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Cinque motivi per cui la quotazione in Borsa dei fondi comuni è una bella notizia

Non tutti sanno che è alle porte la quotazione in Borsa dei fondi comuni di investimento. L’iter è già partito da tempo e si attende ora il pronunciamento di Banca d’Italia sugli aspetti regolamentari. Gli operatori del settore si attendono che la quotazione dei primi fondi possa partire entro la fine del 2014.

Sul numero di sabato 22 marzo di “Plus 24”, lo speciale settimanale del Sole 24 Ore sui temi di finanza e risparmio, è uscito un bell’approfondimento sul tema. A noi di Advise Only, primo social network dei risparmiatori, è piaciuta molto questa indagine degli amici di “Plus 24”, il cui obiettivo è – giustamente – attirare l’attenzione sull’innovazione e sul cambiamento che la quotazione dei fondi comuni potrebbe innescare nel mondo del risparmio italiano.

quotazione in Borsa dei fondi comuni

Quale sarà l’impatto della quotazione?

Tanto per cominciare, la quotazione dei fondi potrebbe avere forti implicazioni sulla crescita e sulla trasparenza del mercato. Quest’ultima è da sempre particolarmente a cuore ad Advise Only. L’impatto sarebbe simile a quello del lancio degli ETF, strumento principe per gli investitori che vogliono scegliere “da sè” e in modo consapevole come allocare il proprio risparmio.

Secondo l’analisi di “Plus 24” la quotazione in Borsa dei fondi comuni porterebbe a conseguenze rilevanti.

  1. Una maggiore (sana) competizione tra le case di gestione: i prodotti saranno più facilmente confrontabili.
  2. Più scelta disponibile: i risparmiatori spingeranno i propri intermediari di riferimento a offrire una gamma più ampia di prodotti.
  3. Un maggiore focus  sul servizio complessivo per il risparmiatore: ottimi prodotti “di nicchia”, oggi trascurati dalle grandi reti perchè poco remunerativi, saranno accessibili a tutti.
  4. Maggiore trasparenza sulle commissioni: la ripartizione tra gestore (casa prodotto) e distributore (banca o rete di promotori) sarà più esplicitata. Oggi, invece, è quasi sempre inaccessibile, creando non pochi conflitti di interessi con i risparmiatori.
  5. Una diminuzione dei costi dei fondi, probabilmente più che compensata dall’aumento dei volumi.

L’industria italiana dell’asset management vedrebbe cambiare radicalmente i modelli distributivi. E sicuramente gli effetti sarebbero molteplici, da non prendere alla leggera. Non tutte le società di gestione sono favorevoli, e molte addirittura si rifiutano di esprimere una posizione “ufficiale” sul tema, come i giornalisti di Plus hanno chiaramente denunciato nel  loro dossier.

Secondo noi su una questione così importante, la voce più ascoltata dovrebbe essere quella degli stessi risparmiatori.

Voi cosa ne pensate? Dite la vostra nel sondaggio sotto.

Se volete esprimere in modo più approfondito la vostra opinione in merito, potete lasciarla nel nostro sito www.adviseonly.com, oppure a commento di questo post.

Vi aspettiamo numerosi!


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Scritto da

È uno dei partner fondatori e Presidente di Advise Only. Laureata in Economia Politica presso l'Università Bocconi, è stata responsabile dell'area commerciale dell'asset management del gruppo Banca Leonardo, occupandosi della ristrutturazione dell'offerta dei prodotti di risparmio gestito. In precedenza ha accumulato significative esperienze dapprima presso l'area Fixed Income Sales & Trading di JP Morgan e poi come Managing Director in Goldman Sachs, area Structured Fixed Income, occupandosi di clientela istituzionale italiana. Ama lo sport (corsa e sci di fondo), i buoni libri e l'opera lirica.

Ultimi commenti
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    Con tutte le liberalizzazioni di cui necessita il paese Italico osteggiate dalle caste più bieche, si fanno ovviamente le liberalizzazioni dei poveri.

    Questa liberalizzazione:

    1. sarà inutile per le case dei fondi, visto che un fondo ha un costo gestionale superiore ad un ETF e in più spesso fa peggio dell’ETF che meglio rappresenta il suo benchmark.

    2. Sarà dannosa per i promotori finanziari che nel momento in cui dovessero parcellizare fisicamente la loro consulenza al cliente si troveranno a dover calare i prezzi, visto che il cliente Italico tipicamente guarda alle cento lire e considera qualsiasi servizio non obbligatorio come un inutile costo.

    3. Sarà dannoso per il cliente finale perché i promotori per mantenere il loro reddito saranno costretti ad aumentare a dismisura il numero di clienti seguiti dedicando ancora meno tempo a ciascuno di essi specialmente se hanno pochi capitali, quindi i piccoli saranno penalizzati.

    4. Sarà inutile per il cliente finale che se voleva arrangiarsi poteva già farlo comprando ETF o anche fondi con le banche online che spesso restituiscono le commissioni di ingresso come IWBANK

    • Serena Torielli

      Caro Gianni, non sono d’accordo con te su diversi punti e ti spiego perchè.

      1) non è vero che i fondi sono per forza prodotti peggiori degli ETF. Ci sono molte asset class dove il valore della gestione attiva si vede eccome. Ed è giusto che la gestione vada remunerata.

      2) al momento il servizio di consulenza fa fatica a decollare e non è conosciuto dai risparmiatori come un servizio distinto da promozione e collocamento di prodotti. quindi credo che l’impatto invece sarà positivo nell’affermarne l’utilità.

      3) il cliente finale beneficerà di maggior trasparenza, maggior scelta e probabilmente minori costi quindi vedo difficile che possa essere danneggiato

      4) Come detto al punto 1 vi sono molti casi in cui un fondo rappresenta una scelta migliore degli etf (asset class come emerging markets, high yield, small cap) e comunque è l’unica che consente di accedere a prodotti absolute return.

      Io penso che il bilancio sarà nettamente positivo per l’industria e per i risparmiatore. Credo che il modello di distribuzione dei prodotti finanziari abbia bisogno di rinnovarsi un po’ in Italia.

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        Beh ma scusa la (2) stiamo dicendo la stessa cosa: tu dici che è positivo per la “consulenza indipendente”, io dico che è negativo per i “promotori finanziari”. 🙂

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      Siamo all’assurdo ! Le Sue risposte dimostrano una pessima conoscenza dell’industria del risparmio gestito. La cosa vera è che una liberalizzazione di questo tipo ( tra l’altro presente in Svizzera da sempre ) libera consulenti, promotori e case di gestione dalla mafia dei contratti di distribuzione …. Al buon professionista dovrebbe fare solo piacere l’aumento degli asset class a disposizione !

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        Claudio, hai ragione, la mia conoscenza dell’industria del risparmio gestito è zero, sono un ingegnere informatico.

        Peró ho un amico che fa il promotore da 10 anni per Fideuram (gruppo ISP) e a me sembra si faccia un gran mazzo tra visite a casa dai clienti, telefono che squilla venti volte al giorno.

        Questa novità di poter comprare fondi in borsa mi verrebbe da dire colpisca a morte il reddito da commissioni percepito dai promotori, e mi chiedevo come faranno queste figure a stare in piedi.

        Ma se mi dici che non è così allora tanto meglio.

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    A me sembra una bella opportunità: potrò indicare ai clienti l’investimento nei migliori fondi non dovendo cambiare banca!!

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