I fatti salienti della settimana
Figli e figliastri? A Roma Moscovici ha chiesto con forza di abbassare il rapporto deficit/PIL previsto per il prossimo anno (il nostro governo sembra che proporrà il 2,04%, dal precedente 2,4%), mentre al presidente Emmanuel Macron – in seria difficoltà di fronte ai bassi consensi interni e alla violenta protesta dei “gilet gialli” – sarà concesso di arrivare al 3%. Cosa dobbiamo pensare?
Attenzione ai numeri. Al di là delle speculazioni politiche, i dati sembrano dare a Parigi un maggiore spazio di manovra: il Prodotto Interno Lordo francese il prossimo anno è dato al +1,6%, quello italiano sotto l’1%; ma soprattutto, il nostro debito/PIL è attorno al 131%, quello francese – pur non trascurabile – è al 98,5%. Questa diversa situazione di partenza è percepita anche dagli investitori, come rivela la differenza di rendimento con il Bund tedesco: quella italiana orbita attorno ai 270 punti base, lo spread francese è a quota 45.
L’accomodamento monetario continua. Il Consiglio direttivo della BCE, che si è riunito il 13 dicembre, ha lasciato invariati i tassi di interesse. E ribadito di aspettarsi che si mantengano su livelli pari a quelli attuali “almeno fino all’estate del 2019”, e in ogni caso “finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.
Quanto al quantitative easing, confermata la fine degli acquisti netti con il 2018, mentre i reinvestimenti procederanno “a lungo anche dopo l’aumento dei tassi e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.
Psicodramma Brexit. L’11 dicembre il Parlamento inglese avrebbe dovuto approvare o respingere la bozza di accordo su Brexit messa a punto dai negoziatori UE e dal primo ministro Theresa May. Che una bocciatura fosse nell’aria s’era capito da settimane. Ma quanto sarebbe stata pesante è stato chiaro solo a ridosso del voto. Ecco allora che la May lo ha posticipato, incaricandosi nel frattempo di riaprire un canale di dialogo e di (eventuale) ulteriore negoziazione con l’UE.
Una mossa azzardata? A Londra è tornata in auge, più forte e concreta che mai, l’ipotesi di sfiducia della May. Il voto, che si è tenuto il 12 dicembre, si è concluso con la conferma della fiducia al primo ministro, che quindi resta alla guida del Partito Conservatore e in carica come primo ministro, forte anche del fatto che la questione non potrà essere posta di nuovo per almeno un anno.
La Cina continua a rallentare. Segnali di ulteriore rallentamento dall’economia cinese a novembre: le vendite al dettaglio e la produzione industriale si sono indebolite. Le vendite al dettaglio – in passato un pilastro per l’economia – hanno registrato la performance più debole dal maggio 2003.
Come si sono mossi i mercati
Economia cinese e tregua commerciale. Il rallentamento cinese ha pesato sull’azionario, non solo asiatico: ne hanno risentito anche l’Europa e Wall Street, che ha sofferto anche per i timori di una possibile escalation delle tensioni tra Washington e Pechino dopo l’arresto della direttrice finanziaria (e figlia del fondatore) di Huawei.
L’umore, a New York, è poi migliorato quando ha iniziato a circolare la notizia che il vicepremier cinese Liu He ha discusso telefonicamente del calendario dei colloqui con il segretario del Tesoro USA Steven Mnuchin.
Sterlina ed euro osservati speciali. Settimana difficile, terminata comunque con un recupero, per la sterlina, in scia al confronto politico interno e alla tentata sfiducia alla May. Sullo yuan hanno pesato i dati macro cinesi. L’euro, osservato speciale nella settimana della BCE, si avvia verso il week end sotto l’1,13 nel cambio con il dollaro USA.
Petrolio, il taglio non manda in orbita i prezzi (per ora). Sì, ok, un po’ le quotazioni si sono riprese: 61 dollari USA il barile di Brent e 52 il WTI. Ma per ora l’effetto OPEC appare abbastanza contenuto.
Da segnare in agenda
Europa – Lunedì 17 uscirà l’indice dei prezzi al consumo, con la variazione annuale aggiornata a novembre. Il 18 è atteso l’indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania.
Gran Bretagna – Mercoledì 19 verrà diffuso l’indice dei prezzi al consumo (variazione annuale a novembre). Il 20 sono in calendario le vendite al dettaglio e la decisione sul tasso d’interesse. Il 21 focus sul PIL (variazione trimestrale e annuale nel terzo trimestre).
Stati Uniti – Sarà la fatidica settimana dell’ultimo meeting 2018 della Federal Reserve: teoricamente, in questa occasione dovrebbe avere luogo il quarto rialzo dell’anno dei tassi di interesse. Senonché, ultimamente la Fed (in primis il presidente Jerome Powell) ha adoperato toni un po’ più accomodanti, che lasciano presagire un rinvio di questa decisione. Rinvio che il presidente Trump caldeggia.
Giappone – Agenda all’insegna della politica monetaria anche per il Sol Levante, dove sono attese la dichiarazione sulla politica monetaria e la conferenza stampa della Bank of Japan.