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HomeECONOMIA E MERCATICOMMENTO AL MERCATOQuanto è grave e quanto può durare il calo di Borsa?

Quanto è grave e quanto può durare il calo di Borsa?

Il crollo dei mercati verificatosi da dicembre a questa parte è un taglio profondo, ma per ora non è nulla di eccezionale, numeri alla mano. Con buona pace dei titoloni di giornali e TG vari.

Ho considerato varie Borse e ne ho studiato i max drawdown storici, cioè le perdite dai massimi ai minimi (“peak to bottom“), per vari orizzonti temporali.

Iniziamo dagli USA. Per la Borsa americana ho a disposizione dati dal 1896 (indice Dow Jones, dati giornalieri, fonte Bloomberg), cioè una serie storica di 120 anni, oltre 30mila sedute di Borsa. Un arco temporale nel quale è successo di tutto, incluse due guerre mondiali, nascita e morte di ideologie e relativi regimi, con annesse alcune rivoluzioni, vasti stravolgimenti geopolitici, recessioni, epidemie, e immense scoperte scientifiche che hanno cambiato totalmente il modo di vivere dell’uomo.

Bene, vediamo quanto è stato frequente un max drawdown come quello che stiamo vivendo da 2 mesi a questa parte (a oggi -9%). In pratica, è come se in ogni sessione borsistica dal 1896 a oggi ci si guardasse indietro e si calcolasse il max drawdown a due mesi: il grafico seguente mostra la distribuzione di frequenza di questa lunga serie di max drawdown (riportato sull’asse orizzontale, mentre sull’asse verticale c’è la frequenza relativa).

Insomma, perdite “peak to bottom” come quelle attuali, sul mercato americano, nelle 30mila sedute di Borsa degli ultimi 120 anni si sono verificate oltre 6.000 volte (e il peggior storico a due mesi è stato pari a -47%). Quindi, non parliamo di fatti eccezionali. Almeno per ora. Mi pare altrettanto doveroso ricordare che il rendimento medio reale delle azioni USA da fine 1800 a oggi è stato superiore al 5% annuo.

Ora consideriamo il mercato tedesco e l’indice di Borsa Dax, visto che si teme molto per Deutsche Bank e l’Europa. La serie storica disponibile su Bloomberg è più breve, ma è comunque lunga 57 anni. Ecco il grafico, del tutto analogo al precedente per costruzione e significato.

Ci si è trovati in situazioni peggiori a quelle di questi giorni in oltre 1.800 sedute di Borsa, dal 1959 ad oggi. Niente di davvero eccezionale nemmeno qui.

Volete sapere di Borsa Italiana? È un mercato di periferia, di scarsa rilevanza, dominato da pochi titoli bancari e assicurativi, ma vediamo comunque come se l’è cavata, per mera curiosità dal 1973 (anno nel quale è partito l’indice BCI Comit Globale, allineato al più popolare FTSE MIB) a oggi: ebbene ci si è trovati in situazioni peggiori in 562 sessioni, con il peggio (-43%) per fortuna ancora lontano.

Ora riflettete. Investire in un’obbligazione tedesca a 2 anni porta a una perdita annua certa di mezzo punto percentuale (infatti il rendimento a scadenza delle obbligazioni governative tedesche a due anni è -0,51% al momento della redazione di questo post). Allungando l’orizzonte temporale a un bond tedesco decennale, il Bund, parliamo di un rendimento a scadenza lordo dello 0,26% annuo. Togliete le tasse, i costi di negoziazione e quelli associati al conto titolo e siete a zero con certezza per un decennio. Ha senso?

Oggi 6,5 trilioni di dollari di obbligazioni in circolazione sui mercati ha rendimento a scadenza negativo[1]: questa è la norma in Giappone, Germania, Svizzera, e su gran parte delle scadenze in Francia e Olanda. E in termini di rendimento reale va ancora peggio.

Semplificando e andando alla radice del fenomeno, perché i mercati azionari continuino a scendere occorre che:

  • la gente rinunci ad investire in aziende che producono, fanno profitti e li distribuiscono come dividendi;
  • contestualmente, si privi del denaro, pagando per prestalo a qualcun altro il quale, in linea teorica, potrebbe anche non restituirlo.

Ripeto: ha senso?

Non sono ottimista per riflesso pavloviano, ma sono abituato a guardare numeri, fatti e ad usare la logica: con rendimenti obbligazionari così, quando i fondi sovrani avranno finito di fare cassa liquidando fette del loro patrimonio, secondo voi quanto può durare la spinta al ribasso delle Borse? Quali sono i presupposti sostanziali? Noi di AdviseOnly non ne vediamo di così forti. Oppure credete davvero che la BCE faccia fallire Deutsche Bank, trascinando nell’abisso l’eurozona e cambiando la geopolitica mondiale nel giro di qualche settimana? Possibile, ma improbabile. Anche perché le banche non sono così mal messe come molti credono.

Ok, sarebbe bello essere usciti un paio di mesi fa da qualunque attivo rischioso. Ma si sa che il market timing è facile solo a posteriori.

Quindi, anziché farsi cogliere dal panico, suggerisco di guardare alla cosa dal lato positivo: sono iniziati i saldi delle azioni.

Il rapporto prezzo/utili (P/E) di Graham & Dodd medio di un paniere di azioni internazionali è infatti del 30% più basso rispetto alla media storica a lungo termine. E se parliamo del rendimento fornito dal dividend yield, quello medio dei Paesi Sviluppati è 2,90%, del 40% più elevato della media storica di lungo termine. In Europa è 4,1% annuo. Insomma, le valutazioni non sono malaccio.

Chi deve investire per un tempo indefinito e lungo, magari oltre 10 anni (rammento che un trentenne che investe per la pensione ha 30-40 anni di investimento davanti a sé) oggi può comprare bene azioni. E poi, che alternative ha? Dieci anni in un Bund con rendimento netto nullo?

Pensate davvero che resteremo per 10 anni con rendimenti reali negativi, con certezza, imprigionati in una gigantesca trappola della liquidità, senza investire in qualcosa di più succoso, e senza consumare (cosa che farebbe ripartire l’economia mondiale e con essa le Borse)? Anche in questo caso è possibile, ma improbabile, almeno per ora.

[1] Consiglio la lettura di “The movie plays on: a lens for viewing the global economy”, Claudio Borio, Bank for International Settlements, febbraio 2016, https://www.bis.org/speeches/sp160210_slides.pdf

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Indubbiamente ragionamento di buon senso!

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    ma se le perdite dell’ultimo bimestre non sono così eccezionali o rare si potrebbe anche concludere da un punto di vista meramente statistico che nelle prossime settimane possiamo assistere ad ulteriori perdite…per migliorare questa analisi peak to bottom se il peak è stato due mesi io guarderei su un orizzonte di tre mesi al fine di capire la verosimiglianza di quello che può accadere il prossimo mese…

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      Certo, nelle prossime settimane si possono avere ulteriori perdite (speriamo di no). Mi limitavo ad osservare che sin qui, niente di strano: queste sono le Borse…
      Comunque, allego un’immagine con la stima della probabilità relativa al MaxDrawDown a 3 mesi (quella era la curiosità…) e già che c’ero, l’ho calcolata anche a 12 mesi (la coda sinistra fa paura).

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