Il mondo rimane aggrappato agli accadimenti in Ucraina, dove la guerra non sembra volgere al termine. Il conflitto è ora entrato in una nuova fase, con la focalizzazione dell’offensiva russa nel Donbass mentre i Paesi Occidentali, dall’Europa agli Stati Uniti, hanno alzato la posta nella fornitura di armi all’esercito ucraino con i cosiddetti mezzi pesanti. I negoziati per il momento sono stati di fatto messi da parte. Questo non è piaciuto ai mercati, che a livello globale hanno vissuto un mese di correzione generalizzata.
Sotto i riflettori anche altre partite, che hanno contribuito ad agitare le acque sui mercati. A partire dai nuovi lockdown in Cina e dalla tensione sugli approvvigionamenti energetici. Per non dimenticare l’inflazione, con le banche centrali che si stanno preparando ad una virata restrittiva della loro politica monetaria.
I fatti salienti del mese di aprile
L’escalation bellica non ha conosciuto soste. La retorica degli attori coinvolti sulla scena internazionale, Stati Uniti e Russia in primis, ha visto un inasprimento, in scia allo stallo dei negoziati. Intanto sul terreno di battaglia i russi hanno di fatto conquistato la città di Mariupol, dove resistono solo le truppe del battaglione Azov nell’acciaieria Azovstal. L’avanzata del Cremlino tuttavia è lenta, incontra una resistenza tenace da parte ucraina e questo può voler dire un prolungamento del conflitto.
Mosca, nel frattempo, ha interrotto le forniture di gas a Paesi come Polonia e Ungheria e minaccia di fare lo stesso con altri Paesi Occidentali se questi non pagheranno in rubli. Nel frattempo, l’Europa si è messa al lavoro per decidere come sopperire a una eventuale interruzione delle forniture. L’Italia dal canto suo ha stretto nuovi accordi con diversi fornitori – tra cui Algeria, Congo e Angola – per forniture aggiuntive di gas.
L’Ue, intanto, sta discutendo su un possibile embargo graduale al petrolio russo.
In Cina intanto, il Covid continua a creare problemi con la variante Omicron, facendo nuovamente sprofondare il Paese nell’incubo delle restrizioni su larga scala con ben 46 città in lockdown.
Il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime di crescita per il 2022 e il 2023 per l’Italia, il cui Pil dovrebbe aumentare del 2,3% (1,5 punti percentuali in meno rispetto a quanto si prevedeva lo scorso gennaio).
L’inflazione in Europa continua ad aumentare e a marzo è salita del 7,5% rispetto a un anno fa, dopo che il dato di febbraio si era attestato al +5,9%. Non è andata meglio agli Stati Uniti che nello stesso mese hanno fatto registrare un +8,5%.
Come si sono mossi i mercati
In Europa, i listini hanno tutti perso quota. Il Ftse Mib in Italia ha chiuso il mese sotto i 24mila punti, il Dax tedesco ha perso il 2,4%. Più o meno in scia anche il Cac 40 francese, che perde nel mese il 2,2%.
Negli Usa L’S&P 500 ha perso intorno all’8%. Una correzione ancor più forte e decisa l’ha accusata il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, che ha visto una perdita ad aprile del 13,5% della sua capitalizzazione.
In Asia, il Ftse China A 50 chiude il mese a 13.516 punti (dai 14.009 di inizio mese). Perde anche l’Hang Seng a Hong Kong (-4,13%). In Giappone, il Nikkei ha vissuto un mese negativo, chiudendo in ribasso del 3,50%.
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese fino a toccare quota 3%. In Europa lo spread BTP/Bund è cresciuto a 188 punti base.
Per quanto riguarda le commodity, l’oro è sceso a quota 1830 dollari l’oncia. Il gas naturale europeo, invece, è sceso nel corso del mese e ora viene scambiato sotto i 100 euro al megawatt/ora. Il petrolio è cresciuto a 107 dollari al barile per il Brent. Poco più sotto, invece, il Wti a quota 105 dollari.
Sul fronte valute, il cambio il dollaro guadagna molto terreno sull’euro e ora il cambio è 1,04.
Eventi da tenere d’occhio nel mese di maggio
Il conflitto ucraino continuerà a essere sotto la lente d’ingrandimento, con i mercati in attesa di registrare finalmente segnali di distensione sul fronte negoziale. Eventualità che tuttavia al momento sembra piuttosto lontana.
Attenzione all’evoluzione delle restrizioni per il Covid in Cina, ma anche all’effetto di nuovi pacchetti di sanzioni che potrebbero portare a un embargo graduale del petrolio russo su scala europea (dopo l’embargo già varato dagli Stati Uniti). La Russia continua a pretendere dai cosiddetti “Paesi ostili” il pagamento del gas in rubli, ma i paesi Ue per il momento sono compatti nel voler pagare le forniture in euro. Questo stallo potrebbe portare a un blocco delle forniture da parte russa, con effetti potenzialmente molto negativi per entrambe le parti.
Intanto il 4 maggio si terrà la riunione della Federal Reserve americana, con la banca centrale Usa che dovrebbe delineare la sua politica di aumento dei tassi (si ipotizza di 50 punti base fino a raggiungere un tasso del 2,25-2,50%). Una politica più restrittiva delle previsioni potrebbe portare a una reazione nervosa sui mercati, che ha già iniziato a vedersi con le forti perdite sui listini americani di S&P 500 e Nasdaq osservate ad aprile.