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Singapore: il barometro del mondo

La piccola città-stato asiatica è riconosciuta come un importante centro finanziario a livello globale, ha un governo stabile e un livello di Pil pro-capite tra i più alti al mondo. Ma ha sofferto la recente crisi più delle altre economie della regione.

 

Per quanto piccola, la repubblica di Singapore, caratterizzata da una forte economia aperta, una posizione geografica ottimale e riconosciuta come un importante centro finanziario globale, è considerata il “termometro” finanziario del mondo. Scopriamo il perché.

Il Paese in cifre

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Contesto socio-politico

Ottenuta l’indipendenza dalla Malesia, dal 9 agosto 1965 la “Repubblica di Singapore”, città-Stato del sud-est asiatico e membro del Commonwealth britannico, ha un sistema di governo stabile ed efficiente: il Partito Popolare d’Azione, di stampo socialista, è saldamente al Governo dal 1965 e alle ultime elezioni del 2015 ha consolidato il suo potere, ottenendo il 70,1% dei consensi.

Il PIL pro-capite di Singapore è tra i più alti al mondo: la posizione geograficamente strategica e la stipula di importanti accordi commerciali fin dalla sua indipendenza (ASEAN e TTP), hanno contribuito allo sviluppo del Paese che, negli ultimi anni si è imposto come una delle principale piazze finanziarie globali[1] . Quest’ultimo fattore ha contribuito ad un aumento dell’immigrazione per motivi lavorativi: circa il 50% della popolazione di Singapore infatti è straniera.

Punti di forza e di debolezza

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Contesto economico

Indicatori principali 2014 2015 Stime 2016 Stime 2017
Variazione % PIL Reale 3,3% 2% 1,5% 2,4%
Disoccupazione 2% 1,9% 2,2% 2,1%
Debito/PIL % 98,6% 98,7% 95,7% 92,7%
Inflazione 1,0% -0,5% 0,2% 3,0%
Debito totale estero (sul PIL) 434% 444% 447% 445%
Saldo delle partite correnti (sul PIL) 19,2% 22,4% 21% 20%

Fonte: FMI, Banca Centrale di Singapore

Quadro macroeconomico

Come evidenziano i dati in tabella, l’economia della città-Stato gode complessivamente di buona salute, nonostante un lieve rallentamento negli ultimi anni a causa della crisi internazionale che ha colpito i principali paesi partner, Cina[2] in primis, e dell’elevata volatilità dei mercati finanziari. A contribuire alla frenata sono stati anche l’andamento delle materie prime e l’aumento della concorrenza dei paesi confinanti sull’offerta di manodopera a basso costo: infatti il settore manifatturiero, che contribuisce al 20% del PIL, ha accusato una contrazione pari al 5,3% nel 2015.

L’inflazione, che lo scorso anno ha regiostrato una contrazione dello 0,5%, riflette questi ultimi aspetti. Ma le previsioni sono per una tiepida crescita già nel 2016, grazie anche alle manovre della Banca Centrale e ai nuovi investimenti del Governo in infrastrutture e tecnologia, in modo da rilanciare il Paese su un solido sentiero di crescita.

Rimane da segnalare l’elevato valore per il saldo delle partite correnti: 22,4% del PIL nel 2015 e un surplus della bilancia commerciale pari al 28% del PIL, che evidenziano l’importanza delle esportazioni nell’economia del Paese. Non deve spaventare invece il dato relativo al debito estero (444% del PIL), dovuto principalmente al ruolo di centro finanziario globale rivestito da Singapore, senza pericolosi riflessi interni.

Politica monetaria

Come segnalato in precedenza, la Banca Centrale (Monetary Authority of Singapore) ha dovuto fronteggiare il recente calo dell’inflazione e dell’economia del Paese. Per farlo, a differenza dei principali istituti centrali, si è avvalsa in larga misura del tasso di cambio. Nello specifico, l’autorità monetaria di Singapore è impegnata a mantenere un tasso di cambio prefissato nei confronti di un paniere di valute di paesi con cui la repubblica asiatica ha rapporti commerciali stretti. Seguendo questa modalità di gestione ed in virtù di un costante apprezzamento del dollaro di Singapore, si è deciso lo scorso aprile di emettere nuova liquidità in modo da frenarne la corsa della valuta domestica e di non danneggiare le esportazioni del Paese. Merita un cenno il sistema bancario di Singapore, che risulta particolarmente solido: i non performing loan pesano solo per lo 0,8%, contro una media UE del 6%.

Contesto finanziario

Indice

L’andamento dell’indice di riferimento riflette la forte connessione tra la città-Stato asiatica e i paesi sviluppati occidentali (rappresentati dall’indice MSCI WORLD): come si evince dal grafico, le economie del Sudest asiatico hanno ampiamente sovraperformato l’indice di Singapore, che è stato coinvolto in misura maggiore nella recente crisi.

Aspetto questo che trova un forte riscontro osservando la scomposizione settoriale dello stesso indice: il settore finanziario pesa per il 56% accompagnato dal 17% del settore delle tecnologie.

Mercato obbligazionario

La curva dei rendimenti obbligazionari è linea con un Paese in crescita: dal titolo ad un anno che offre lo 0,77% si passa al 2,2% del trentennale. Con un’inflazione in territorio negativo, il rendimento reale offerto dal titolo decennale cresce fino al 4,5%.

Mercato valutario

Negli ultimi 12 mesi la moneta asiatica si è leggermente apprezzata contro il dollaro USA, segnando un +4,03%, mentre osservando il lungo termine (5 anni) la valuta risulta deprezzata per circa l’11%. Da segnalare la volatilità del cambio con il dollaro USA: annualizzata risulta pari al 7,6% andando così ad individuare una moneta stabile alle fluttuazione del mercato (media €: 9%).

Come investire su Singapore

Obbligazioni

Non sono presenti sul mercato di Borsa Italiana titoli obbligazionari per la città-Stato.

Azioni (ETF)

È presente, invece, un ETF azionario che replica l’andamento dell’indice MSCI SINGAPORE:


[1] Classificandosi al quarto posto (dietro a Hong Kong, New York e Londra), secondo la classifica del “The Global Financial Centres Index 2010”.

[2] Primario centro di scambio sia in termini di importazioni che di esportazioni

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