I fatti salienti della settimana
Notizie dal mondo macro. L’area euro sembra scuotersi dal torpore, con una crescita del Prodotto Interno Lordo che nel primo trimestre 2019 si è attestata al +0,4% dal +0,2% del periodo precedente (l’UE è passata al +0,5% dal +0,3%). PMI in ordine sparso.
Non clamorosa ma perlomeno rassicurante la variazione registrata dal PIL italiano, con un +0,2% che allontana momentaneamente l’ombra della recessione. Giù il tasso di disoccupazione complessivo e anche quello giovanile.
Cosa si dice nel Regno Unito? La Bank of England ha lasciato i tassi allo 0,75% e, pur rivedendo al rialzo le stime di crescita, tiene alta la guardia su Brexit. Fra tre settimane, stanti così le cose, il Paese parteciperà al voto europeo. E sapete una cosa? I sondaggi YouGov danno il Brexit Party di Nigel Farage al 30%.
Ma intanto c’è stato il voto amministrativo per il rinnovo di oltre ottomila seggi in 259 consigli comunali in Inghilterra e Irlanda del Nord: penalizzati i due maggiori partiti, mentre i Liberaldemocratici e i Verdi, dichiaratamente pro-UE, hanno conquistato centinaia di seggi più del previsto, proprio come i candidati indipendenti.
A proposito di elezioni. In Spagna il socialista Pedro Sanchez è pronto a tornare alla poltrona di primo ministro con i suoi alleati di sinistra dopo aver vinto le elezioni che si sono svolte domenica 28 aprile.
C’è da capire se avrà bisogno del sostegno dei separatisti catalani per governare. Tonfo per i Popolari. Ascesa sorprendente per la destra ultranazionalista di Vox, passata da zero seggi a 24.
Dazi, finalmente ci siamo? Un graduale smantellamento dei dazi sulle merci cinesi: è ciò che, secondo quanto circolato in settimana, prevederebbe l’accordo tra Stati Uniti e Cina.
Gli USA potrebbero iniziare rimuovendo il balzello del 10% su una parte dei 200 miliardi di dollari di import cinese oggi sottoposti a quel tasso, per poi rimuovere il resto in un secondo momento. Secondo CNBC, l’annuncio potrebbe avvenire entro il 10 maggio.
Si allarga la crepa tra Fed e Casa Bianca. Anche la Federal Reserve ha lasciato i tassi al range 2,25%-2,50%. Tuttavia, a dispetto del recente rallentamento dell’inflazione, il presidente Jerome Powell non ha fatto cenno alla possibilità di un taglio dei tassi. Anzi.
La direzione indicata è abbastanza all’opposto rispetto a quella su cui insiste il presidente USA Donald Trump, che di recente ha di nuovo criticato la Fed auspicando un taglio dei tassi dell’1% e il ripristino del Quantitative Easing.
Come si sono mossi i mercati
Focus su dati macro e banche centrali. Sulle Borse asiatiche hanno pesato i dati sul PMI cinese, mentre le azioni coreane sono state trascinate al ribasso dai risultati deludenti di Samsung. Negativa la reazione di Wall Street all’ultima decisione e ai messaggi della Fed.
Timidi progressi per i listini europei, Ftse MIB incluso, partito bene dopo la conferma di S&P (rating BBB e outlook negativo sul nostro Paese).
Effetto Fed sui Treasuries USA. I tassi sui Treasuries statunitensi a due anni sono balzati al 2,3% dopo le parole di Powell, rispetto al 2,2% precedente al comunicato della Federal Reserve. Spread BTP-Bund stabile venerdì 3 maggio a 253 punti.
Breve giro tra i cambi. Sul mercato valutario, il cambio euro/dollaro USA venerdì 3 maggio è tornato sotto l’1,12. Lo yen – valuta rifugio – resta forte a dispetto della politica ultra accomodante della Banca del Giappone.
Gli operatori prendono nota dei risultati delle amministrative UK e dicono: la sterlina potrebbe trarre vantaggio da uno slancio dei Remainers rispetto agli estremisti della Brexit.
Petrolio in calo. Guerra civile in Venezuela e decisione di Washington di bloccare del tutto le importazioni dall’Iran non sono bastate a spingere le quotazioni: l’output USA e russo e le voci di un’OPEC pronta a produrre nuovamente a pieno regime hanno compensato i due eventi. La settimana si chiude così sui 61 dollari per il barile di WTI e sui 70 per il Brent.
Da segnare in agenda
Stati Uniti – Giovedì 9 maggio è atteso l’indice dei prezzi alla produzione, oltre all’aggiornamento sulla bilancia commerciale. Il 10 tocca all’indice dei prezzi al consumo, con la variazione mensile e annuale ad aprile. In calendario, nello stesso giorno, c’è anche la dichiarazione sul budget.
Europa – Lunedì 6 maggio giornata densissima: attesi i dati Markit servizi e composito, il Sentix sulla fiducia degli investitori e le vendite al dettaglio. In Italia il 7 maggio l’ISTAT rilascerà la nota economica mensile. L’8 la BCE pubblicherà le minute della riunione di politica monetaria. Il 10 attenzione alla produzione industriale.
Regno Unito – Venerdì 10 maggio focus sulla variazione mensile, trimestrale e annuale del Prodotto Interno Lordo e sulla produzione manifatturiera.