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Bollettino AO | Spada di Damocle sull’auto europea

I fatti salienti della settimana

Dazi sull’auto europea. Si ipotizza un rinvio dei balzelli annunciati. La Casa Bianca, infatti, sta discutendo con le case automobilistiche europee di un aumento degli investimenti e della forza lavoro negli Stati Uniti: se tutto va bene, la misura potrebbe essere disinnescata.

Altro che “Fase 1”. Siamo ancora nella fase delle dichiarazioni. Tuttavia, sono dichiarazioni incoraggianti. Il presidente USA Donald Trump ha ripetuto che i colloqui commerciali con la Cina stanno andando “molto bene” e che Pechino vuole un accordo “molto più” di lui.

Tuttavia, ha ribadito che non ci sarà un accordo a meno che non sia “giusto”. E in mancanza di accordo, ci saranno nuovi dazi. Intanto l’indice dei prezzi alla produzione cinese è sceso dell’1,6% a ottobre, un calo più marcato di quello atteso.

Non dimentichiamo la Fed. Trump in settimana ha anche rinnovato i suoi attacchi alla Fed – il cui presidente ha parlato in audizione al Congresso – dicendo che sta danneggiando l’economia degli Stati Uniti ostinandosi a non abbassare in modo nettamente più incisivo i tassi di interesse.

Crescita fiacca. Nel terzo trimestre dell’anno, l’area euro ha confermato il ritmo di espansione registrato tra aprile e giugno: +0,2%. La crescita minore in Italia e Germania, con una variazione dello 0,1% appena, mentre prosegue la corsa di Polonia e Ungheria.

Bicchiere mezzo pieno, comunque: la Germania ha schivato l’ingresso in recessione dopo il -0,2% del secondo trimestre. Un impulso importante è arrivato dai consumi privati e dal rialzo dell’export, mentre l’import è rimasto ai livelli dei mesi precedenti.

La Spagna dopo il voto. Ai socialisti spagnoli è andato il maggior numero di seggi dopo le elezioni anticipate di domenica 10 novembre. Ma non in quantità sufficiente a consentire la formazione di un governo senza ricorrere ad alleanze. E un’alleanza è stata in effetti siglata, con Podemos.

I Popolari si sono imposti come secondo partito, il principale dell’opposizione, mentre la destra nazionalista di Vox ha più che raddoppiato la sua rappresentanza.

Cortocircuito Brexit. Il governo britannico non intende indicare un candidato commissario e la Commissione UE ha aperto una procedura formale contro il Regno Unito, inviando un “avviso” per violazione dell’obbligo previsto dal Trattato e indicando il 22 novembre come termine ultimo per rispondere.

Grandi quotazioni. Alibaba, gigante cinese dell’e-commerce, è prossimo alla quotazione a Hong Kong. Saudi Aramco aprirà le offerte per le sue azioni il 17 novembre.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Non tutti i rally sono uguali. In Europa accelera la rotazione dalle azioni più difensive ai titoli più rischiosi, in scia all’ottimismo sui colloqui tra Stati Uniti e Cina.

Intanto Bloomberg fa notare che, se è vero che l’indice S&P 500 sta registrando interessanti record, ancor più interessante è il rally dello Stoxx 600 in Europa: il primo è fortemente legato alla tecnologia, mentre il secondo è la sintesi delle performance di più settori, dalla sanità ai beni di lusso, includendo le industrie alimentari.

In caso di frenata tecnologica, quindi, l’atterraggio per gli investitori in Europa sarebbe più morbido.

Il Nikkei ha chiuso la settimana sui 23.302,32 punti, anche qui per un certo ottimismo sui colloqui commerciali. Caso rarissimo, il Dow Jones martedì ha chiuso con una variazione dello 0,00% esatto rispetto alla chiusura di lunedì.

Irresistibili rendimenti. I rendimenti ultra bassi dell’area euro stanno spingendo le nazioni dei mercati emergenti a sottoscrivere le emissioni in moneta unica come mai prima d’ora.

Gli emittenti di obbligazioni hanno raccolto 51,2 miliardi di euro da inizio anno: più di qualsiasi intera annata dalla creazione dell’euro.

Spread BTP/Bund in salita, nel contesto della vicenda ex Ilva e delle conseguenti tensioni nel governo.

Le previsioni della IEA. La domanda globale di petrolio manterrà l’attuale tasso di crescita di 1 milione di barili al giorno per i prossimi cinque anni, scendendo poi a soli 100 mila barili al giorno negli anni Trenta: lo dice l’Agenzia Internazionale dell’Energia nel suo World Energy Outlook a lungo termine.

A proposito di domanda: l’OPEC s’incontrerà il 5 dicembre per discutere di produzione e prezzi del greggio.

 



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I market movers della settimana

Protagoniste indubbie della prossima settimana saranno le stime flash dei PMI di novembre di Giappone, Europa, Germania, Francia e Stati Uniti. Si conosceranno inoltre i dati sulle nuove immatricolazioni di automobili nell’area euro.

Dopo le audizioni al Congresso del presidente Jerome Powell, pluricriticato da Trump, si attende la pubblicazione del verbale dell’ultima riunione della Federal Reserve. Saranno diffusi infine i dati sulle nuove abitazioni negli Stati Uniti (permessi di costruzione).

 


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