direttore Generale del  Dipartimento del Tesoro, e siamo felici di poter annunciare ai nostri lettori di aver ricevuto una cortese risposta. Nella lettera abbiamo proposto un “nuovo strumento” finanziario che si pone l’obiettivo di rispondere a un bisogno dei risparmiatori captato nella nostra quotidiana interazione con gli utenti della Community e i lettori di questo blog.

Inaspettatamente, Maria Cannata ci ha risposto in meno di un’ora.

La lettera di Advise Only

Gentile Dott.ssa Cannata,

siamo il Team di Advise Only (www.adviseonly.com), una realtà web tutta italiana dedicata alla finanza personale. Il nostro lavoro consiste nel formare e informare i risparmiatori con un linguaggio semplice e chiaro. Non apparteniamo ad alcun gruppo bancario o finanziario, siamo indipendenti e non siamo portatori di conflitti d’interesse. In virtù della nostra natura di social network, godiamo di un osservatorio privilegiato per intercettare bisogni, umori e opinioni di migliaia di risparmiatori italiani.

Vediamo emergere prepotentemente l’esigenza di investire a lungo termine. È il bisogno di chi intende costituire un capitale per i propri figli o nipoti. Oppure di chi, preoccupato per la propria pensione, intende creare un capitale integrativo a fini previdenziali. Insomma: un bisogno del singolo di enorme importanza per la collettività.

È per questa ragione che abbiamo pensato di scriverle. Riteniamo che questo sia il momento giusto per emettere lo strumento a nostro avviso ideale per tali esigenze: un’obbligazione zero coupon a lungo termine (10, 20 o 30 anni). Un prodotto che, a nostro modo di vedere, offre tre grandi vantaggi ai sottoscrittori.

Primo: il risparmiatore medio italiano difficilmente reinveste le cedole, che pertanto finiscono con il disperdersi nel flusso di consumi, indebolendo così il tasso di crescita del capitale. Un titolo zero coupon, per definizione, non avrebbe questo problema.

Secondo: un titolo zero coupon a 10, 20 o 30 anni, grazie al prezzo di mercato basso rispetto al valore nozionale, avrebbe un “taglio” accessibile ad un vasto pubblico.

Terzo: non solo questi titoli fornirebbero uno strumento chiave per far fronte al problema pensionistico, ma potrebbero anche essere impiegati per costruire portafogli dalla struttura analoga ai prodotti “a capitale garantito”, con il vantaggio di essere più trasparenti e meno costosi.

Riteniamo inoltre che l’attuale “fame di rendimenti” potrebbe attirare anche l’interesse d’investitori istituzionali su questa tipologia di titoli.

Attualmente i titoli zero coupon a lunga scadenza sono merce rara. Lo “stripping” è un attività di nicchia con un mercato per “addetti ai lavori” e i risparmiatori hanno difficoltà a reperire titoli privi di cedola, creati smontando le obbligazioni classiche. Su MOT e EuroTLX, tanto per citare due tra le piattaforme più utilizzate per l’operatività retail, è davvero raro trovare titoli zero coupon derivanti dallo “stripping”.

L’enorme successo del BTP Italia, poi, è un fatto che non può essere ignorato: i risparmiatori si sono ormai abituati ad un rapporto più diretto e trasparente con il Tesoro. L’esperienza del BTP Italia potrebbe dunque essere replicata con altre tipologie di titoli obbligazionari: perché non iniziare proprio da zero coupon bond a lunga scadenza?

Pensiamo che nel mondo del risparmio l’avvento di internet rappresenti una grande opportunità: i piccoli risparmiatori possono accedere a maggiori informazioni e far sentire la loro voce. Siamo persuasi, inoltre, che esperienze come quella del BTP Italia e l’emissione di nuovi strumenti come i titoli zero coupon da noi proposti rappresentino una straordinaria opportunità per fare un po’ di quella “educazione finanziaria” di cui il nostro Paese ha davvero bisogno.

Rimaniamo a sua completa disposizione per eventuali approfondimenti.

Distinti saluti,

Il Team di Advise Only

La risposta del Ministero del Tesoro

La dottoressa Cannata ha risposto che i titoli zero coupon a lungo termine sono prezzati molto sotto la pari, ma sono valorizzati a 100 come debito. Per questo il Tesoro non ritiene opportuno emetterli. Ha suggerito ai risparmiatori di investire a lungo termine nei buoni postali fruttiferi: sono emessi dalla Cassa depositi e prestiti ma garantiti dal Ministero del Tesoro.

lettera aperta a maria cannata

La replica di Advise Only

Un ottimo suggerimento quello dei Buoni Postali, strumento semplice, garantito dallo Stato e ben noto ai risparmiatori italiani. Tale strumento, però, a nostro avviso soffre un po’ in termini di redditività. Il rendimento lordo a 20 anni dei Buoni Postali Ordinari è attualmente 3,05%, mentre quello di un titolo zero coupon sarebbe superiore al 5% alle odierne condizioni di mercato. In ogni caso, basterebbe rendere vitale il mercato dei titoli zero coupon derivanti dallo “stripping”, in modo che le “strips” siano concretamente disponibili a tutti i risparmiatori.

Postilla dedicata ai nostri lettori

Per chiarire i punti più tecnici della lettera, ecco due esempi concreti a beneficio dei nostri lettori.

Tra i vantaggi del titolo zero coupon da noi proposto, scriviamo: “Grazie al prezzo di mercato basso rispetto al valore nozionale, avrebbe un “taglio” accessibile ad un vasto pubblico”.

Esempio: con l’attuale struttura a termine dei tassi d’interesse, con meno di 240 €, si potrebbe acquistare un’obbligazione che rimborsa 1.000 € dopo 30 anni.

Inoltre i titoli che proponiamo: “Sarebbero anche impiegati per costruire portafogli dalla struttura analoga ai prodotti a capitale garantito, con il vantaggio di essere più trasparenti e meno costosi”.

Esempio: immaginando di avere 1.000 € e un orizzonte temporale di investimento di 20 anni, alle attuali condizioni di mercato, un titolo zero coupon costerebbe circa 400 €. Avanzerebbero quindi 600 € da investire in attivi a maggior potenziale, ad esempio di natura azionaria. Alla scadenza, grazie all’obbligazione zero coupon, si otterrebbe il capitale investito originariamente, cioè i 1.000 €.

Inoltre, il capitale finale di 1.000 € verrebbe incrementato dal valore finale investito negli attivi più rischiosi (ad esempio: azioni), indipendentemente dalla performance finale (a meno che non si azzeri del tutto, cosa assai improbabile con un portafoglio ben diversificato).

Voi cosa ne pensate della nostra proposta?

Scritto da

Con www.adviseonly.com la finanza non è mai stata così semplice. La nostra missione è spiegarvi il mondo degli investimenti in modo chiaro e senza giri di parole, per rendervi investitori più informati e consapevoli.

Ultimi commenti
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    Mi fa piacere che abbiano risposto in brevissimo tempo, ma dalla risposta mi sembra, e ripeto sembra, che non abbiano capito il senso della proposta. Si preoccupano piu’ della contabilità statale che delle necessità dei cittadini, proponendo neanche i BTP statali (a 20 anni offrono il 3.99% netto), ma addirittura i buoni postali, in modo forse da permettergli di acquistare altre tranche di Alitalia o porcherie simili?
    La proposta in ogni caso e’ sicuramente interessante e gradita per tutti quelli che usano, costruiscono e fanno affidamento sui propri risparmi per la vecchiaia. Sarebbero un buon strumento di diversificazione, ma starei attento alle costruzioni a capitale garantito in maniera eccessiva. Ovvero, se con un orizzonte di 5 anni il mancato guadagno sarebbe minimo, su di un orizzonte temporale lungo, il rischio e’ di vedersi in mano con un pugno di mosche. Un tasso fisso, se svincolato dal reale potere di acquisto puo’ essere molto pericoloso!

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      Infatti uno strumento del genere andrebbe inserito in un portafoglio che includa altri strumenti in grado di proteggere dall’inflazione.
      E, fra l’altro, nulla vieterebbe di emettere titoli zero coupon indicizzati all’inflazione.

      • Serena Torielli

        Se si trattasse di un mero problema contabile si potrebbe pensare anche a un “one coupon”, titolo emesso a 100 che paga tutti gli interessi a scadenza.
        No?

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          Anche. Ma basterebbe rendere vitale il mercato delle “strips”, come scritto nel post.
          Volere è potere.

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            Infatti ci sono diversi BTP Stripping con numerose scadenze; sino a qualche anno fa si riuscivano ad acquistare (con qualche difficoltà) es. Iwbank, ma non solo. Era apparso un articolo su IlSole24ore dove si vedevano le banche, pochissime, dove potenzialmente si potevano negoziare. Ritengo anch’io che sarebbe uno strumento nel 99,99% dei casi migliore di tutte le polizze finanziare vendute ai risparmiatori. Forse é proprio per la “legale collusione” tra potere politico, compagnie di assicurazione e banche che si sfrutta l’asimmetria informativa per vendere prodotti che hanno rendimenti (per i collocatori) a due cifre “sicure”, anziché consentire ai risparmiatori di acquistare BTP Stripping con facilità.

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              1) rendere attivo il mercato degli Strippati sarebbe ottimo
              2) Massimo se compri oggi a 25.2 un mantello trentennale (btp 2034 tasso 4.7%) spendi 252 (per un nominale di 1000) euro, il mese prossimo o appena puoi ne compri ancora sempre 1000 di nominale al tasso corrente e via andare. Se i tassi salgono compri rendimenti più alti, altrimenti rendimenti più bassi. Diverso è il discorso se compri tutto one shoot ma non mi sembra questo il caso visto che si sta parlando di come costruire un capitale fututo poco alla volta.
              3) Serena sarebbe come emettere un buono postale che paga tutto alla fine ma a tassi più alti…

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                Stefano, non parlo di accumulo, ma di investimento ab initio. Puoi sempre aggiungere o cambiare, ma il punto non era quello, era invece dotare il risparmiatore di strumenti utili. il mercato delle strip non mi sembra accessibile semplicemente perche’ non capibile.

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    la proposta mi sembra interessante soprattutto se “collegata” allo scopo che intende perseguire MA ci sono dei ma :
    – 1° chi emette i titoli ha interesse a dare soluzioni ai risparmiatori o, per prima cosa, deve rispondere ad altre necessità?
    – 2° non ho ancora visto sottolienare abbastanza il fatto che i titoli di nuova emissione contengono le CAC mentre quelli preesistenti non le hanno…e questo la dice lunga sull’interesse/attenzione dell’emittente ad informare i sottoscrittori retail circa le differenze tra emissione ed emissione …se, come soluzione alternativa a quella suggerita, dovessimo utilizzare btp di vecchia emissione (accollandoci il “fastidio di reinvestire le cedole), quantomeno eviteremmo le CAC …domanda: a parità di condizioni è più opportuno sottoscrivere un titolo con le CAC o senza? grazie a chi vorrà rispondere
    – 3° certo, avere strumenti che consentono di costruire prodotti a capitale garantito, low cost e trasparenti sarebbe conveniente per il consumatore (ma quì torna il quesito proposto al punto 1)

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      Le CAC? Giusto che si dica chiaramente che ci sono, ma in realtà non fanno molta differenza per il piccolo risparmiatore: in caso di default sveltiscono le pratiche, evitando lunghe e dispersive trattative con miriadi di gruppetti (che tanto poi si piegano, volenti o nolenti, al volere dei grandi, i quali spesso hanno più senso pratico).
      Un po’ demagogicamente, le CAC vengono dipinte peggio di quel che sono: alla fine della fiera sono un enzima che accelera il disbrigo delle pratiche di default (che tanto, c’è stato…quello è il vero problema, il default, non le CAC).

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        Raffaele, grazie per il cortese riscontro: se non ho capito male, secondo il tuo punto di vista è più opportuno sottoscrivere titoli con CAC invece che senza …ho capito bene ?

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          No, personalmente io sono del tutto indifferente (e consiglio di fare altrettanto). L’esperienza dei bond greci insegna.

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            grazie

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    So che nn c’entra molto, ma uno zero coupon a 30 anni emesso dall’Italia dopo quello che è appena successo nel 2011 e 2012 (e vedendo il contesto che ci circonda ogni giorno) a me pare pura follia solo l’idea di detenerlo.
    Significa sperare per 30 anni che non saltiamo per aria. Un BTP almemo da cedole, se salta per aria dopo 10 anni qualcosa hai preso (ai tassi attuali del 30’ennale quasi la metà del capitale) e le cedole le puoi aver benissimo investite diversificando come e quanto vuoi.
    (E se le hai spese non è detto che non sia stato l’investimento migliore. 🙂 )

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      A 30 anni qualunque emittente ha un rischio di default che va preso seriamente (anche il Governo USA o quello tedesco): chissà cosa può succedere da qui a 30 anni?
      Andrebbe sempre creato un portafoglio diversificato sui fattori di rischio principali.
      Comunque, molti dei prodotti con garanzia che trovi in giro si basano su titoli di Stato…

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    uno zcb a 30 anni ha duration pari a 30 anni e convessità pari a 30^2: in sostanza è un po’ rischioso se i tassi variano…

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      Se lo tieni a scadenza (questa è l’idea principale), l’unico rischio sostanziale è quello di default – che non è poco.
      Comunque, il tutto si inquadrerebbe in un portafoglio con un po’ di “struttura”, cioè un’asset allocation magari semplice, ma in grado di offrire un’adeguata diversificazione dei rischi.

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