I fatti salienti della settimana
L’addio di Nava. Con settembre hanno ripreso vigore le aspre critiche di Lega e M5S al presidente Consob Mario Nava, in carica dall’aprile 2018, per la sua scelta di non mettersi in aspettativa dalla Commissione UE (dove è dirigente) e di assumere l’incarico in Consob in distacco da Bruxelles per tre anni (a fronte dei sette di durata della presidenza).
Il presidente per un po’ ha tenuto botta, poi ha comunicato: io mi dimetto. È successo giovedì 13 settembre. “La questione è solo politica, mi dimetto nell’interesse dell’Italia”, ha dichiarato nella nota di addio. Da venerdì 14 Anna Genovese, la componente della Commissione con la maggiore anzianità di istituto, è presidente vicario.
Confermati tassi e fine QE. Sempre giovedì 13 la Banca Centrale Europea ha confermato il tasso principale allo 0%, il tasso sui prestiti marginali allo 0,25% e il tasso sui depositi al -0,40%. E così rimarranno “almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.
Tutto come largamente atteso. La BCE ha anche ribadito che il quantitative easing terminerà a dicembre e che intanto, a ottobre, gli acquisti mensili passeranno da 30 miliardi di euro a 15.
Frecciata al governo Conte. In conferenza stampa il presidente Mario Draghi ha lanciato una frecciata ai membri del governo italiano: “Negli ultimi mesi le parole sono cambiate molte volte e quello che ora aspettiamo sono i fatti, principalmente la Legge di Bilancio e la successiva discussione parlamentare. Purtroppo, abbiamo visto che le parole hanno fatto alcuni danni, i tassi sono saliti, per le famiglie e le imprese”.
Previsioni leggermente peggiorate. Last, but not least: la BCE ha ritoccato al ribasso, rispetto alla previsione precedente, le stime di crescita dell’eurozona: PIL al +2% nel 2018 (dal +2,1%), al +1,8% nel 2019 (dal +1,9%) e al +1,7% nel 2020 (confermato). Nonostante qualche moderazione dopo la forte performance di crescita del 2017, sostiene la BCE, è ancora in corso una solida e diffusa ripresa dell’eurozona (a questo proposito: Zew tedesco su a 76 punti a settembre, dai 72,6 di agosto).
Sempre in tema di banche centrali. La Bank of England ha lasciato il tasso allo 0,75%, ma sempre ritenendo che sarà necessario un ulteriore irrigidimento della politica monetaria, per quanto graduale e limitato.
Se da una parte i dati economici continuano a essere in linea con le attese, la correzione nei mercati emergenti e la persistente minaccia di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina rappresentano fonti di rischio da monitorare. Per non parlare dell’incertezza sulla Brexit, che si è intensificata e che potrebbe avere un impatto negativo sull’economia.
Carney resta alla guida della BoE fino al 2020. Il governatore della BoE Mark Carney ha accettato di estendere il suo mandato fino al gennaio 2020 proprio per mantenere la stabilità del sistema finanziario britannico nel momento di avvio della Brexit. Carney avrebbe dovuto lasciare nel giugno 2019.
A proposito di Brexit. Se da una parte il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker ha ribadito che “chi esce dalla UE non può avere gli stessi privilegi degli Stati membri”, dall’altra il capo negoziatore per l’Unione Europea Michel Barnier ha fatto sapere che un accordo con la Gran Bretagna entro sei-otto settimane è “realistico” e “possibile”.
Grafico della settimana
Dieci anni dopo Lehman. Già 10 anni dal fallimento della banca d’affari statunitense Lehman Brothers, uno dei momenti cruciali della crisi che colpì prima gli Stati Uniti (a seguito dello scoppio della bolla sui mutui subprime) e poi il resto del mondo. Per arginare gli effetti della crisi, nel marzo del 2009 l’allora presidente della Fed Ben Bernanke lanciò il quantitative easing e successivamente portò i tassi allo 0%.
Anche l’amministrazione Obama intervenne, introducendo nuove normative (Dodd Frank Act e Volker Rule) volte a regolamentare in modo più efficiente il sistema finanziario statunitense.
Negli anni successivi in Borsa il settore ha ripreso quota e ad oggi registra una performance media annua del 10,4% (in euro). Stabile il sistema bancario asiatico, mentre a non aver ancora recuperato le perdite dell’ultimo decennio è il Vecchio Continente: la crisi dei debiti sovrani del 2011 e un fragile contesto politico hanno frenato la ripresa del comparto.
Come si sono mossi i mercati
Ah, questi dazi (e in Italia si suda sulla manovra). Prosegue il “bastone e carota” tra Stati Uniti e Cina e tra Stati Uniti e resto del mondo sui dazi (con la Fed che nel Beige Book teme una frenata degli investimenti). Il che non contribuisce a distendere il clima sulle piazze azionarie. Ciò vale innanzitutto per i mercati asiatici. A metà settimana, come ha fatto notare Giuseppe Sersale di Anthilia Capital Partners, “il MSCI Asia ha eguagliato il record di 10 sedute negative a fila, stabilito nel 1996 e nel 2002”.
I mercati europei hanno tirato un pacato sospiro di sollievo dopo il voto in Svezia, che ha visto la destra populista avanzare sì, ma senza il temuto exploit. Su Piazza Affari si è fatto sentire l’effetto delle voci sulle tensioni tra governo e ministro dell’Economia Giovanni Tria sulla manovra di Bilancio. Secondo il quotidiano La Stampa, Tria avrebbe telefonato al primo ministro Giuseppe Conte mercoledì per discutere del tortuoso confronto sul Bilancio 2019.
Paura per l’ipotesi di un addio (smentita) di Tria. Le voci su possibili dimissioni del ministro Tria in assenza di un accordo sul reddito di cittadinanza voluto dal M5S hanno pesato sul BTP. La minaccia di un addio è stata però subito smentita. Ma le tensioni rimangono e l’iter parlamentare si prospetta burrascoso.
Diverse aste in settimana: quella dei BOT si è chiusa con un rendimento medio dello 0,436%, in calo di 24 punti base, mentre il Tesoro ha assegnato in asta BTP a 3, 7 e 30 anni per il massimo importo prefissato di 7,75 miliardi di euro, con rendimenti in rialzo.
La banca centrale snobba Erdogan. Il 13 settembre la banca centrale turca ha alzato il tasso di riferimento al 24% dal 17,75% e dopo l’annuncio la lira turca ha recuperato terreno contro il dollaro USA. In mattinata invece era scesa ancora, patendo le dichiarazioni del presidente Erdogan, che aveva sollecitato un taglio invece di un rialzo. L’autorità monetaria non gli ha dato retta e ha aumentato i tassi, anche oltre le attese del mercato.
In Europa la valuta svedese ha assistito a un piccolo rally dopo il risultato delle elezioni. Nella settimana delle banche centrali, il cambio euro/dollaro si avvia verso il fine settimana a ridosso dell’1,17.
Petrolio in lieve rialzo. In scia al peggioramento dell’economia globale, l’OPEC ha tagliato le stime sulla domanda nel 2019. Le scorte settimanali di petrolio USA si sono rivelate migliori delle attese, ma c’è l’allerta per il passaggio dell’uragano Florence. Le due qualità Brent e WTI chiudono la settimana in lieve rialzo rispetto ai valori di venerdì scorso.
In agenda
Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana.
Europa – Il 19 settembre è in programma un discorso del presidente della BCE Mario Draghi, mentre il 20 ci sarà la fiducia dei consumatori e il 21 arriverà l’indice dei direttori degli acquisti del manifatturiero, dei servizi e composto a settembre. In Italia focus sulla bilancia commerciale (17 settembre) e sugli ordini e le vendite dell’industria (18 settembre).
Stati Uniti – Mercoledì 19 settembre si conosceranno i dati sui permessi di costruzione rilasciati ad agosto e sulle scorte di petrolio greggio. Il 20 del mese sono in calendario l’indice di produzione della Fed di Filadelfia a settembre e le vendite di abitazioni esistenti ad agosto.
Gran Bretagna – Mercoledì 19 settembre l’indice dei prezzi al consumo annuale ad agosto e il giorno successivo le vendite al dettaglio (variazione mensile aggiornata ad agosto).
Giappone – Lunedì 17 settembre tutto fermo per il Giorno degli Anziani. Il momento clou della settimana sarà mercoledì 19 settembre, con la dichiarazione sulla politica monetaria della Bank of Japan e relativa conferenza stampa.