Per investire consapevolmente, diversificando i rischi su base internazionale, è bene avere un quadro della situazione politica, economica, sociale e finanziaria dei vari Paesi. Raccogliere le informazioni rilevanti può essere tedioso. E così abbiamo pensato di farlo noi per voi.
Inauguriamo quindi una serie di post che si focalizzano di volta in volta su un Paese diverso, iniziando dal Giappone, da anni presente tra le nostre idee di investimento (clicca per vederle).
Contesto sociale e politico
Il Giappone è un Paese maturo sia demograficamente che economicamente. Ricco: rappresenta infatti la terza più grande economia mondiale, cresciuta a ritmi notevoli nella seconda metà del XX secolo, dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale.
Fatti chiave
Densità popolazione: 337 ab./km² (in Italia è 201,4 ab./km²).
Principali religioni: Shintoismo, Buddismo.
Aspettativa di vita: 81 anni per gli uomini, 87 anni per le donne (in Italia è, rispettivamente, 79 e 85).
Mortalità infantile: 0,22% (in Italia è 0,3%).
Rapporto tra non lavoratori e lavoratori (dependency ratio): 64,5% (in Italia 56,5%).
Indice di corruzione: 15° su un totale di 175 (Italia: 69°).
Uguaglianza della ricchezza: 1° su 151 (Italia, 7°).
Posizione nella classifica mondiale del test PISA in Scienze: 1° su 37 per i maschi, 3° su 37 per le femmine (Italia, 24° e 24°).
Spesa in ricerca e sviluppo (R&D): 3,5% del PIL (Italia, 1,3%).
Politica
Il capo dello Stato è l’imperatore Akihito, sostanzialmente privo di poteri; il Primo ministro, Shinzo Abe, è il capo del Governo, ritenuto dal consensus stabile fino alla scadenza del mandato nel 2018.
Contesto economico
Crescita: l’economia del Giappone continua a recuperare gradualmente, nonostante le esportazioni e la produzione siano state influenzate negativamente dal rallentamento delle economie emergenti. Secondo il World Economic Outlook rilasciato dal FMI, la crescita del PIL dovrebbe essere pari allo 0,6% nel 2015, per poi salire all’1% nel 2016.
Inflazione: il dato più recente sulla variazione annua dell’indice dei prezzi al consumo (esclusi i cibi freschi) è -0,1%, principalmente a causa della riduzione dei prezzi energetici. Nel lungo termine, tuttavia, le aspettative d’inflazione sono in rialzo. A meno di shock esogeni, l’inflazione non dovrebbe comunque essere un problema in Giappone nei prossimi 5 anni.
Rischi per l’attività economica: sono legati al rallentamento delle economie emergenti, all’andamento dei prezzi delle materie prime, alla crescita irregolare dell’economia americana e alla dinamica dell’attività economica e dei prezzi in Europa.
Da anni il Giappone combatte contro la trappola della liquidità che attanaglia l’economia; è stato avviato un mix di ricette di politica economica, la c.d. Abenomics, che si articola in:
- allentamento monetario quantitativo e qualitativo (QQE) al fine di raggiungere l’obiettivo della stabilità dei prezzi al 2%;
- politica fiscale espansiva, in particolare mediante investimenti e infrastrutture;
- politiche per la “crescita”, ovvero politiche finalizzate alla ristrutturazione dell’economia, al miglioramento della produttività ed all’aumento della partecipazione della forza lavoro, specialmente quella femminile.
Mercati finanziari
Per lungo tempo il mercato obbligazionario è stato l’unica fonte di rendimento per il risparmiatore giapponese. Gli ultimi 15 anni di deflazione, infatti, si sono mangiati una buona fetta del capitale investito in azioni e in abitazioni.
Tuttavia, dal lancio dell’Abenomics, il mercato azionario ha guadagnato oltre il 95%, e oggi, con un earning yield del 3,8%, le azioni giapponesi offrono un rendimento certo più interessante dello 0,3% del bond decennale. Il mercato azionario giapponese è un nostro cavallo di battaglia da diverso tempo e continuiamo ad averlo in portafoglio per le seguenti ragioni:
- è il Paese Sviluppato con le migliori valutazioni;
- la politica monetaria rimarrà accomodante a lungo e il Paese è politicamente stabile;
- nel complesso le società giapponesi sono poco indebitate, ricche di cassa e con margini di profitto superiori alla media storica;
- sia il fondo pensione che le Poste stanno aumentando l’esposizione azionaria, sia internazionale che domestica.
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