Ottobre è stato un mese di rimbalzo per quasi tutti i mercati, dopo un agosto e un settembre parecchio difficili. Lo scenario inflattivo continua a persistere e, anzi, in Europa si è aggravato ulteriormente, però si vede qualche spiraglio di luce in lontananza, con il vistoso calo delle quotazioni del gas naturale scese a un certo punto addirittura sotto i 100 euro al megawattora.
Il mercato europeo, beneficiando dei ribassi del gas, è stato quello più in salute. Mentre l’America, pur recuperando un po’ di terreno, ha patito gli orizzonti di nuove, forti, strette monetarie e la delusione sugli utili nelle trimestrali di diverse aziende importanti.
A Tokyo, l’indice Nikkei si è posto a metà strada tra Europa e Stati Uniti e continua a essere una sorta di mosca bianca non toccata dall’inflazione, unico insieme alla Cina tra i grandi Paesi industrializzati a mantenere una politica monetaria largamente accomodante.
Ultima, ma non per importanza, la Cina, di gran lunga il mercato azionario peggiore tra quelli principali: la perdita mensile è stata a doppia cifra in seguito ai nuovi focolai di Covid e alla riconferma di vertici del partito Comunista cinese che in questi anni hanno iniziato a intervenire pesantemente nell’economia. Un’economia che, tra l’altro, continua a crescere, ma a livelli nettamente inferiori a quelli a cui il Dragone ci aveva abituati.
I fatti salienti del mese di ottobre
Le banche centrali continuano a essere molto aggressive. A ottobre è stato il turno della Bce che ha varato un altro rialzo dei tassi da tre quarti di punto, il secondo di fila, portando il tasso di rifinanziamento principale al 2%. Le prospettive non sembrano essere di altro segno, con la banchiera centrale, Christine Lagarde, determinata a domare l’inflazione, arrivata in Italia a ottobre al record da 40 anni dell’11,9% mentre nell’Eurozona si è attestata al 10,7%.
A fare da contraltare, un’economia italiana che dimostra ancora una certa resilienza con il Pil nel terzo trimestre che, secondo le stime Istat, è cresciuto dello 0,5% battendo le stime preliminari dell’Ufficio parlamentare di bilancio che si aspettava un -0,2%. Il Pil acquisito per il 2022 quindi si attesta al +3,9%. Tutto questo mentre il governo Meloni si è insediato nel corso del mese, salutando la fine dell’Esecutivo Draghi.
Come ultimo cadeau di Super Mario, in Europa è stato raggiunto un accordo preliminare tra i Paesi Ue che sembra essere una vittoria per la linea italiana, dal momento che tra le conclusioni figura (tra le altre cose per limitare i costi energetici) anche una specie di tetto dinamico al prezzo del gas.
Intanto, nel suo World Economic Outlook, il Fondo monetario internazionale stima per l’Italia una crescita negativa nel 2023 (-0,2%). In ottica mondo, per il prossimo anno l’istituto prevede una crescita di solo il 2,7% (dal +3,2% stimato per il 2022).
In Gran Bretagna, Liz Truss si è dimessa da primo ministro dopo appena 45 giorni pagando per il maxi taglio delle tasse a debito bocciato clamorosamente dai mercati. Al suo posto, Rishi Sunak, che è anche il nuovo leader del partito Conservatore.
Sullo sfondo, continua intanto la guerra tra Ucraina e Russia. Mosca, dopo un attacco alle sue navi a Sebastopoli condotto con droni dalle forze ucraine, ha deciso di sospendere unilateralmente l’accordo sull’export di grano, con possibili pesanti ripercussioni a livello umanitario.
In America, intanto, si consuma la crisi di diverse big tech: in particolare, la trimestrale deludente di Meta ha scatenato un’ondata di vendite sul titolo che il giorno successivo ha perso il 25% in Borsa. Ma a deludere sono stati anche i conti di altre big come Alphabet e Microsoft. Mentre Elon Musk, il patron di Tesla, alla fine ha acquisito Twitter per 44 miliardi di dollari e ora si prepara a un grosso piano di licenziamenti, partendo da 4 manager di spicco, tra cui il ceo.
In Cina, il congresso del Partito Comunista cinese ha confermato come leader Xi Jinping. Ciò ha spaventato i mercati, che temono una continuazione a tempo indeterminato della politica zero covid e di quell’interventismo sui mercati che ha già provocato importanti sell off sui listini azionari e una fuga massiccia di capitali esteri.
Come si sono mossi i mercati
In Europa, i principali listini hanno osservato una ripresina. Il Ftse Mib in Italia ha chiuso il mese ben oltre i 21.000 punti (+9,7% da inizio mese), in linea il Dax tedesco (9,4%). Bene anche il Cac 40 francese, che sale dell’8,75%.
Negli Usa l’S&P 500 è salito dell’7,99%. Va un po’ meglio del Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha visto una progressione del 3,96% della sua capitalizzazione.
In Asia, il Ftse China A 50 ha osservato una forte perdita del 13,04%. Ancora peggio l’Hang Seng a Hong Kong (-14,72%). In Giappone, il Nikkei guadagna il 6,36%.
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese fino a toccare quota 4,06% (da 3,78%). In Europa, lo spread BTP/Bund è sceso fino a 211 punti base. Vanno sparsi i rendimenti dell’Eurozona: Il Btp rende il 4,26%, il Bund tedesco a anni sale a 2,15% e l’Oat francese scende al 2,65%.
Per quanto riguarda le commodity, l’oro sale leggermente a 1638 dollari l’oncia. Il gas naturale europeo, invece, è sceso ancora nel corso del mese e ora viene scambiato a 128 euro al megawatt/ora (a inizio settembre era a 178). Il petrolio sale a 95 dollari (da 88) al barile per il Brent. Più sotto, invece, il Wti a quota 87 (da 83 dollari).
Sul fronte valute, per avere un dollaro servono 1,01 euro.
Eventi da tenere d’occhio nel mese di novembre
Il mese comincia con un nuovo meeting della Fed, in agenda il 2 di novembre. Quasi scontato, per gli analisti, un altro maxi rialzo dello 0,75% da parte di Jerome Powell, con il banchiere determinato ad abbattere l’inflazione “costi quel che costi”.
Sul fronte banche centrali, l’attenzione rimane focalizzata sui dati dell’inflazione che potrebbero determinare una maggiore o minore stretta monetaria: il 15 dicembre, infatti, verrà il turno della Bce che sembra essere orientata a un nuovo rialzo tra il mezzo e i tre quarti di punto.
Gli sviluppi della guerra russo-ucraina continuano inevitabilmente a catalizzare l’attenzione mondiale: al momento, continua la controffensiva di Kiev, ma la Russia risponde con continui raid e con il blocco dell’export sul grano (una partita, questa, molto delicata soprattutto per i Paesi più fragili).
Riflettori anche sul pacchetto energia allo studio della Ue: sul tavolo il price cap dinamico, revisione della Borsa del gas Ttf, nuovo Sure e debito comune per affrontare l’emergenza bollette. Ci sono ancora distanze fra i Paesi, con disaccordo tra Paesi come Italia e Francia e i frugali Germania e Olanda su tutti. Il prossimo 18 novembre, al Consiglio Energia straordinario, potrebbero esserci importanti sviluppi.