I fatti salienti della settimana
È il tema del momento. Ovunque nel mondo – Italia compresa – ci si interroga su come e quando far partire la fatidica “fase 2”, quella della ripresa graduale delle attività (in primis produttive) con allegato tracciamento su base volontaria. Nel nostro Paese è stata istituita un’apposita task force guidata da Vittorio Colao.
Il presidente USA Donald Trump ha ben sintetizzato le ragioni alla base della pressante necessità di varare, possibilmente più prima che poi, questa seconda fase della gestione della pandemia di coronavirus. “Per tutelare i cittadini dobbiamo salvaguardare la salute ma anche il funzionamento dell’economia”.
A proposito di economia. Qualcuno già parla di Pandenomics, di economia ai tempi del coronavirus. Ma prima di arrivare a una prima, abbozzata forma di assestamento ci toccherà – sembra – attraversare l’oscura valle della recessione.
Una recessione che per il 2020 sarà “senza precedenti”, secondo quanto stima il Fondo Monetario Internazionale nel suo primo World Economic Outlook dall’inizio della crisi pandemica: -3% il Prodotto Interno Lordo a livello mondiale nel 2020 (e un successivo rimbalzo del +5,8% nel 2021); e, nel dettaglio, -9,1% per l’Italia, -7% per Germania e Francia e -5,9% per gli States. Crescita anemica come non mai per Cina e India: +1% circa.
Ahi ahi. S&P vede il PIL globale del 2020 attestarsi al -2,4%, con un -9,9% per l’Italia.
BCE in prima linea. Parlando alla riunione del Fondo Monetario, la presidente della BCE Christine Lagarde ha garantito che la banca centrale è pronta “a qualsiasi misura, prevista dal suo mandato, per aiutare l’eurozona a uscire da questa crisi”.
E l’Unione Europea? Per quel che può, tra i mille veti contrapposti degli Stati membri, sta dando il suo contributo: la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen punta a utilizzare il bilancio comunitario 2021-2027 a supporto degli investimenti per far ripartire l’economia.
MES e bond, che pasticcio. Al Parlamento Europeo Lega, M5S e Fratelli d’Italia hanno votato contro l’attivazione del MES, comunque approvata a larga maggioranza anche con i voti del PD, che in Italia governa con i 5Stelle.
I due partiti al governo sono divisi anche sui Recovery Bond: i 5Stelle hanno detto no a queste obbligazioni garantite dal bilancio UE, ma sarebbero favorevoli ai Coronabond con debito mutualizzato; il PD è favorevole a entrambi.
Intanto la crisi galoppa. E lo dimostra il PIL cinese, che nel primo trimestre ha registrato una variazione pari al -6,8%, primo dato negativo dal 1992 (variazione congiunturale a -9,8%). Per la produzione industriale il risultato di marzo è un -1,1%. La People’s Bank of China si conferma attivissima nel contrasto all’inchiodata economica.
USA in affanno. Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio di marzo sono crollate dell’8,7% rispetto a febbraio. Secondo la Fed, la produzione industriale ha segnato il peggior risultato dal 1946, con un calo del 6,3%.
E i sussidi di disoccupazione? Alle stelle: nell’ultimo mese più di 22 milioni di americani ne hanno fatto richiesta. Intanto il programma di prestiti da 350 miliardi di dollari destinati alle piccole e medie imprese ha già esaurito i suoi fondi e bisogna rifinanziarlo.
In tutto questo, Trump ha tagliato i fondi all’OMS, accusata di essere “troppo filo-cinese”.
Biden sfiderà Trump. Sullo sfondo delle polemiche per la gestione della crisi sanitaria negli USA, Joe Biden si è imposto come lo sfidante dem di Trump: in settimana ha ricevuto l’appoggio di Bernie Sanders, Barack Obama ed Elizabeth Warren.
Brexit must go on. David Frost e Michel Barnier, i negoziatori UK e UE per la Brexit, hanno messo a punto un calendario per confrontarsi sui futuri rapporti commerciali tra Regno Unito e Unione Europea: al via il 20 aprile. Frattanto Londra ha ribadito il suo “no” all’estensione del periodo di transizione.
Come si sono mossi i mercati
Stagione di trimestrali. Citigroup e Goldman Sachs hanno chiuso il primo trimestre 2020 con un calo degli utili del 46%. Quelli di Bank of America giù del 45%. Morgan Stanley ha visto i suoi profitti scendere di almeno il 30% nei primi tre mesi del 2020. Maluccio anche BlackRock. Gli utili di JP Morgan sono scesi di quasi il 70%, quelli di Wells Fargo del 90%. Dal “too big to fail” del 2008 si passerà al “too many to fail”?
Di tutto ciò risente l’azionario, dove la volatilità si conferma a livelli di guardia. Nota a margine: era da quasi quarant’anni che le azioni USA non erano così convenienti rispetto ai titoli governativi.
Occhio allo spread. Sussulto per lo spread BTP-Bund, tornato poi a scendere nella mattinata di venerdì 17 aprile.
Che strano bene rifugio. Lato oro, emerge una correlazione positiva con la Borsa durante uno dei più pesanti drawdown della storia. Della serie: rifugio sì, ma fino a un certo punto.
OPEC+, l’accordo c’è ma non basta. Dopo una settimana di trattative, l’OPEC+ ha formalizzato l’accordo che prevede un taglio della produzione di petrolio di 9,7 milioni di barili al giorno a maggio e giugno. Ma ciò non è bastato a Wall Street.
I market movers della settimana
L’attenzione rimarrà focalizzata sulle indicazioni dei governi circa i modi e i tempi di un eventuale – e comunque graduale – riavvio della vita pubblica ed economica. Giovedì 23 aprile al Consiglio Europeo verrà presentata la strategia per uscire dalla pandemia (e dai suoi effetti).
Mercoledì i riflettori saranno puntati sull’indicatore della fiducia dei consumatori diffuso dalla Commissione Europea e sulle prospettive per il settore manifatturiero francese. Giovedì attenzione alle stime per i PMI flash. Venerdì focus sull’IFO tedesco e sui dati relativi agli ordinativi di beni durevoli negli Stati Uniti.
Giuseppe / Aprile 17, 2020
Grazie, concisi e chiari come sempre….
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