La fine di giugno ha mandato in soffitta un semestre “impegnativo” sui mercati azionari. In America il paniere principale di Wall Street, l’S&P 500, ha chiuso i sei mesi peggiori dal 1970 con una perdita del 20,6%. Ancora peggio ha fatto il Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici, che ha lasciato per strada il 29,5%. L’Europa però non è andata molto meglio. Basti pensare che il nostro Ftse Mib ha perso da inizio anno il 22,13% (di cui -13,1% nel solo mese di giugno).
Questi numeri da ecatombe sono la conseguenza di un quadro geopolitico instabile, con la guerra in Ucraina che ormai dura da oltre 4 mesi e le conseguenti sanzioni occidentali alla Russia. L’aumento dei prezzi delle materie prime ha fatto schizzare verso l’alto l’inflazione, portando le principali banche centrali del pianeta a ritoccare verso l’alto i tassi d’interesse. Tutte circostanze che non hanno fatto bene al mercato azionario, ormai orientato a vedere all’orizzonte una possibile recessione.
In tutto questo, alcuni esperti appaiono convinti del fatto che il mercato Orso durerà ancora per un pezzo. Il noto gestore di fondi Michael Burry, famoso per il film “La Grande Scommessa”, addirittura stima che al momento siamo solo a metà del calo sui mercati (ma ricordatevi sempre quello che vi abbiamo detto sulle previsioni).
I fatti salienti del mese di giugno
Abbiamo accennato ai rialzi dei tassi decisi dalle banche centrali. Gli istituti centrali sono spaventati dall’inflazione. Negli Stati Uniti, il carovita a maggio ha toccato l’8,6% su base annua, il massimo da 40 anni a questa parte. E la Federal Reserve ha agito di conseguenza: per rallentare la crescita dei prezzi, il presidente Jerome Powell ha varato un rialzo dei tassi d’interesse dello 0,75%, il più alto osservato dal 1994. Ma non è finita, perché l’istituto vorrebbe arrivare con i tassi poco sopra il 4% a inizio 2023: adesso sono tra l’1,50% e l’1,75%.
Pur rimanendo un po’ più attendista, anche la presidente della Bce Christine Lagarde ha deciso di muoversi. Con la riunione del 21 luglio, è già stato anticipato, ci sarà un ritocco ai tassi di un quarto di punto e l’uscita dall’era del costo del denaro basso o negativo. Si proseguirà poi a settembre, con un altro rialzo, probabilmente da mezzo punto percentuale. E poi si vedrà, in base alla reazione dell’inflazione.
Un’altra novità di giugno è stato il cosiddetto scudo anti-spread. Dopo il meeting Bce del 9 giugno, infatti, Lagarde non aveva parlato in modo esplicito di uno strumento per contenere l’allargamento dei rendimenti dei titoli di stato dell’Eurozona, da considerare fisiologico in uno scenario di aumento dei tassi.
Questo ha provocato una tempesta sui mercati, con i titoli di Stato dei Paesi più indebitati, tra i quali l’Italia, che hanno visto i rendimenti volare verso l’alto. Ci è voluta una riunione d’urgenza, una settimana più tardi, per tamponare la situazione e annunciare lo strumento che dovrebbe essere pronto per la riunione del 21 luglio.
Intanto, in Ucraina sono successe diverse cose. Da un lato si inasprisce la battaglia sul Donbass, dove i russi hanno conquistato posizioni sul campo. Dall’altra, dal vertice del G7 è emerso l’impegno dei Paesi a studiare un tetto al prezzo del gas e del petrolio russi, cosa che andrebbe a danneggiare gli affari del presidente Vladimir Putin. Si è pensato anche a un embargo sull’oro di Mosca, che è la seconda voce di ricavi per il Cremlino dopo la vendita di petrolio e gas.
La Russia ha peraltro dimezzato le forniture di gas a Paesi come Italia e Germania, che stanno correndo per riempire gli stoccaggi prima che arrivi il prossimo inverno. La fiammata del prezzo del gas conseguente non ha fatto altro che incrementare il carovita nel nostro Paese che, a giugno, è arrivato all’8%, record dal 1986.
Va un po’ meglio giusto in Cina, dove si stanno allentando le restrizioni anti-Covid e l’economia sta dando segnali di ripresa, favorita anche dalla politica monetaria accomodante della banca centrale.
Come si sono mossi i mercati
In Europa i listini sono andati tutti maluccio. Il Ftse Mib in Italia ha chiuso il mese a 22.667 punti (-13,10% da inizio mese), il Dax tedesco ha perso l’11,08%. Un po’ meglio il Cac40 francese, giù “solo” dell’8,44%.
Negli Usa l’S&P 500 è arretrato dell’8,39%, dopo il recupero di maggio. Ancora pesante il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha visto una perdita a giugno pari al 9% della sua capitalizzazione.
In Asia, il Ftse China A 50 ha visto invece una corposa ripresa del +10,15%. Meno brillante, ma comunque positivo, l’Hang Seng a Hong Kong (+2,08%). In Giappone, il Nikkei ha vissuto un mese negativo, chiudendo in ribasso del -3,25%.
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è cresciuto nel corso del mese fino a toccare quota 2,9% (dal 2,8%). In Europa, lo spread Btp/Bund è stabile sulla fine di maggio a quota 198 punti base (anche se nel corso di giugno ha sfondato anche i 250 punti).
Per quanto riguarda le commodity, l’oro è sceso a quota 1.788 dollari l’oncia (da 1.845). Il gas naturale europeo, invece, è salito corposamente nel corso del mese e ora viene scambiato a 144 euro al megawatt/ora. Il petrolio è calato leggermente a 111 dollari al barile per il Brent. Poco più sotto, invece, il Wti, a quota 108 dollari.
Sul fronte delle valute, il dollaro si è avvicinato all’euro e ora è scambiato a 1,04.
Eventi da tenere d’occhio nel mese di luglio
Nel mese di luglio i riflettori saranno tutti sulle banche centrali, che nel recente meeting di Sintra, in Portogallo, si sono impegnate ad agire in modo determinato contro l’aumento dei prezzi.
Il 21 luglio sarà la volta della Bce, che annuncerà il primo rialzo dei tassi da 11 anni a questa parte. Attese anche le indicazioni su funzionamento e dotazione dello scudo anti-spread, strumento che interessa molto da vicino i Paesi molto indebitati dell’Eurozona, come l’Italia (seconda solo alla Grecia).
Il 27 luglio, invece, sarà di nuovo il turno della Federal Reserve che, salvo sorprese, dovrebbe varare il secondo aumento da 0,75 punti percentuali dei tassi d’interesse.
Sempre focus su possibili nuove sanzioni dell’Occidente alla Russia e sulle reazioni del Cremlino. Un eventuale segnale di de-escalation sarebbe molto gradito dai mercati, che potrebbero reagire con euforia. Ma, allo stato attuale delle cose, è difficile prevedere che tutto questo possa accadere nel mese di luglio.