Ha compiuto da poco un anno, tra nuovi debutti e qualche resistenza, il segmento di Borsa Italiana dedicato ai fondi comuni di investimento. In attesa di altre quotazioni – a breve dovrebbe essere la volta di PensPlan Invest Sgr – Palazzo Mezzanotte a Milano ha ospitato un convegno organizzato da Ascosim in cui gli operatori del settore hanno fatto il punto su risultati raggiunti e obiettivi per il futuro.
I fondi quotati a Piazza Affari sono negoziati su uno dei cinque segmenti del mercato EtfPlus (gli altri quattro sono dedicati a etf indicizzati, etf strutturati, etc/etn ed etf a gestione attiva). A fine 2015, l’intero mercato contava 1.109 strumenti in quotazione: di questi, 100 erano oicr aperti, saliti a 102 nei primi giorni del 2016, per un totale di 17 società emittenti e circa 49 milioni di euro di asset under management. “Siamo andati oltre le migliori aspettative”, ha commentato Silvia Bosoni, head of ETFs Listing Italy di Borsa Italiana, tracciando un bilancio dell’anno appena concluso: “con gli etf ci avevamo messo quattro o cinque anni per arrivare allo stesso numero di strumenti quotati”.
Fonte Borsa Italiana, dati aggiornati al 19 gennaio 2016
Nel dettaglio, ha sottolineato nel corso del suo intervento Gianni Costan, amministratore delegato di Fida, tra i fondi attualmente quotati c’è una netta prevalenza dei prodotti a ritorno assoluto (30%), seguiti da obbligazionari (24%) e azionari (23%). Quanto alla domiciliazione geografica, ben il 67% degli oicr quotati è di diritto lussemburghese, mentre solo il 17% è di diritto italiano.
Fonte: Fida
Come funziona la negoziazione dei fondi?
A differenza di tutti i segmenti di EtfPlus già esistenti, caratterizzati da una negoziazione in continua, le negoziazioni dei fondi comuni di investimento si svolgono in asta dalle 8.00 alle 11.00. Gli operatori possono inserire proposte in acquisto e vendita indicando esclusivamente le quantità (non sono contemplati i decimali) e sono ammessi solo ordini “al meglio” (market orders, senza limiti di prezzo) con validità giornaliera.
Durante la fase d’asta e fino a 5 minuti prima della fine, ha spiegato Gabriele Villa, Head of International Business Development di Directa Sim, gli operatori possono inserire, modificare o cancellare gli ordini, mentre negli ultimi 5 minuti dell’asta può operare solo l’operatore incaricato, che inserisce ordini a copertura dell’eventuale sbilancio (in acquisto o in vendita). Il giorno successivo alla conclusione dei contratti, gli emittenti dei fondi quotati hanno l’obbligo di inviare a Borsa Italiana – entro le ore 17 – il NAV (in euro) di ogni fondo per la valorizzazione dei contratti eseguiti il giorno precedente. Questi contratti, valorizzati al NAV, saranno liquidati in Monte Titoli il terzo giorno successivo alla loro conclusione.
Qui sotto gli emittenti già presenti sul segmento EtfPlus dedicato ai fondi comuni e il numero di prodotti quotati per ciascuno (cliccate qui per la tabella con i nomi dei singoli fondi quotati)
Emittente | N. Oicr aperti |
New Millennium | 12 |
AcomeA | 14 |
Pharus | 12 |
Hypo | 2 |
WoodPecker Capital | 3 |
Alessia | 3 |
Efficiency Growth Fund | 1 |
Diaman | 5 |
Rivage | 1 |
TCW | 12 |
CompAM | 9 |
Zenit | 3 |
Atlante | 7 |
8A+ | 4 |
European and Global | 8 |
Method Investment | 2 |
Selectra | 4 |
Come sono andati i primi mesi di quotazione per gli operatori già presenti sul mercato?
Nel corso dell’evento Ascosim, sono intervenuti anche i rappresentati di alcuni emittenti che hanno già quotato – o stanno per quotare – i loro prodotti: Alberto Alfiero, vice direttore generale di Banca Finnat e presidente di New Millennium Sicav; Daniele Bernardi, presidente di Diaman Sicav; Andrea Boda, gestore private di patrimoni; Marco Rosati, amministratore delegato di Zenit Sgr e Florian Schwienbacher, direttore generale di PensPlan Invest Sgr.
“Noi abbiamo fatto volumi molto significativi grazie a un’operatività sicuramente non retail, anche se non tutti sono clienti istituzionali: la nostra transazione media è sui 240mila euro”, ha spiegato Alberto Alfiero. Molti accessi, ha aggiunto il manager, “sono arrivati da Oltreconfine: per gli operatori esteri infatti è più semplice accedere ai nostri fondi tramite il canale borsistico, che consente di evitare molti passaggi burocratici”.
Quanto alle politiche di pricing dei fondi quotati, la tendenza sembra quella di avvicinarsi alle commissioni della classe istituzionale, in alcuni casi con un piccolo sovrapprezzo, in altri replicandola fedelmente. Secondo i calcoli di Fida (vedere grafico), le commissioni medie dei fondi quotati si aggirano sull’1,03%, contro lo 0,79 dei fondi riservati agli investitori istituzionali e l’1,3% dei fondi aperti non quotati.
“Zenit sgr ha quotato una classe gemella a quella istituzionale”, ha sottolineato Marco Rosati. “La classe retail prevede di retrocedere una commissione al collocatore che ci porta il cliente, ma nel caso dei fondi quotati non dobbiamo retrocedere niente, quindi le commissioni sono identiche a quelle previste per la classe istituzionale. Siamo convinti in una prima fase questo mercato sarà appannaggio fondamentalmente di istituzionali e clienti retail assistiti da un consulente, per cui visto che già dovranno pagare il consulente ci pare giusto che non paghino anche un’ulteriore commissione sui prodotti acquistati”.
Se le banche si mettono “di traverso”
Tra i fattori che ostacolano la sviluppo del mercato dei fondi quotati, diversi emittenti hanno citato un certo ostruzionismo da parte degli intermediari, che spesso non permettono ai clienti di acquistare gli oicr aperti su EtfPlus sostenendo che si tratta di prodotti complessi. “Il problema è l’educazione finanziaria che in Italia manca”, ha commentato Bernardi. “Questo permette di dire delle fesserie – come quella che i fondi sono prodotti complessi – e di trovare qualcuno che ci crede. Proprio per questo momenti di incontro come quello di oggi servono anche a capire meglio cosa possiamo fare noi, che siamo attori di questo cambiamento”, ha aggiunto il numero uno di Diaman Sicav, esortando Borsa Italiana a creare più occasioni possibili di divulgazione su questo tema.
Più cauto Rosati, secondo cui i diversi modelli di business sono destinati a coesistere ed è solo questione di trovare il giusto equilibrio: “è evidente che i distributori e le banche debbano avere un certo tipo di remunerazione per i loro servizi”, ha detto. “Io penso che a noi dell’industria spetti mettere a punto prodotti investibili – o disinvestibili – su piattaforme diverse. Però la piattaforma di Borsa nn si adatta a tutti e non credo che ci sarà mai un successo enorme del pubblico retail sui fondi quotati, che sono molto diversi dagli etf”.
Naturalmente, hanno concordato i partecipanti alla tavola rotonda, più una realtà è grande e strutturata, più è difficile scardinare un meccanismo già radicato: “tra i grandi gestori internazionali non ce n’è uno che si sia quotato all’avvio del nuovo mercato”, ha rilevato Alfiero: “il primo e unico che è arrivato (Tcw, ndr), guarda caso non era ancora presente in Italia”. La sensazione condivisa dunque, è che ci sia una certa attenzione a non urtare gli equilibri esistenti e i rapporti consolidati con le reti distributive. Forse solo l’arrivo di un colosso di fama internazionale potrebbe dare davvero il calcio di inizio alla partita dei fondi quotati tra i maggiori player del mercato.