L’agosto sui mercati ha visto come protagonista assoluto quello che il guru della finanza George Soros ha definito sul Financial Times “il fattore Xi”. In Cina, infatti, si è vista una brusca correzione dei listini in seguito alla politica del governo di Pechino, guidato da Xi Jinping appunto, che dopo aver messo nel mirino i suoi giganti del tech ora pensa a una stretta per i cittadini più ricchi. Una politica che ha spaventato gli investitori internazionali, che adesso stanno alla finestra in attesa di conoscere gli sviluppi della politica governativa.
Per il resto, l’S&P 500 in America ha continuato a galoppare, mentre i mercati europei hanno avuto frenate e accelerazioni, ma nel complesso hanno portato a casa un mese di rialzo.
Agosto è stato anche il mese del ritorno sulla scena geopolitica dell’Asia centrale, con il ritiro delle truppe NATO dall’Afghanistan che ha avuto conseguenze di portata epocale e ha provocato non poche polemiche a livello internazionale per come l’amministrazione Biden lo ha condotto.
Ma se le immagini dei Talebani che si riprendono il Paese in una manciata di giorni e degli afghani che si accalcano all’aeroporto di Kabul in cerca di una disperata via di fuga hanno impressionato l’opinione pubblica, altrettanto non si può dire dei mercati, che invece hanno sostanzialmente ignorato quel che di storico è successo a metà mese.
I fatti salienti del mese di agosto
Cos’è successo a metà mese? Il 15 agosto, mentre gli italiani celebravano il Ferragosto, i Talebani hanno fatto il loro ingresso a Kabul, la capitale del Paese, completando di fatto la riconquista dell’Afghanistan dopo 20 anni di presidio da parte delle truppe NATO. È la fine di un lungo conflitto e di una missione occidentale che oggi, alla luce di come si è conclusa, tutto pare fuorché un successo.
Sempre la metà di agosto ha visto aggravarsi la cosiddetta “crisi dei microchip”, ovvero le componenti su cui si basa il funzionamento di molti dispositivi elettronici di uso comune. Questo ha provocato, soprattutto nel settore dell’automotive, conseguenze significative. Per esempio, colossi dell’auto come Toyota, Volkswagen e Stellantis hanno dovuto ridurre il ritmo di lavoro delle loro fabbriche per la mancanza di componenti.
Il 30 agosto il presidente della Fed Jerome Powell ha annunciato il temuto tapering nel corso del meeting di Jackson Hole: ovvero, il timoniere della banca centrale statunitense ha fatto sapere che il ritmo degli acquisti di titoli di Stato (quindi l’immissione di liquidità nel sistema) potrebbe essere ridotto entro la fine del 2021. Tuttavia, i tassi d’interesse per il momento non verranno toccati e pare che i mercati abbiano apprezzato questa notizia.
Naturalmente, il bollettino delle banche centrali è come sempre frutto del costante monitoraggio dell’inflazione. Sul fronte dei prezzi di beni e servizi, secondo la stima preliminare ISTAT ad agosto l’Italia ha registrano un incremento del +0,5% su base mensile e del +2,1% su base annua, dal +1,9% di luglio. Un livello, quest’ultimo, che da noi non si vedeva dal gennaio del 2013, quando la variazione fu del +2,2%.
Nella zona euro, secondo la stima flash di Eurostat, il tasso è stato del +3% ad agosto, a fronte del +2,2% di luglio. A pesare è stata soprattutto l’energia.
Ma attenzione anche al Prodotto Interno Lordo: nel secondo trimestre del 2021, il nostro PIL, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato del +2,7% rispetto al trimestre precedente e del +17,3% dal secondo trimestre 2020. Il dato, diffuso sempre dall’ISTAT, ha confermato le stime preliminari.
Come si sono mossi i mercati
In Europa i listini hanno conosciuto un andamento altalenante, ma alla fine ha prevalso il segno positivo. È questo il caso del FTSE MIB, che ha concluso il mese sopra la soglia dei 26mila punti dopo aver subito un calo.
La pandemia non ancora completamente sotto controllo in molte aree ha frenato i consumi e danneggiato i titoli del lusso, che sono tra quelli ad avere sofferto di più in questo mese di agosto.
Negli Stati Uniti l’S&P 500 ha più volte aggiornato i suoi massimi. Continuano a soffrire le piazze asiatiche, invece, con un altro mese negativo dopo il rosso di luglio. A incidere la variante Delta e i consumi che ancora non sono decollati in alcuni comparti merceologici, ma anche e soprattutto le iniziative del governo cinese, che come accennato hanno suscitato vive preoccupazioni negli investitori internazionali.
Ecco quindi che il FTSE China A 50 e l’Hang Seng a Hong Kong hanno avuto ancora un mese difficile, mentre l’indice Nikkei giapponese ha chiuso un agosto in ripresa.
Sul fronte obbligazionario, il rendimento del bond decennale USA è salito nel corso del mese attorno a quota 1,33%, dall’1,24% di inizio mese. In Europa lo spread tra BTP e Bund è risultato stabile sui 108 punti base.
Sul fronte delle commodity, oro a quota 1.819 dollari l’oncia. In calo invece l’argento, sotto i 24 dollari, così come il rame, in lieve ripiegamento a 4,31 dollari. Anche il petrolio, al netto delle oscillazioni, ha subito un lieve calo rispetto alla chiusura del mese precedente: il Brent si è posizionato sui 72 dollari e il WTI è sceso sotto la soglia dei 70 dollari al barile.
Sul fronte delle valute, nonostante il mini-recupero della divisa unica a fine mese, il dollaro si è apprezzato sull’euro e ora è scambiato a 1,17.
Eventi da tenere d’occhio nel mese di settembre
Gli investitori vivono da sempre il mese di settembre con una certa apprensione: si tratta infatti storicamente di un periodo di assestamento e di performance negative. Anche il settembre del 2020 fu complesso e “sfidante”, tanto da posizionarsi secondo nella classifica dei peggiori mesi dell’anno dopo marzo. Ovviamente, ciò non significa che quest’anno il copione debba per forza ripetersi.
Da tenere d’occhio la prosecuzione della campagna vaccinale e l’andamento delle varianti, fattori che hanno più volte dimostrato di poter provocare reazioni avverse sui mercati. E la crisi dei semiconduttori: la scarsità dei componenti può potenzialmente ridurre il contributo dei consumi alla crescita e quindi la portata della ripresa.
Ciò che fa ben sperare, in ogni caso, è il sostanziale gradimento del discorso del capo della Fed Jerome Powell da parte dei mercati: e questo potrebbe sostenere l’azionario, anche al netto della stagionalità negativa.