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I ghiotti dividendi delle azioni europee

6 motivi per cui i dividendi delle azioni europee sono ghiotti

Oggi una delle opportunità più interessanti per i risparmiatori che investono a medio-lungo termine è quella dei dividendi delle azioni europee. E questo per almeno 6 motivi.

1)    Livello assoluto dei dividendi

In media, il dividend yield delle azioni nell’eurozona (indice EuroStoxx 50) è 3,4% annuo. Per le azioni europee (indice Stoxx Europe 600) è 3,3%. Anche a livello di settori i dividendi sono alti in modo generalizzato: sono 3,9% nel settore Banks, 4,8% tra le Utilities, 5,0% per l’Oil & Gas, e così via; persino il settore Technology, tradizionalmente poco propenso a pagare dividendi, offre l’1,6%. Considerando indici focalizzati sulle azioni High Dividend, i numeri salgono: 4,6% annuo per l’area euro, 5,3% per l’Europa.

2)    Spread tra dividend yield e rendimenti delle obbligazioni

Lo spread tra il dividend yield e il rendimento di obbligazioni a medio e lungo termine come il BTP decennale è molto elevato: 1,8%. La media storica di questo spread è -1,1%, dunque siamo di fronte a un momento storico particolare, come mostra chiaramente il grafico seguente.

Spread-tra-dividend-yield-EU-e-rendimento-BTP-604x400

Superfluo dire che questo spread s’allarga ulteriormente se si fa riferimento a bond di Paesi con un debito pubblico meno oneroso di quello italiano. Ad esempio, considerando la Germania e il suo Bund, il cui rendimento lordo è 0,57%, lo spread è 2,8%. Un’enormità.

Si allarga anche se si considerano rendimenti obbligazionari a più breve scadenza, ad esempio quelli del BTP a 5 anni: lo spread è 2,9% per l’eurozona.

3)    Bassa inflazione nell’eurozona

Quanto potrà essere eroso dall’inflazione il reddito generato da questi dividendi? Probabilmente assai poco, almeno nei prossimi 5 anni. Innanzitutto oggi l’inflazione nell’eurozona è bassissima (0,2% su base annua è l’ultima rilevazione). Ma anche prospetticamente non pare una grave minaccia: nei prossimi 5 anni la BCE s’attende un’inflazione annua media pari a 1,9%.

4)    Fondamentali decenti

Al di là dei dividendi, le azioni europee sono messe abbastanza bene: in aggregato, il rapporto P/E di Graham & Dodd è pari a 19,6, un po’ più alto della media storica (16,5), con un Price/Book un filo sotto la media storica e margini EBITDA del 14%. Insomma, non a buon mercato, ma nemmeno care.

5)    Importanza dei dividendi

I dividendi sono un fattore chiave della performance azionaria di lungo termine. In base ai dati del periodo 1900-2011 raccolti da Elroy Dimson, Paul Marsh e Mike Staunton della London Business School, ai dividendi è imputabile oltre il 90% della performance reale (cioè corretta per l’inflazione) delle azioni mondiali. Insomma, se si parla di rendimenti reali, i dividendi contano. Tanto.

Voi direte, ma chi ci garantisce di percepire alti dividendi anche in futuro? Nessuno, è ovvio (“core de statistico”). Ma la probabilità è elevata, perché in aggregato (cioè per un indice, una Borsa) i dividendi si muovono lentamente nel tempo. Specie se si investe in portafogli High Dividend, cioè di società che pagano stabilmente dividendi elevati.

6)    Prospettive del mondo obbligazionario

OK, le obbligazioni a lungo termine non sono esattamente un investimento fungibile rispetto alle azioni – il rischio è differente. Ma vale comunque la pena fare una riflessione: dove può andare il mondo del reddito fisso nei prossimi 10 anni o più?

Guardiamo ai rendimenti obbligazionari nell’unico modo che riesco a proporvi: in chiave probabilistica. Il grafico seguente mostra una stima della distribuzione di probabilità del rendimento del BTP decennale[1]: per ogni possibile rendimento del BTP, l’altezza della curva è sintomatica della probabilità di accadimento.

 

Rendimento BTP 10Y in prospettiva probabilistica

 

Ora, il BTP a 10 anni rende 1,6% al lordo delle tasse… siamo quindi nella coda sinistra della distribuzione, dove le probabilità s’assottigliano. Certo, c’è il QE europeo, la stagnazione secolare e forse ci siamo “giapponesizzati”. Ma resta il fatto che il grosso della distribuzione di probabilità va dalla parte opposta. Idem su scadenze più brevi. Scommettere su un’ulteriore discesa dei rendimenti, oppure su un misero rendimento annuo dell’1,6% per il prossimo decennio mi pare più rischioso che investire in un paniere ben diversificato di azioni che pagano buoni dividendi.

Questo è proprio ciò che stiamo facendo con i nostri portafogli Premium: in particolare su quelli Reddito, puntiamo sul tema dei dividendi (e non solo europei, tra l’altro), mantenendo su livelli fisiologici l’investimento obbligazionario, riducendone al minimo i rischi potenziali. Perché raramente i dividendi sono stati così appetitosi.

[1] Stimata con un modello “switching regimes” a due regimi, calibrato ovviamente sulla storia, dal 1997 a oggi, con dati settimanali di fonte Bloomberg.

Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    Raffaele, scusa, ma i div. yield del settore High Yield Europe ultimo che hai riportato del 5.3% lordo, è quello futuro? Cioè quello che in teoria verrà pagato durante il 2016?

    Perché a me viene che questi 2 ETF:

    > DE0002635299 – iShares STOXX Europe Select Dividend 30 (DE) Inc (EUR)
    > FR0010378604 – Lyxor ETF STOXX Europe Select Dividend 30

    hanno pagato durante il 2015 un dividendo LORDO di circa il 4%.

    Le distribuzioni le trovi sui loro siti: http://www.ishares.com/it/investitore-privato/it/prodotti/251971/EXSH

    Per esempio quello dell’iShares DE0002635299 nel 2015 ha pagato: €0.66 (0,105+0,1048+0,354+0,0984) che al prezzo di oggi dell’ETF di € 17 da un dividend yield di: 3.88% (il Lyxor ha dato un 4.2%, non so perché poi il Lyxor ha sempre i prezzi sul book più bassi dell’iShares).

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      Ho citato per EU e Europa i dividend yield storici, rispettivamente, sull’indice MSCI EMU High Yield e sul MSCI Europe High Yield, fonte Bloomberg (dati del 4/11).
      Dipende molto dall’indice. La cosa si riflette poi sull’ETF. Ad esempio, facendo conti rozzi, sommando i dividendi del SPDR S&P Euro Dividend Aristocrats nell’ultimo anno e dividendo per l’ultimo prezzo, ottieni quasi il 6%, cioè
      (0.557+0.057+0.63)/21=0.059 =>5,9%.

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        0.63 è del 2014, il dividendo 2015 del SPDR S&P Euro Dividend Aristocrats è (0.557+0.057)/21=0.059 =>2,9% lordo

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          Ovviamente il dividend yield cambia (“rolla” in avanti). Comunque il dato più recente (fonte Bloomberg) è 3,02%. Rapportato al benchmark decennale europeo per antonomasia, il Bund, che è 0,138%, abbiamo un bel rapporto DividendYield/Bond Yield superiore a 22. Non avrei mai creduto di vedere il rapporto DividendYield/Bond Yield tendere a +inf.

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    Oggi ancora meglio.
    Il P/E5 dell’EuroStoxx50 a € 2828, dovrebbe essere sui 16.21, a meno che non siano calati gli utili.
    Mi fa troppa gola, solo la paura mi frena!

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    A distanza di 7 anni e mezzo dalla pubblicazione di questo articolo si riconosce la bontà dello stesso. Il QE americano, Europeo e di tutto il mondo è proseguito praticamente fino al 2022, schiacciando i rendimenti dei btp. Ora progressivamente con il rialzo dei tassi siamo a un rendimento del btp 10 anni a 4% circa. Era ovvio che prima o poi i rendimenti sarebbero saliti. Anche perchè storicamente il tasso di interesse di un prestito si è sempre aggirato attorno al 5% (lordo o netto che sia), da secoli.

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