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Reddito da ETF: il dividend yield che non vi aspettate

Anche se i rendimenti obbligazionari sono bassissimi, o addirittura negativi, sul mercato esistono investimenti con un buon reddito corrente: diamo uno sguardo al mondo degli ETF.

Obbligazioni nel wormhole

È come se le obbligazioni fossero finite in un cunicolo spazio-temporale: rendimenti negativi ovunque. Presti una somma X e ti vedi restituire una somma Y<X, somma con cui compri meno cose, perché il rendimento reale è negativo. Ciò avrebbe senso se fossimo finiti in un cunicolo spazio-temporale in grado di sospingerci indietro lungo la linea del tempo – un wormhole alla Interstellar. Sarebbe un’esperienza interessante, ma non mi pare corrisponda all’attuale realtà.

Bassi tassi d’interesse non danno alcuno scampo alle cedole dei bond. Infatti, le cedole pagate dalle obbligazioni di nuova emissione sono allineate ai rendimenti dei titoli già presenti sul mercato secondario, e quindi sono ridottissime. Per esempio, le obbligazioni tedesche a 5 anni, che in teoria da contratto la cedola ce l’hanno, da svariate emissioni l’hanno vista fissata a zero, trasformandosi nei fatti in zero coupon bond, anche se formalmente non lo sono (…pensi di averle viste tutte, e poi il mondo continua a stupire).

Insomma, se si è in cerca di investimenti con buona redditività corrente, cioè di flussi di cassa regolari, sembra che ci sia davvero poca trippa per gatti.

Ma è davvero una situazione disperata?

ETF con ghiotti dividend yield

Risposta breve: no, non c’è da disperare. In effetti, esistono ancora investimenti in grado di generare proventi regolari, il classico “reddito corrente” amato (giustamente) da molti risparmiatori che perseguono quello che gli americani chiamano income portfolio.

Per rendervi conto che le opportunità esistono, guardate questo grafico: mostra la distribuzione del dividend yield degli ultimi 12 mesi per gli ETF azionari e obbligazionari (monetari inclusi) presenti nel database AdviseOnly, per lo più quotati su Borsa Italiana, che pagano proventi. Parliamo di oltre trecento ETF. Sull’asse orizzontale trovate il livello (percentuale) del dividend yield, sia per gli ETF che investono in azioni, sia per gli ETF in obbligazioni, mentre sull’asse verticale trovate la frequenza relativa con cui si manifesta un dato livello di dividend yield: più alta è la barra, più è frequente. Semplice.

Ora, il dividend yield medio degli ETF azionari in questione è 2,9%. E circa il 25% di questi ETF ha pagato dividendi superiori al 4% nell’ultimo anno. Voi direte: il passato è passato. Vero. Ma i dividendi sono una variabile finanziaria che si muove con relativa lentezza, perché le società che pagano alti dividendi spesso tendono a continuare a farlo, avendo abituato in tal senso i loro azionisti. Oppure perché hanno a loro volta proventi regolari (è il caso delle utilities). Un investimento diversificato in tali titoli, effettuato via ETF, è poi ancora più stabile. Quindi in questo caso specifico la storia può fornire buone indicazioni per il futuro.

Anche tra gli ETF obbligazionari e monetari vi è una buona redditività, dato che il dividend yield medio del paniere di ETF esaminato è pari a 2,4%. E vi sono campioni di redditività: il 34% degli ETF in questione ha pagato proventi in misura superiore al 4% annuo. Non male, se si pensa che il bond decennale tedesco rende 0, 14% lordo (se lo si tiene fino a scadenza), e che in termini reali questo corrisponde a -1,8% all’anno. Attenzione, gli ETF obbligazionari con dividend yield maggiore sono generalmente Corporate Bond, magari High Yield, o Emerging Markets, non esattamente mammolette. Ma trattandosi di ETF, già naturalmente diversificati in quanto investono in una moltitudine di titoli, il rischio è drasticamente inferiore a quello dell’investimento diretto.

Dunque, come investire?

Si tratta banalmente di selezionare nelle varie asset class gli ETF con i dividendi più elevati rispetto al prezzo di mercato (io ho considerato una media dei prezzi negli ultimi mesi), tutti dati pubblici. E poi, una volta selezionati gli ETF d’interesse, inserirli in un’asset allocation equilibrata. Esattamente ciò che facciamo noi di AdviseOnly con la famiglia di portafogli Reddito, che penso meriti un’occhiata –  con il servizio Tutor, poi, lo sbattimento di investire è ridotto al minimo.


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Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Attenzione che gli ETF però non rimborsano a 100. 🙂

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      Beh, certo. Ma gli ETF non fanno nemmeno default come le singole emissioni 😉
      Al di là delle battute, il punto è che il classico portafoglio “income”, quello che produce reddito, spesso ha orizzonte lungo, quindi c’è tempo per beneficiare con elevata probabilità dell’equity risk premium. L’idea di un simile portafoglio è: concentrarsi sul reddito, senza badare troppo agli effetti della volatilità di breve. Un portafoglio del genere è normale che abbia una buona quantità di azionario. In Italia ciò non è mai avvenuto perché abbiamo avuto un mercato dei titoli di Stato storicamente ipertrofico e che per decenni ha dato rendimenti alti. Ora le circostanze inducono a correggere il tiro.

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        Il tuo ragionamento è giusto, anche perché

        0) dai CD sotto i 100K, per i più remunerativi, vincolando a 2 anni spunti il 1.48% netto annuo (tolte tasse e bollo)

        1) da TDS€ corti spunti zero o rendimenti negativi

        2) da TDS€ lunghi uguale a meno di non prendere il Portogallo 2045, sperando non faccia la fine Greca tra 6 mesi.

        3) da bond corporate corti spunti zero o negativo, a meno di non saltare con degli “all in” folli di pane in frasca, tipo ora saltare sul carro bond Vicenza senior sperando in Atlante e, se ti va fatta bene, un domani saltare su un altro carro (ma dubito potrà andare bene per sempre)

        4) da bond corporate HY lunghi (7-10 anni) si spunta qualcosina, ma negli eventi molto negativi diventano volatili come la borsa, quindi tanto vale prendere la borsa.

        La cosa che però fa imbestialire è che la borsa la si compra oggi e magari a metà Agosto la trovi al 15% in meno di oggi e ti mangi la mani per averla presa troppo presto.

        Anche i bond fluttuano, ma a meno di eventi molto negativi, non poi così tanto.

        Mah!

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          Okkio con il Portogallo: a fine mese si rivedono i rating e se finisce per tutte e quattro le agenzie a livello junk, è facile immaginare un po’ di maretta.

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            Grazie e mille comunque dell’avviso, ma sono fuori da tutti i TDS€ da Luglio-Settembre/2014 dopo buoni gain. Non rendevano più una mazza già allora e credevo avrebbero stornato, non pensando che invece i 3-7 anni potessero salire fino a rendimenti zero e negativi. 🙁
            Ma che li possino… 🙂

            Ormai ho solo bond corporate € un po’ diversificati (maturity media 4.5 anni), con quelli più i CD liberi e vincolati arrivo ad 1.2% netto annuo sull’intero portafoglio, ma almeno per ora scossoni li sento poco a Gennaio/2016, in piena maretta perdevo solo l’1% del portafoglio causa bond corporate.

            Comunque è ormai la follia anche sui bond corporate, Gazprom 2018 XS0327237136 l’ho venduto dopo un buon gain + cedola @106.8 poco più di 1 mese fa, visto che a scadenza rendeva ormai meno del CD di Rendimax a 2 anni (e lì ho vincolato il ricavato a 2 anni), ovviamente oggi ha chiuso @107.25, rende lo 0.6% netto annuo (tolto anche bollo), vuoi vedere che va a rendimento negativo pure questa, va beh amen!

            È parecchio che osservo inutilmente la borsa, vorrei entrare, ma mi turba vedere che MSCI World in € è ancora ai prezzi del 2000 e ha reso solo l’1% netto annuo medio di dividendi (se comprato ai prezzi del 2000).

            Comunque, ahimè, riconosco che all’azionario non vi è alternativa se si vuole almeno sperare in un rendimento di portafoglio diversificato superiore all’1% netto annuo per i prossimi anni.

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    attenzione che gli ETF obbligazionari corporate hy ed emergenti possono dare anche una bella cedola ma possono perdere in valore se I rendimenti della curva salgono :-((

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      Certo. Ma se è per questo le obbligazioni singole non danno certezza di rimborso del capitaloe: possono fare default. In tal caso la perdita è (storicamente) per lo più compresa tra il 60% e l’80% del capitale investito. Ed è la cosiddetta perdita definitiva del capitale, non c’è speranza di recupero, che invece esiste investendo in un paniere ben diverisificato come un ETF (o un fondo tradizionale).

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        non mi riferisco al beneficio della diversificazione che hai investendo in un ETF o in fondo anzichè nel singolo titolo, ma al fatto di investire in un qualcosa che ha cedole alte omettendo la sensitività di questo qualcosa alla curva dei tassi…la tua proposta è identica dal punto di vista logico a quella di un fondo a cedola: ti danno la cedola ma se I tassi salgono il tuo capitale a scadenza non è 100…

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          Più che una “proposta”, faccio notare una situazione… comunque, ci sono due differenze, rispetto ai fondi a cedola:
          1) parlo di reddito corrente e portafogli “income”, che in nessun modo alludono al fatto che il capitale debba essere restituito a valore facciale (anche se, statisticamente, un investimento di questo genere beneficia con buona probabilità di una crescita del capitale);
          2) La maggior parte dei fondi a cedola omette (bisogna cercare le clausole in piccolo tra centinaia di pagine del prospetto informativo) che parte della cedola in realtà è rimborso del capitale, e che il capitale a scadenza è inferiore a quello investito (il che implica omettere anche il danno fiscale che deriva dal fatto che parte della “cedola” tassata è in realtà capitale).
          Comunque, se qualcuno preferisce i fondi a cedola di tal sorta, welcome.

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