L’estate è storicamente un periodo di stanca sui mercati azionari. La tradizione si è estesa anche a quest’anno, con i principali listini mondiali – con poche eccezioni – che hanno conosciuto un generale arretramento. Ma c’è ben di più di un semplice fatto stagionale.
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- Importanti economie non stanno performando benissimo, tra queste Cina e Germania.
- L’inflazione scende ma rimane a livelli elevati in Europa e negli Stati Uniti, e questo significa che potrebbero non essere finiti i rialzi dei tassi da parte delle banche centrali.
Ma c’è chi non esclude una pausa.
Un contesto di stagflazione – ovvero economia stagnante o recessiva e crescita dei prezzi – sarebbe particolarmente negativo per i profitti aziendali e quindi anche per le valutazioni sui listini azionari, che comunque da inizio anno hanno fatto decisamente meglio del previsto.
Intanto, tutti con il fiato sospeso per la crisi dell’immobiliare cinese.
I fatti salienti del mese di agosto
L’indiscussa protagonista del mese di agosto, come si accennava, è stata la Cina, che ha visto esacerbarsi la crisi del settore immobiliare. Tutto è partito dai problemi sofferti da Country Garden – il secondo sviluppatore edilizio del Paese – che non è riuscito a pagare le cedole su un paio di prestiti obbligazionari.
La notizia si è tradotta in un immediato tonfo in Borsa per un gruppo oberato da 190 miliardi di debiti. La paura del contagio ad altri settori dell’economia cinese, però, è arrivata dopo che anche Evergrande, colosso dell’immobiliare da tempo in crisi, ha chiesto il fallimento controllato (Chapter 15) per le sue attività statunitensi.
Le preoccupazioni si sono sparse su tutti i mercati mondiali. L’immobiliare, infatti, pesa per circa un terzo del Pil cinese, che già soffriva diverse difficoltà dovute a una ripresa post Covid più fiacca del previsto, con un Paese finito in deflazione a giugno e con un tasso di disoccupazione giovanile ai massimi storici.
Il timore è che la seconda economia mondiale possa crescere meno del previsto e un’economia cinese che tira meno potrebbe acuire il rallentamento economico mondiale in atto, dovuto all’inflazione che erode il potere d’acquisto e alla crescita dei tassi che rende più onerosi prestiti e investimenti.
A proposito di inflazione. Ad agosto nell’area euro il rialzo si è attestato al 5,3% (stabile su luglio) e l’Italia ha registrato un +5,5%. Un dato ancora troppo elevato, ma che conferma il trend discendente che si registra ormai da diversi mesi a questa parte. Negli Usa, invece, l’economia cresce del 2,1% nel secondo trimestre (quindi tiene abbastanza bene) a fronte di un lieve rimbalzo a luglio del carovita (+3,2% sul 3% di giugno).
Si è tenuto anche il simposio di Jackson Hole, in Wyoming, e lì il presidente della Fed Jerome Powell ha lasciato intendere che la battaglia all’inflazione non è vinta e che potrebbero essere necessari altri rialzi dei tassi d’interesse. Una posizione simile è stata assunta anche da Christine Lagarde, a capo della Bce, anche se alla luce dei dati economici in Europa è considerata più probabile una pausa nell’aumento dei tassi in occasione della riunione di settembre.
Sempre in Italia, ha avuto un impatto sui mercati l’annuncio di una tassa sugli extraprofitti bancari. La precisazione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha messo un tetto alla tassa allo 0,1% degli attivi, ha portato poi a un recupero sui listini, anche se la polemica si sta trascinando.
Come si sono mossi i mercati
In Europa, il Ftse Mib ha perso il 2,74% ed è sceso sotto quota 29.000 punti. In calo anche il Dax tedesco, del 3,08%. Il migliore, si fa per dire, è il Cac40 di Parigi, che lascia sul terreno il 2,13%.
Negli Usa l’S&P 500 è sceso dell’1,77%. Il Nasdaq, l’indice che raccoglie i titoli tecnologici, è più o meno sulla stessa linea e ha ceduto l’1,62% della sua capitalizzazione (la performance da inizio anno rimane comunque molto positiva per entrambi: +17,4% l’S&P 500 e +41,7% il Nasdaq).
In calo i listini asiatici, con un recupero a fine mese in scia alle manovre delle autorità di Pechino per sostenere l’economia e i costruttori.
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale Usa è cresciuto nel mese al 4,10% (dal 3,96%). In Europa, lo spread Btp/Bund è lievemente aumentato (sui 163 punti base). In lieve rialzo il rendimento del Btp decennale, al 4,13%, mentre sale il Bund tedesco a 10 anni, al 2,48%. Stabile invece l’Oat francese decennale, al 3%.
Per quanto riguarda le commodity, l’oro è scambiato a 1.944 dollari l’oncia, con un ribasso nel corso dell’ultimo mese (era a 1.957). Il gas naturale europeo rialza la testa e arriva a fine mese a 35 euro al megawattora (dai 26 del mese scorso), spinto soprattutto dagli scioperi in Australia presso alcuni stabilimenti di un grande produttore di gas naturale liquefatto. Il petrolio è salito a 87 dollari al barile per il Brent. In rialzo anche il Wti, a quota 84.
Sul fronte valute, il valore dell’euro sul dollaro è sostanzialmente stabile, a 1,08 dollari.
Cosa monitorare nel mese di settembre 2023
I riflettori rimangono puntati sull’immobiliare cinese e sulle mosse del governo di Pechino. Focus anche sulle prossime decisioni di Banca centrale europea e Federal Reserve sui tassi, con la prima che si riunirà il 14 e la seconda in calendario per il 21 di settembre.
In Europa fari puntati anche sull’inizio dei lavori per la legge di bilancio per il prossimo anno da parte dei vari governi, ma anche sulla discussione per il rinnovo del Patto di Stabilità, che dovrebbe arrivare a un accordo entro fine anno tra i Paesi Ue. Ma il negoziato finora appare in salita.