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Bollettino AO | Trump attacca la Fed (poi rettifica)

Alla base dello screzio fra Trump e la Fed ci sono sempre le tensioni commerciali: il rialzo dei tassi rafforza il dollaro e riduce la competitività degli Stati Uniti. Intanto prosegue il botta e risposta con la Cina sui dazi.

I fatti salienti della settimana

Il numero uno della Fed parla al Senato. L’economia è solida, il mercato del lavoro robusto e il trend dell’inflazione incoraggiante. Quindi, ha lasciato intendere al Senato il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, ha senso continuare con la rimozione degli stimoli e con il graduale aumento dei tassi di interesse.

A proposito di commercio. Sui dazi Powell ha detto che per il momento non si riscontrano grandi effetti, ma ha ammesso che si sta elevando un “coro di preoccupazione” e che in generale i Paesi che hanno evitato di erigere barriere protezionistiche sono cresciuti di più.

Queste parole saranno andate di traverso a Trump? In una intervista alla CNBC il presidente USA (che lunedì 16 luglio ha incontrato il presidente russo Wladimir Putin a Helsinki invitandolo a sua volta negli States in autunno) ha mostrato insofferenza per la forza del dollaro e per il crollo dello yuan. “Questi valori mettono gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio”, ha detto, aggiungendo di non essere felice del rialzo dei tassi in corso.

Un’ingerenza nel lavoro della banca centrale? Sì, questo è sembrato. E infatti poco dopo è arrivata la smentita: la Casa Bianca ha precisato che il presidente rispetta l’indipendenza della Fed e non ha intenzione di interferire.

E torniamo al tema dei dazi. Il principale consigliere economico di Trump, Larry Kudlow, ha riferito che il presidente cinese Xi Jinping sta tenendo in stallo i negoziati. Tutta colpa sua, insomma. Il ministero del Commercio cinese ha replicato che le autorità hanno fatto del loro meglio per evitare una escalation e che le accuse di Kudlow sono “scioccanti”. Il botta e risposta prosegue.

Dati macro da Pechino… Il PIL cinese nel secondo trimestre è aumentato su base annuale un po’ meno rispetto al dato precedente, riportando un comunque apprezzabile +6,7%, in linea con le attese. Le vendite al dettaglio hanno accelerato leggermente, mentre la produzione industriale ha rallentato ancora. I prezzi dell’immobiliare nelle prime 70 città cinesi ha mostrato a giugno la crescita più alta dall’ottobre del 2016.

… e da Washington. Negli Stati Uniti non brillano le vendite al dettaglio, mentre l’Empire Manufacturing NY di luglio resta su livelli storicamente alti, così come la fiducia dei costruttori di case (nonostante i nuovi cantieri in calo a giugno e la debolezza dei permessi di costruzione). Benino la produzione industriale. I sussidi di disoccupazione settimanali hanno segnato il minimo dal dicembre 1969 e il Philly Fed di luglio è rimbalzato più delle attese.

Multa record per Google. La più alta mai comminata: su decisione della Commissione UE, Google dovrà versare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. “Faremo appello”, ha annunciato la società.


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Grafico della settimana

Chi porta avanti l’economia? L’ultimo dato sul PIL della Cina, come abbiamo visto, ha riportato una variazione anno su anno un po’ più bassa della precedente (+6,8%), rimanendo decisamente positivo, con un solido +6,7%. Allargando l’orizzonte di osservazione, dal 2010 il gigante asiatico è cresciuto dell’86,9%, un ritmo che ha permesso al Paese di strappare il primato agli Stati Uniti. Alla fine del 2017 la Cina ha contribuito per il 18% alla crescita del PIL mondiale, mentre il contributo degli USA si è fermato al 15%. L’Italia? Appena il 2%.

Come si sono mossi i mercati

Bene i finanziari e l’auto, fiacchi gli energetici. La trimestrale di Bank of America ha fatto rimbalzare l’intero settore a Wall Street, dove l’energetico ha mostrato segnali di debolezza a causa del nuovo calo del petrolio. I risultati di Netflix hanno pesato sul Nasdaq e anche sull’S&P500.

Buona prova per il Nikkei in scia ai minimi da sei mesi dello yen contro il dollaro USA. Yen che poi ha recuperato, mandando in rosso Tokyo venerdì, dopo le critiche di Trump alla Fed. In Europa protagonista il comparto auto, che ha tratto giovamento dalla conferma dell’incontro tra il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker e Trump il 25 luglio a Washington per scongiurare i dazi sulle automobili.

BTp di nuovo in fibrillazione. LCH, l’istituzione che si occupa di pronti contro termine sui governativi europei, ha comunicato l’aumento dei margini richiesti per rifinanziare le posizioni in titoli di Stato italiani. Ciò ha pesato un po’ sul nostro governativo, che per la prima volta dopo giorni ha visto lo spread sul Bund allargarsi.

Ne ha risentito anche il settore bancario europeo, che in precedenza aveva guadagnato posizioni in scia all’annuncio di Deutsche Bank – la banca tedesca sotto osservazione – di un risultato netto molto migliore delle stime. Sul finale di settimana, il BTp ha tentato il recupero.

A proposito di valute. La sterlina ha ancora una volta reagito, nel bene e nel male, alle novità giunte dal fronte della Brexit e della tenuta del governo May (che per ora ce la sta facendo). Ma l’UE potrebbe rifiutare il White Paper dell’esecutivo May come base per le prossime negoziazioni e, considerando che bisogna arrivare a un accordo entro ottobre, il tempo inizia un pelino a stringere.

Ecco uno spread che cala. Si è ristretto ulteriormente il differenziale tra le quotazioni di Brent e WTI: il primo sui 72 dollari al barile, il secondo poco sotto i 70.

In agenda

Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).

Stati Uniti – Lunedì 23 luglio è atteso il dato sulle vendite di abitazioni esistenti a giugno. Il 25 seguirà il dato sulle vendite di nuove abitazioni sempre a giugno, oltre alle scorte di petrolio. Giovedì 26 luglio arriveranno i principali ordinativi di beni durevoli a giugno (dato mensile). La settimana si concluderà il 27 con la nota sulla variazione trimestrale del Prodotto Interno Lordo nel secondo trimestre dell’anno.

Europa – Da noi sul Vecchio Continente martedì 24 luglio avremo l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a luglio in Germania e poi il 25 l’IFO sulla fiducia delle aziende sempre in Germania. Giovedì 26 luglio da segnare in calendario la nuova decisione della Banca Centrale Europea sui tassi di interesse, con successiva conferenza stampa. Nello stesso giorno in Italia verranno diffusi gli aggiornamenti sulla fiducia dei consumatori e su quella delle imprese manifatturiere.

Giappone – Il 24 uscirà il PMI e il 27 luglio l’indice dei prezzi al consumo.


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