Sterzata negativa dei listini mondiali, che hanno vissuto un mese di settembre sottotono. Le preoccupazioni per una crescita mondiale in frenata e per politiche monetarie più restrittive hanno zavorrato tutti i principali mercati, che devono vedersela con prospettive sempre più incerte e tassi d’interesse che potrebbero rimanere a livelli alti più a lungo del previsto.
Nelle ultime settimane, inoltre, si è registrato un rally sul prezzo del petrolio, aspetto che fa preoccupare non poco sotto il punto di vista dell’inflazione.
Da non sottovalutare, inoltre, la salita del gas, causata principalmente da un aumento della domanda in vista delle scorte per l’inverno e dagli scioperi in Australia, che potrebbero far venire a mancare materia prima in un mercato ancora tirato dopo che il metano russo arriva ormai sempre più con il contagocce in Europa.
I fatti salienti del mese di settembre
Le decisioni delle banche centrali continuano a catalizzare l’interesse di opinione pubblica e mercati. Nelle riunioni del mese appena concluso la Federal Reserve ha deciso di confermare i tassi d’interesse nella forbice 5,25-5,50%. Il capo della banca centrale Usa, Jerome Powell, ha specificato che la stretta non è ancora conclusa, quindi potrebbero essere necessari altri rialzi dei tassi.
La Banca centrale europea di Christine Lagarde ha optato per un nuovo rialzo da un quarto di punto, portando il costo del denaro al 4,5%, vale a dire ai massimi della sua storia. Anche in questo caso – ha specificato la banchiera centrale – il picco potrebbe non essere ancora raggiunto, ribadendo la politica guidata dai dati perorata negli ultimi mesi.
La politica delle banche centrali è quindi ancora focalizzata sul contenimento dell’inflazione. La crescita dei prezzi in Europa si è fermata al 4,3% a settembre, il minimo da due anni. In Italia è al 5,3%, anch’essa in calo. Negli Stati Uniti ad agosto (ultimo dato disponibile) l’indice dei prezzi è salito del 3,7% rispetto ai 3,2% di luglio, per effetto dei rialzi delle materie prime energetiche.
Quanto alla crescita del Pil, gli Stati Uniti hanno confermato la crescita al 2,1% nel secondo trimestre. In Europa l’Ocse ha previsto una crescita allo 0,9% nel 2023 (0,8% per l’Italia) e dell’1,5% nel 2024 (sempre 0,8% per il nostro Paese).
In Cina prosegue la fase complicata del settore immobiliare, con il fondatore di Evergrande Hui Ka Yan relegato a una specie di detenzione domiciliare mentre si indaga su di lui. Pechino non sembra incline a elargire forti stimoli all’economia: il timore sarebbe quello di aggravare la situazione del debito delle amministrazioni locali e di veder svalutare ulteriormente lo yuan sul dollaro.
Sempre dalla Cina, intanto, arriva la notizia di investimenti massicci sul fronte dei microchip: in particolare, Huawei sarebbe riuscita a produrre un chip avanzato e si prepara a rientrare nel mercato degli smartphone 5G. Il big cinese delle telecomunicazioni era stato fortemente colpito dalle restrizioni Usa e questa notizia non dovrebbe fare piacere all’amministrazione statunitense, impegnata nella sfida tecnologica.
Come si sono mossi i mercati
In Europa, il Ftse Mib ha perso il 2,33% ed è sceso a quota 28.243 punti. In calo anche il Dax tedesco, del 3,18%. Sullo stesso livello il Cac40 di Parigi, che ha lasciato sul terreno il 3,11%.
Negli Stati Uniti l’S&P 500 è sceso del 5,02%. Il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, è più o meno sulla stessa linea e cede il 4,83% della sua capitalizzazione.
In Asia il Ftse China A 50 ha perso l’1,62%. Va decisamente peggio l’Hang Seng a Hong Kong (-9,97%). In Giappone, il Nikkei chiude su ribassi più contenuti (-1,37%).
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale Usa è cresciuto nel mese al 4,18% (dal 4,10%). In Europa, lo spread Btp/Bund è salito a 192 punti base (da 165). In lieve rialzo il rendimento del Btp decennale, al 4,81%, e il Bund tedesco a 10 anni, al 2,88%. Stabile l’Oat francese decennale, al 3,44%.
Per quanto riguarda le commodity, l’oro è scambiato a 1.840 dollari l’oncia, con un ribasso nel corso dell’ultimo mese (era a 1.944). Il gas naturale europeo rialza la testa e arriva a fine mese a 41 euro al megawattora (dai 34 del mese scorso). Sul fronte petrolio, Brent e Wti in netto rialzo sulle quotazioni del mese precedente.
Euro/dollaro Usa in calo a 1,05.
Cosa monitorare nel mese di ottobre 2023
A fine mese sono attesi i dati economici sul Pil del secondo trimestre in Europa. Sotto i riflettori Italia e Germania, che hanno avuto i dati più deboli nel secondo trimestre e hanno economie molto intrecciate tra loro.
Riflettori anche sulla prossima riunione della Bce (26 ottobre), che anticiperà quella di inizio novembre della Fed. Ci sarà effettivamente uno stop alla politica dei rialzi? Gli ultimi dati sull’inflazione, almeno per l’Europa, sembrerebbero suggerirlo.
Si aprirà la stagione delle trimestrali sui principali listini mondiali, in particolare Usa, con i dati da osservare per capire l’andamento dell’economia mondiale.
Da tenere sott’occhio con l’arrivo della stagione fredda il prezzo del gas, che potrebbe far rialzare la testa ai costi energetici e quindi ai prezzi.