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Bollettino AO | Quel bazooka che Donald Trump ci invidia

Draghi e le ultime manovre di politica monetaria della BCE

I fatti salienti della settimana

“Whatever it takes” – parte 2. O anche: il ritorno del bazooka. La Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi sui depositi di 10 punti base a -0,50% e rilanciato il Quantitative Easing1 con acquisti per 20 miliardi di euro al mese da novembre.

Tutto ciò si aggiunge alle nuove aste TLTRO2, i maxi-prestiti alle banche per rilanciare consumi privati e investimenti delle imprese. Alla notizia il rendimento dei BTP3 ha reagito con una discesa allo 0,77%, mentre il cambio euro/dollaro USA ha iniziato una risalita verso l’1,11.

Resta da chiedersi: il pacchetto funzionerà senza il contributo dei governi in termini di politica fiscale?

BoJo avanti malgrado tutto e tutti. Il primo ministro UK BoJo, dopo una settimana di sconfitte e un’ondata di dimissioni, porta ancora avanti il suo piano per far uscire il Regno Unito dall’Unione Europea, costi quel che costi, il 31 ottobre.

Non ci saranno nuove elezioni, ma il Parlamento resterà chiuso fino al 14. E per riuscire ad abbandonare l’Unione nel quadro di un accordo, il nuovo deal con l’UE dovrebbe arrivare poco dopo quella data. Ma l’UE non intende riaprire i colloqui.

Una nota positiva per BoJo è però arrivata da un tribunale di Belfast, che ha stabilito che lasciare l’UE senza un deal non violerebbe l’accordo di pace in Irlanda del Nord.

I dati di questa settimana hanno mostrato in ogni caso che l’economia britannica continua a girare, con il tasso di disoccupazione che ritorna al 3,8%, mentre le retribuzioni di base sono aumentate nei tre mesi fino a luglio.

La Cina si apre al mondo. Le esportazioni cinesi si sono contratte inaspettatamente in agosto, dimostrando ancora una volta l’impatto della guerra commerciale con gli Stati Uniti.

In risposta Pechino ha adottato alcuni accorgimenti per aprirsi ulteriormente al mondo: rimossi i limiti per gli investimenti dall’estero in azioni e obbligazioni del Paese.

I dati pubblicati questa settimana hanno mostrato che l’economia rimane sotto pressione, mentre i prezzi al consumo accelerano più del previsto.

La guerra commerciale si allenta. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di ritardare di due settimane l’imposizione di tariffe aggiuntive del 5% sulle merci cinesi, in ossequio al 70esimo anniversario della Repubblica Popolare, che ricorre il primo ottobre.

Per contro, la Cina sta valutando la possibilità di permettere alle sue aziende di ricominciare a comprare prodotti agricoli americani. E gli agricoltori ringraziano.

Il “Bolton” della discordia. Trump ha anche licenziato il suo consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, dopo che quest’ultimo aveva dichiarato di essere “fortemente” in disaccordo con molte delle sue posizioni.

La mossa potrebbe portare a una riduzione delle tensioni con l’Iran e a un ammorbidimento dei rapporti con il Venezuela: Teheran e Caracas, pur se fra mille difficoltà, restano due importanti produttori di petrolio, il cui prezzo, a seguito della notizia, è sceso.

 

 

Come si sono mossi i mercati

Titoli asiatici ballerini. La People’s Bank of China ha iniettato altri 126 miliardi di dollari nell’economia nel tentativo di stimolare la crescita, ma la reazione degli investitori suggerisce che sono necessari ulteriori stimoli. Trattative commerciali ancora protagoniste, stavolta con una nota di pacato ottimismo.

Venerdì 13 settembre le Borse europee hanno aperto caute, dovendo digerire le news della vigilia: i segnali positivi nella disputa commerciale USA-Cina e il nuovo programma di stimoli monetari annunciato dalla BCE per contrastare lo spettro della deflazione. La settimana si chiude comunque in territorio positivo per le principali piazze finanziarie.

Effetto Draghi sulle banche europee. L’indice Euro Stoxx Banks Price ha registrato i suoi cinque giorni migliori dall’aprile del 2017.

Spread BTP-Bund sotto i 140 (poi risale). E sempre venerdì ha rimbalzato lo spread tra BTP italiano e Bund tedesco, che dopo la riunione della BCE era sceso sotto i 140.

P. S. In settimana Camera e Senato hanno dato la fiducia al governo Conte.

Prezzi del petrolio bassi. La riunione OPEC ad Abu Dhabi ha evidenziato il rallentamento della crescita della domanda, l’aumento dell’offerta e, dunque, il rischio di una “ricaduta” in surplus. Dal punto di vista dei produttori, i prezzi sono ancora troppo bassi.

 

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Market movers della settimana

In Cina, focus sui dati relativi alla produzione industriale annuale, oltre che sulle vendite al dettaglio. Ma ci sarà anche la Germania al centro dell’attenzione: qui si attende l’aggiornamento sullo ZEW (17 settembre).

In Gran Bretagna ovviamente la Brexit resterà in primissimo piano: ma, non essendosi ancora consumata, finora i dati macro arrivati dal Paese non sono male. Focus stavolta sull’indice dei prezzi al consumo, su quelli alla produzione e sulle vendite al dettaglio. In più, giovedì 19 settembre la Bank of England si esprimerà sui tassi di interesse.

E gli Stati Uniti? Qui sarà la settimana del FOMC, la cui decisione sarà resa nota mercoledì 18 settembre. Trump continua a martellare per un più convinto taglio dei tassi, oltre che per nuovi interventi di stimolo all’economia: e infatti ci invidia Draghi.

In Giappone le ultime decisioni di politica monetaria verranno rese note il 19 settembre.

 



1 – #ABCFinanza: che cos’è il Quantitative Easing?
2 – #ABCFinanza: cosa sono le aste TLTRO e che effetti hanno sull’economia reale?
3 – Cosa succede ai BTP se i tassi salgono (o scendono)?

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