Il World Economic Outlook ha dipinto l’economia globale con toni positivi, ma per le banche centrali l’inflazione ancora sotto il target continua a destare preoccupazioni.
Quali sono stati i fatti salienti della settimana?
Questo accordo non s’ha da fare. Si è concluso lo scorso giovedì il quinto round sui negoziati per la Brexit, eppure ancora sembra impossibile raggiungere un accordo tra il Regno Unito e l’UE. Il punto più critico sarebbe quello del saldo che il Regno Unito dovrebbe pagare all’Unione: la prima non vuole andare oltre i 20 miliardi di euro, la seconda ne chiede almeno 60.
Più confuso, che persuaso. Dopo la dichiarazione di indipendenza della Catalogna, lo scorso lunedì, Puigdemont sembra aver sospeso il reale avvio della stessa in favore di una ricerca di dialogo col Governo Spagnolo. Questo clima di incertezza e una presa di posizione non proprio chiara non è però stato gradito al Premier Rajoy, che ha concesso una settimana di tempo alla Generalitat per chiarire i punti lasciati in sospeso. Allo scadere della settimana, il Governo di Madrid farà appello all’articolo 155 della Costituzione con il quale potrà essere revocata l’autonomia della Catalogna.
Tutto sommato, niente male. Il World Economic Outlook del mese di ottobre dipinge un quadro economico globale piuttosto roseo: l’economia ha segnali positivi e le aspettative del PIL globale sono state viste al rialzo dello 0,1% sia per l’anno in corso (3,6%), che per il 2018 (3,7%). Dall’outlook, però, emerge che l’Italia ha ancora parecchi punti deboli rispetto agli altri Paesi Sviluppati.
Le ultime dalla FED. La FED ha reso pubbliche le minute relative alla riunione dello scorso mese e da queste emerge l’alta probabilità (77%) di un terzo rialzo dei tassi di interesse, previsto per il mese di dicembre. Tuttavia, continua a destare perplessità il rallentamento dell’inflazione che potrebbe causare problemi all’economia americana; nel mentre aumentano i dubbi sulla riforma fiscale promossa da Trump ritenuta, sia da esponenti del partito Democratico che da quello Repubblicano, di difficile realizzazione.
Verso le urne. Le nuove elezioni in Italia si prospettano, probabilmente, per marzo 2018. Intanto è stata approvata alla Camera la nuova riforma elettorale, chiamata “Rosatellum bis” e che dovrebbe arrivare in aula il prossimo 24 ottobre.
Grafico della settimana
Nell’ultimo discorso alla sede del Fondo Monetario Internazionale di Washington, Mario Draghi ha confermato la ripresa economica dell’Eurozona, tuttavia resta ancora una preoccupazione l’inflazione stagnante sotto il target previsto del 2%, nonostante i dati positivi anche sull’occupazione. Inoltre, anche i salari nominali ancora bassi sembrano contrastare col positivo quadro economico complessivo.
Come si sono mossi i mercati
Si chiude una settimana all’insegna per lo più della stabilità sulle principali piazze finanziarie, dove segnaliamo movimenti rilevanti soprattutto dal fronte asiatico. Il Nikkei, l’indice azionario principale del Giappone, prosegue la sua crescita (+12,5% da inizio anno) facendo tornare l’indice sui massimi valori dal lontano 1996. Continua anche la crescita record dell’azionario dei Paesi Emergenti, che con un +30,1% da inizio anno, segna il miglior rialzo, per questa asset class, degli ultimi sette anni.
Dal fronte obbligazionario si registra un leggero rialzo sui prezzi dei titoli dell’Eurozona. Un rialzo tuttavia generalizzato, che non ha causato particolari movimenti tra i vari spread dei Paesi, dove anche quello tra il nostro titolo decennale e il corrispettivo tedesco è rimasto pressoché invariato a 167 punti.
Settimana negativa per il dollaro USA, su cui pesano le aspettative negative sulla riforma fiscale promossa da Trump e le parole di preoccupazione della FED sull’andamento dell’inflazione. Osservando la valuta americana contro la nostra moneta unica, l’euro chiude in rialzo dell’1,2% e torna a quota 1,19 dollari. Positivo anche il petrolio, in rialzo dopo la dichiarazione da parte dell’Arabia Saudita di diminuire le esportazioni di oro nero in modo da riequilibrarne il mercato.
In agenda
Ecco i principali dati macroeconomici che saranno pubblicati nel corso della prossima settimana (fonte: Bloomberg).
Europa – Per l’Eurozona sarà comunicato il valore finale dell’inflazione del mese di settembre, mentre in Germania sarà rilasciato l’indice ZEW del mese di ottobre, atteso in crescita a 89 punti, dai precedenti 87,9. Per l’Italia sarà comunicato il valore della bilancia commerciale del mese di agosto.
Regno Unito – Per il Regno Unito saranno comunicati i valori finali dell’inflazione di settembre, attesa in crescita del 3% su base annua; un dato strettamente osservato dalla Bank of England, che si appresta ad un prossimo rialzo dei tassi nella prossima riunione di novembre. Saranno inoltre comunicati i valori del mercato del lavoro, dove il tasso di disoccupazione è atteso stabile al 4,3%.
USA – Dagli Stati Uniti si attendono i dati relativi alla produzione industriale di settembre, insieme ad alcuni importanti indicatori del mercato immobiliare e del settore manifatturiero, attesi in lieve contrazione.
Giappone e Emergenti – Anche in Giappone saranno pubblicati i dati della produzione industriale del mese di settembre, mentre in Cina verrà comunicato il dato di crescita del PIL del terzo trimestre (atteso al 6,8%). Si segnala che per il “gigante asiatico” mercoledì prenderà il via il 19esimo Congresso Nazionale del Partito Comunista, da cui si attendono importanti indicazioni sulle linee di sviluppo per i prossimi cinque anni.