In un momento di caos verosimilmente dovuto all’High Frequency Trading, la sterlina britannica è crollata ai minimi dal 1985.
I mercati finanziari sono così: sistemi complessi che possono “regalarci” emozioni come quella della divisa britannica, che in un momento di caos è precipitata ai minimi da 31 anni a questa parte. Un brusco calo del -6,1%, con la volatilità implicita a brevissimo termine che si è impennata, sfiorando il 17%.
Vi chiederete: perché?
L’improvvisa caduta, rapidissima, e l’altrettanto veloce recupero – seppur parziale – hanno i tempi e i modi tipici del trading algoritmico ad alta frequenza quando va fuori controllo. Il sospetto è fortissimo. Del resto, l’High Frequency Trading, di questo stiamo parlando, è responsabile della maggior parte dei volumi sui mercati finanziari, specie quando la liquidità non è ai massimi. Può quindi capitare che ordini di vendita inneschino altri ordini di vendita in successione, con flussi sempre più forti, in un circolo vizioso non facile da interrompere (è il meccanismo di feedback di un sistema complesso).
Resta il fatto che, post-Brexit, la sterlina è sotto pressione: si è deprezzata del 16% da allora, e, tra 31 divise, è quella con la peggiore performance da inizio 2016.
marco maltempi / Ottobre 8, 2016
Potevamo immaginare che brexit avrebbe colpito molto l inghilterra .
Ma come si dice IL MALE CHE SI VUOLE NON È MAI TROPPO.
È stato un grande piccolo amore con l europa : – )
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