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Kill PIR – Volume 2

Gli strumenti finanziari in grado di uccidere i PIR

Raccogliendo i dati di costo sui PIR sono stato colto da una sensazione di sconforto: è una giungla di costi e condizioni. E, attenzione, essere sopraffatti da questa giungla è un attimo, perché le commissioni sono affilatissime, come abbiamo visto in Kill PIR Vol. I.

Allora prendiamo il machete – mi è sempre piaciuto (please, non indagate) – tagliamo le erbacce e facciamo chiarezza in un mercato che non ama la chiarezza, bensì l’asimmetria informativa e l’opacità. Un mercato che, in aggregato, pare un organismo predatore mosso da un fine preciso: impossessarsi del beneficio fiscale che il legislatore ha attribuito al risparmiatore. Non tutti i prodotti sono uguali, però: alcuni mantengono un buon margine di convenienza per chi investe.

Ma ora lasciamo parlare i numeri.

Come ti scippo il beneficio fiscale

Perché dico “impossessarsi del beneficio fiscale”? Immaginate che, a parità di commissioni e di rendimento lordo dell’investimento sottostante il PIR (ad esempio azioni italiane), il beneficio fiscale ammonti al 3% (è un numero casuale, esemplificativo). Cioè: 3% è l’ipotetica differenza di performance tra un PIR e un fondo del tutto identico, se non per il fatto che non gode dell’esenzione fiscale propria dei PIR.

Ora, se chi propone il PIR armeggia con commissioni e costi a carico del cliente, aumentandoli e facendo in modo che quel vantaggio del 3% si azzeri, beh, allora possiamo dire che il risparmiatore è stato scippato del suo beneficio fiscale. Un po’ va bene, lo si può forse tollerare, in fondo tutti dobbiamo portare a casa il piatto di fagioli. Ma c’è un limite superiore. E qui, in questo post, andiamo proprio a sondare i confini della vostra tolleranza allo scippo, partendo dall’attuale offerta del mercato.

I PIR sul mercato

[accordion title=”Fondi comuni”]
Navighi da smartphone? Ruota lo schermo in orizzontale per vedere i dati relativi ai PIR
Categoria Nome Codice ISIN Spese
correnti
Spese sottoscrizione
Flessibili AcomeA Patrimonio Esente P2 IT0005247728 0,91% 0,00%
Azionari Italia AcomeA Italia P2 IT0005251357 0,91% 0,00%
Flessibili Gestielle Pro Italia IT0005251993 1,65% 3,00%
Azionari Italia AXA World Funds – Framlington Italy A Cap. EUR LU0087656699 1,79% 5,50%
Azionari Italia Allianz Azioni Italia All Stars P IT0005251092 1,85% 3,00%
Azionari Italia Amundi Dividendo Italia P IT0005243289 1,94% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Amundi Valore Italia P IT0005241465 1,61% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Anima Crescita Italia AP IT0005238081 1,46% 4,00%
Azionari Italia Anima Iniziativa Italia AP IT0005246647 2,19% 5,00%
Azionari Italia Anthilia Small Cap Italia A30 IT0005247116 2,05% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Arca Economia Reale Bilanciato Italia PIR IT0005241101 1,42% 2,00%
Azionari Italia Arca Economia Reale Equity Italia PIR IT0005246993 2,07% 4,00%
Flessibili Consultinvest Risparmio Italia PIR IT0005253692 2,79% 0,00%
Bilanciati New Millennium PIR Bil. Sistema Italia LU1602468800 1,39% 0,00%
Flessibili Investiper Italia PIR25 IT0005248601 1,30% 1,50%
Azionari Italia Mediobanca Mid&Small Cap Italy P IT0005252884 1,59% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Eurizon Progetto Italia 20 PIR IT0005241655 1,27% 1,50%
Bilanciati obbligazionari Eurizon Progetto Italia 30 PIR IT0005244907 1,47% 1,50%
Bilanciati Eurizon Progetto Italia 40 PIR IT0005241614 1,47% 1,50%
Bilanciati azionari Eurizon Progetto Italia 70 PIR IT0005241697 1,67% 1,50%
Azionari Italia Euromobiliare PIR Italia Azionario A IT0005253361 2,01% 2,00%
Bilanciati obbligazionari Euromobiliare PIR Italia Flessibile A IT0005253387 1,32% 1,00%
Azionari Italia Fidelity Funds – Italy Fund A-Acc-EUR LU0922333322 1,92% 5,25%
Azionari Italia Fideuram Piano Azioni Italia A IT0005245714 2,20% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Fideuram Piano Bil. Italia 30 A IT0005245672 1,60% 3,00%
Bilanciati Fideuram Piano Bilanciato Italia 50 IT0005245698 1,80% 3,00%
Azionari Italia Fondersel PMI Classe PIR IT0005243990 1,84% 0,00%
Flessibili Mediolanum Flessibile Futuro Italia LA IT0001019329 2,31% 6,00%
Flessibili Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia LA IT0005066953 2,06% 4,20%
Bilanciati azionari Generation Dynamic PIR A IT0005252108 1,90% 3,00%
Bilanciati obbligazionari Pioneer Risparmio Italia A IT0005238966 1,25% 2,00%
Bilanciati obbligazionari Pioneer Risparmio Italia B IT0005243776 1,55% 0,00%
Azionari Italia Pioneer Sviluppo Italia A IT0005245243 1,90% 2,00%
Azionari Italia Pioneer Sviluppo Italia A IT0005245268 2,15% 2,10%
Azionari Italia Sella Investimenti Azionari Italia IT0005244832 1,94% 2,00%
Bilanciati obbligazionari Sella Investimenti Bilanciati Italia IT0005244535 1,65% 2,00%
Azionari Italia Symphonia Azionario Small Cap Italia IT0005246373 2,07% 0,00%
Flessibili Symphonia Patrimonio Italia Risparmio IT0005246357 1,80% 0,00%
Bilanciati obbligazionari UBI Pramerica Mito 25 P IT0005242984 1,33% 2,00%
Bilanciati UBI Pramerica Mito 50 P IT0005243024 1,63% 2,00%
Obbligazionari misti Zenit Obbligazionario E IT0005240251 1,30% 1,50%
Azionari Italia Zenit Pianeta Italia E IT0005240210 1,80% 2,00%
[/accordion] [accordion title=”Polizze vita multi-ramo”]
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Categoria Nome Codice ISIN Spese correnti Spese sottoscrizione
Obbligazionari CiiS PIR Gestione Separata n.d 1,32% 0,00%
Obbligazionari misti CiiS PIR Obbligazionario n.d 2,09% 0,00%
Bilanciati obbligazionari CiiS PIR Bilanciato n.d 2,11% 0,00%
Azionari Italia CiiS PIR Azionario n.d 2,58% 0,00%
[/accordion] [accordion title=”ETF”]
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Categoria Nome Codice ISIN Spese correnti Spese sottoscrizione
Azionari Italia Lyxor Italia Equity PIR UCITS ETF C EUR Acc LU1605710802 0,45% 0,00%
Azionari Italia Lyxor FTSE Italia Mid Cap PIR (DR) UCITS ETF C-EUR FR0011758085 0,50% 0,00%
[/accordion]

 

Questo è l’elenco aggiornato a metà giugno 2017 dei veicoli PIR (o PIR-compliant, per i lettori “precisini”), oggi presenti sul mercato – non escludo ne manchi qualcuno, dato che non mi risulta esista un database aggiornato ufficiale (segnalateci nuovi prodotti ed eventuali imprecisioni: AdviseOnly ringrazia sentitamente e in anticipo). L’elenco è spartano: nome, codice ISIN, tipologia d’investimento (fondo, polizza multi-ramo, ETF), tipo d’investimento secondo la classificazione Assogestioni, spese correnti (il caro e vecchio TER) e commissioni di sottoscrizione.

I dati sono tutti di fonte Morningstar, oppure tratti dai documenti informativi dei singoli prodotti. Non ho inserito le eventuali commissioni di performance perché ognuno le calcola a modo suo ed è difficile fare un confronto serio, se non con simulazioni complesse. Tornerò sull’argomento tra poco.

Guardando l’offerta di veicoli PIR emerge un panorama quanto mai vario, a tratti lisergico, se avete dimestichezza con “livelli normali” di commissioni. Così, per orientarci, poniamoci una semplice domanda.

Se investo 10mila euro, quanto mi porto a casa dopo 5 anni?

Naturalmente, come ho tentato di spiegare in questo post, la redditività di un PIR dipende dai costi, commissioni in testa, e dalla performance lorda del sottostante. Quindi ho ipotizzato tre livelli di rendimento lordo per un periodo di 5 anni – uno basso (2% annuo), uno medio (5% annuo), e l’ultimo elevato (10% annuo) – e ho calcolato il risultato finale, in termini di plusvalenza o minusvalenza, dell’investimento di 10mila euro per tutti i prodotti, in due casi distinti:

  1. con spese correnti e commissioni di sottoscrizione (o spese d’ingresso che dir si voglia);
  2. solo con spese correnti.


 

Prima di commentare i grafici voglio rispondere alla doverosa domanda: che cosa manca dal computo? Beh, manca parecchia roba:

  • le commissioni di performance, applicate dalla maggioranza dei prodotti;
  • eventuali costi di tenuta del conto titoli;
  • i costi di negoziazione, che rilevano soprattutto per gli ETF, o per chi adotta il sistema fai-da-te;
  • in qualche caso (per me agghiacciante), le commissioni di rimborso, o altre penali legate all’uscita anticipata dall’investimento.

Quindi sia chiaro: le cifre indicate nei grafici sono una sovrastima di quanto vi portereste a casa. La realtà è più crudele di questa simulazione, sappiatelo.

E ora commentiamo la mia rude analisi. La cosa che balza agli occhi è che, con un rendimento medio annuo del 2% per 5 anni (neanche pessimo, di questi tempi), se vengono applicate le commissioni di sottoscrizione, voi finite in perdita con il 62% dei prodotti (in realtà, per i motivi precedentemente citati, la percentuale è più elevata). La perdita media è di 250 euro, corrispondente, su 10mila euro investiti, al -2,5%. Alla faccia del beneficio fiscale. Inoltre, la differenza tra il prodotto con il risultato migliore e quello con il risultato peggiore è di 1.561 euro se il rendimento lordo annuo è del 2%, di 1.804 euro se il rendimento è del 5%, e di 2.277 euro se il rendimento è 10%. Sono oltre duemila euro di differenza in 5 anni! Parliamo del 23% circa dell’investimento.

Se invece non viene applicata alcuna commissione di sottoscrizione (sono generalmente commissioni discrezionali e spesso non vengono applicate), la porzione di prodotti in perdita scende al 28%, con una perdita media di 124 euro, corrispondente al -1,24% del vostro investimento. La differenza tra il migliore e il peggiore risultato è pari a 1.210 euro con un rendimento annuo del 2%, di 1.399 euro se il rendimento è 5%, e di 1.766 euro con un rendimento del 10%. Differenze abissali: siamo sempre nell’ordine dei 1.500÷2.000 euro in un quinquennio su 10mila euro investiti. I due grafici sono navigabili (vi consiglio di selezionare/deselezionare le varie ipotesi di rendimento, per leggerli più chiaramente), quindi fate le vostre personali esplorazioni, valutate, decidete, e non fatevi fregare, che se usate il cervello qualche prodotto buono marchiato PIR lo potete trovare.

Altre trappole sulla via dei PIR

Ricordatevi però degli altri costi, ed evitate di commettere ingenuità; in merito, vi darò alcune dritte di massima.

  • Commissioni di performance
    Calcolate e prelevate dalle società di gestione in base ai risultati conseguiti dal fondo, sono per lo più legate all’extra-performance ottenuta rispetto all’indice (benchmark) di riferimento. Vi sono comunque svariati modi per calcolarle (non posso dilungarmi ora; prometto un post non superficiale sulla questione), molti dei quali smaccatamente immorali e svantaggiosi per l’investitore. Al limite della presa in giro.

    Per farla breve, l’unico modo equo di calcolare le commissioni di performance è il metodo dell’High Watermark, senza reset periodico: in sostanza, significa che la commissione viene fatta pagare se e solo se il valore del fondo supera i massimi assoluti e, quando ciò accade, l’investimento vi ha fatto guadagnare. Diffidate di reset annui, o peggio infrannuali – nel dubbio scriveteci, e noi vi risponderemo.

  • Commissioni di rimborso (e analoghe penalità)
    Sono costi aggiuntivi che vi vengono addebitati se uscite prima del termine indicato nei documenti informativi. Sono commissioni rare, ma… ho visto che qualche prodotto le prevede. Nel caso dei PIR le trovo del tutto ingiustificate e, personalmente, da investitore non ne tollererei la presenza. Quindi, prima di firmare, leggete bene i vari documenti informativi che vi forniscono al momento dell’acquisto. Prendetevi il tempo necessario.
  • Costi di negoziazione
    Gli ETF sono poco costosi in termini di commissioni (sono gravati dalle sole spese correnti), vero, ma hanno costi fissi di negoziazione da valutare attentamente (alcuni intermediari sono del tutto fuori mercato: un costo ragionevole è intorno ai 5÷7 euro, sicuramente sotto i 10 euro a operazione). Inoltre, c’è lo spread denaro-lettera (o bid-ask), in questi giorni pari a circa 0.15%÷0.20% per l’ETF Lyxor FTSE Italia Mid Cap PIR, e pari a 0.25%÷0.35% per l’ETF Lyxor Italia Equity PIR (fonte: Bloomberg). Ricordate che lo spread denaro-lettera non è fisso, ma si muove in funzione dei volumi e della liquidità del momento; esiste comunque un tetto massimo (piuttosto teorico) imposto agli intermediari, pari a 1,20%.

    Lo spread si “spalma” su almeno 5 anni, se detenete gli ETF senza movimentarli. Con costi simili e un investimento di 10mila euro, giusto per avere un’idea, la zavorra commissionale degli ETF aumenta complessivamente di 0.07%÷0.10% all’anno con un investimento di 10mila euro. Ma la cifra sale a 0,25%÷0,30% annui con un investimento di 1000 euro. Tenetelo presente.

  • Costi legati alla tenuta del conto titoli
    Alcuni intermediari hanno lanciato conti dedicato ai PIR “fai-da-te”: i clienti possono creare in totale autonomia il portafoglio, acquistando azioni, obbligazioni ed ETF, usufruendo della fiscalità agevolata, nel rispetto dei requisiti normativi. Che io sappia, oggi il servizio è offerto da Directa SIM e da Invest Banca a un costo, rispettivamente di 100 euro l’anno e di 24 euro a trimestre, più ovviamente i costi di negoziazione. Considerate che 100 euro all’anno su 10mila euro corrispondono, con ardito volo aritmetico, all’1%, mentre su 1.000 euro sono ben il 10%. Quindi fate accuratamente i conti, prima di optare per il “fai-da-te”.

    Altre banche spingono i clienti ad aprire comunque un conto dedicato ai PIR, anche investendo in fondi comuni. A questo proposito, sappiate che non sussiste alcun obbligo normativo, come si legge in un recente chiarimento:

    “[…] la normativa PIR non prevede l’obbligo di aprire un rapporto ad hoc in cui destinare le somme o i valori. L’intermediario finanziario o l’impresa di assicurazione deve quindi garantire anche la separazione contabile delle somme o valori destinati nel PIR e dei loro impieghi, rispetto agli altri strumenti finanziari eventualmente detenuti presso lo stesso intermediario.”

    Chiaramente, le banche vi chiedono di aprire un nuovo conto perché è organizzativamente più comodo per loro (ma, nell’era del Machine Learning, dei Big Data e dell’AI, lavorando io in una società Fintech, sono assalito dall’orticaria a sentir parlare di difficoltà tecnologiche per cose di questo genere; sono scuse che davvero non si possono sentire, specie se provenienti da banche…). Inoltre, farvi aprire un nuovo conto titoli è conveniente: per il conto economico della banca, of course.

Questo è il quadro. Quadro che, a un subacqueo come me, ricorda il “sardine run”: ogni anno tra maggio e luglio, milioni di sardine, mosse da un istinto atavico, affollano la costa est del Sudafrica, attirando ogni tipo di predatore (squali, tonni, delfini, balene, uccelli marini), che per settimane si abbuffano delle piccole sardine, in un clima di crescente frenesia alimentare – fatevene un’idea, perché le sardine potreste essere voi.

Ecco, la morale è proprio questa: nei modi e nelle quantità corrette, i PIR possono essere un investimento interessante, ma, nuotando in mezzo a un mare di prodotti, ricordatevi di scovare quelli buoni, e di non fare le sardine. Se non volete finire come loro. Perché i predatori hanno fame di commissioni.


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Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Ciao Raffale,
    come al solito articolo molto interessante dal risvolto pratico.
    Un’unica osservazione: forse i fondi andrebbero confrontati per categoria omogenee.
    I PIR che investono prevalentemente in OBBLIGAZIONI hanno dei costi di gestioni più bassi e questo rende il ritorno sull’investimento più alto rispetto ad un PIR prevalentemente AZIONARIO con costi più alti.
    Dalla tabella i PIR che risultano dare rendimenti più alti sono proprio quelli a prevalenza obbligazionaria. Un PIR con 30% di azioni è un pò difficile che faccia il 10% l’anno. Ma forse anche il 5%.
    Del resto capisco che molti gestori stabiliscono dei range per cui è difficile classificarli.
    Spesso i gestori non forniscono informazioni neanche così chiare!
    Forse la scelta migliore è starne alla larga! 😉
    grazie
    Vincenzo

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      L’idea è più semplice: visto che non è dato sapere quanto renderanno i mercati, buttiamo lì tre ipotesi di rendimento (basso, medio, alto) e, per ciascun fondo, vediamo l’impatto di alcuni costi. Così, se a qualcuno viene proposto un PIR, è semplice vedere che cosa potrebbe portarsi a casa… Tutto qui. È evidente che 10% è una performance improbabile per un obbligazionario, concordo con te. In realtà è improbabile (su un quinquennio) anche per l’azionario… e questo è il punto: se per guadagnare devo sperare in performance del mercato poco realistiche, beh, allora…

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    è possibile sapere i relativi passaggi del calcolo per poter arrivare ad ottenere l’eventuale costo/guadagno a fine periodo, grazie

    • Avatar

      In sintesi questi i passi logici:

      1) parti dal capitale che vorresti investire;
      2) sottrai l’ammontare corrispondente alle commissioni di sottoscrizioni (se presenti);
      3) calcoli il fattore di montante lordo uniperiodale (1+ rendimento lordo)*(1-spese correnti);
      4) nel calcolo del montante si dovrebbero sottrarre le tasse, che però sono pari a zero per i PIR
      5) capitalizzi il rendimento uniperiodale per T anni, in regime di capitalizzazione composta.

      Restano ancora escluse eventuali commissioni di performance, che seguono meccanismi potenzialmente molto differenti tra fondo e fondo e possono impattare molto (mi permetto di suggerire questa lettura in merito, secondo me assai istruttiva: https://www.adviseonly.com/blog/capire-la-finanza/finanza-personale/commissioni-di-performance-le-verita-non-dette/ ), nonché eventuali commissioni di rimborso.

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