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Le banche? Oggi non sono un buon investimento. Ecco perché

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Dallo scoppio della crisi il settore finanziario europeo non si è ancora del tutto rispeso. Ma come ha evidenziato recentemente la Banca d’Italia[1], dal famoso “Whatever it takes” qualcosa è cambiato: le banche sono percepite come meno rischiose e le attese sugli utili stanno progressivamente migliorando. Ancora oggi, però, la maggior parte delle banche europee ha un valore di mercato inferiore al valore contabile del proprio patrimonio.

Con le quotazioni del sistema bancario che rimangono ben al di sotto dei livelli pre-crisi ed un progressivo miglioramento delle condizioni economiche, è legittimo domandarsi: è un buon momento per investire nel settore bancario europeo?

Dal mio punto di vista ci sono almeno tre ragioni per essere cauti.

1. La regolamentazione e competizione di mercato

La stabilità finanziaria è un costo per le banche nel breve periodo. Il cambio di regole ed il rispetto dei vincoli di capitale hanno infatti ridotto la capacità di erogazione del credito e pesato sui conti. Il processo di adattamento al nuovo contesto normativo è ancora lungo e non tutte le banche sono sufficientemente agili da adattarsi ai tempi che cambiano. Inoltre, il settore è preso d’assalto da società di Fintech che con un’eccellente capacità d’innovazione e meno vincoli burocratici si stanno ritagliando quote di mercato. Le banche non smetteranno certo di esistere, ma i nuovi modelli di business stanno minando i due grandi vantaggi competitivi del sistema bancario, cioè l’accesso privilegiato ai clienti e i minori costi di raccolta o d’indebitamento. Per il 90% dei professionisti interpellati dall’Economist, il Fintech è in grado di modificare profondamente il panorama bancario[2] nei prossimi anni.

2. La redditività non è sufficiente a garantire buoni ritorni per gli azionisti

Le aspettative sugli utili devono fare i conti con la realtà: una buona fetta delle banche europee deve ripensare ai propri modelli di business, perché continuano ad avere una struttura costi (in rapporto ai ricavi) troppo onerosa; con un ritorno sul capitale inferiore al costo del capitale. In altre parole, ci sono diverse banche (parte sinistra del grafico) che non riescono a creare valore per gli azionisti. Secondo una ricerca di Ernst & Young[3], le banche europee hanno bisogno di una riduzione di costi del 21%, e allo stesso tempo di una crescita dei ricavi del 15% per pareggiare un il costo medio del capitale del 9,4%. Non esattamente una passeggiata.post-jacopo

La grandezza delle bolle rappresenta la dimensione dei ricavi che derivano dall’attività di intermediazione bancaria.

3. Valorizzazioni e rischio

In termini di valutazioni relative (cioè rispetto ad altri settori) le banche non sono particolarmente interessanti, né in termini di valutazioni fondamentali, né di momentum. Inoltre, i problemi di redditività e la qualità dell’attivo (i bilanci rimangono ricchi di attivi non performanti e di titoli di Stato) mi fanno pensare che il processo di consolidamento, con eventuali ricadute sugli azionisti, non sia del tutto finito. Ad esempio, oltre alle fragili banche italiane la sola Santander ha emesso quest’anno €7,5Mld in azioni per rafforzare la posizione patrimoniale in vista dell’entrata in vigore di Basilea III (2019).

Che cosa fare con i propri portafogli

In termini di asset allocation rimaniamo piuttosto prudenti e ben diversificati senza prendere particolari esposizioni settoriali sia nei nostri portafogli tattici che in quelli ad Obiettivo. A nostro modo di vedere, ci sono settori con un profilo rischio/rendimento più convincente rispetto a quello bancario europeo. Questo non vuol dire che non ci siano titoli bancari e finanziari di qualità, ma dovete affidarvi alla vostra capacità di selezione o a quella del gestore a cui vi affidate.

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[1] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/rapporto-stabilita/2015-2/RSF2-2015.pdf

[2] http://thefinancialbrand.com/55543/partnership-competition-fintech-banking-disruption/

[3] http://www.ey.com/Publication/vwLUAssets/EY-european-banking-barometer-2015/$FILE/EY-EBB-2015.pdf

Scritto da

Segue tematiche economiche e finanziarie per il team financial strategies group di Advise Only. Dopo aver conseguito una doppia laurea in Management all’Università di Torino e all’ESCP Europe, ha deciso di proseguire i suoi studi con un master in Economia Internazionale a Paris Dauphine. Dopo 4 anni di vita parigina ed esperienze lavorative come economista e strategist, sbarca in Advise Only con l’obiettivo di sviluppare la parte di analisi economica e congiunturale.

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