I fatti salienti della settimana
L’addio a Marchionne. È accaduto tutto a velocità accelerata: il primo giugno, il top manager del Gruppo FCA Sergio Marchionne era a Balocco, in provincia di Vercelli, a presentare il piano al 2022; il 26 giugno era a Roma a consegnare la Jeep in livrea ai carabinieri; subito dopo era a Zurigo per un intervento chirurgico già programmato, cui nelle intenzioni sarebbe dovuto seguire un rapido ritorno al lavoro.
E invece no: il 21 luglio i consigli di FCA, Ferrari e CNH si sono riuniti in via straordinaria per sostituire Marchionne in tutte le sue cariche. Motivo: complicanze post operatorie con conseguenze “irreversibili”, tali da escludere ogni possibilità di ritorno al lavoro dell’ex AD. Poi, mercoledì 25 luglio, l’annuncio: Sergio Marchionne non ce l’ha fatta.
I numeri del trimestre. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il suo successore ai vertici del Gruppo FCA, Michael Manley, ha presentato in una conference call con gli analisti i numeri del secondo trimestre dell’anno. Un trimestre che, come aveva anticipato Marchionne, è stato un po’ difficile, anche per l’effetto dei dazi: utile netto sui 754 milioni di euro, in calo del -35%, ricavi ed Ebit per l’intero anno rivisti al ribasso. Ma la buona notizia non è mancata: il trimestre si è chiuso con l’azzeramento del debito e con una cassa per 500 milioni.
La reazione dei mercati. L’entità che genericamente chiamiamo “mercati” ha un modo tutto suo di reagire ai lutti, e noi ne abbiamo parlato qui. Mercoledì il titolo FCA ha terminato la seduta a Milano con una perdita rispetto al prezzo di apertura del -15,5%, a 13,99 euro, sui valori di ottobre 2017. E gli altri titoli della galassia? Exor -3,49%, Ferrari -2,19% e CNH -0,27%. Poi, il 26 luglio, il rimbalzo, seguito venerdì da nuove vendite.
USA-UE, c’è l’accordo. “Io capisco la posizione di Trump, politicamente la capisco. Credo che bisogna correggere delle anomalie negli scambi commerciali a livello internazionale. E lui ha una forza straordinariamente diretta nel cercare di correggerli, è immediato”. Così parlava Sergio Marchionne il 26 giugno a Roma, a proposito dei dazi USA. Quali novità su questo fronte?
In settimana il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker è arrivato alla Casa Bianca per disinnescare le tensioni commerciali e pare sia riuscito a strappare un accordo. “Oggi è un grande giorno, abbiamo lanciato una nuova fase nei rapporti tra USA ed Europa”, ha detto il presidente USA Donald Trump dopo l’incontro. “L’obiettivo è zero tariffe, zero barriere commerciali non tariffarie e zero sussidi sui beni industriali che non siano auto”.
Tassi fermi e guidance confermate. Giovedì 26 luglio il consiglio direttivo della BCE ha lasciato i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. Livelli pari a quelli attuali sono attesi almeno fino all’estate del 2019. Confermati gli acquisti di attività da 30 a 15 miliardi di euro al mese a partire da ottobre, con chiusura definitiva del programma al 31 dicembre.
PIL statunitense in crescita del 4,1%. Il Prodotto Interno Lordo negli Stati Uniti è cresciuto del 4,1% annuo nel secondo trimestre 2018, in linea con le previsioni di un’accelerazione fra aprile e giugno: la migliore crescita dal terzo trimestre 2014. Il governo ha anche rivisto al rialzo la variazione del PIL nel primo trimestre, al 2,2% dal 2%.
Batosta per Facebook. La crescita di Facebook sta rallentando e in settimana il titolo ha reagito con cali a doppia cifra. Nel secondo trimestre Facebook ha riportato un utile per azione per 1,74 dollari, contro l’1,32 di un anno fa, per un totale di 5,11 miliardi. I ricavi sono aumentati su base annua del +42% a 13,23 miliardi, sotto le stime degli analisti. Sulle prospettive, però, pesano fra le altre cose le leggi più stringenti sulla privacy. Fra l’altro, gli utenti giornalieri attivi in USA e Canada sono rimasti invariati rispetto al primo trimestre, mentre in Europa sono calati da 282 a 279 milioni.
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Grafico della settimana
Agosto è il mese del VIX? Negli ultimi 20 anni, il cosiddetto “indice della paura”, il VIX, ha avuto i suoi momenti di gloria durante i mesi estivi, con performance di tutto rispetto. La crescita di questo indice in genere è collegata ai maggiori timori e all’aumento del rischio sul mercato azionario (soprattutto quello americano, cui si riferisce). Quindi? Il caldo estivo intensifica il rischio, o comunque la sua percezione? Non crediamo. Più probabile che le minori contrattazioni e i volumi ridotti ne determinino un incremento. Chissà se agosto confermerà questa statistica.
Come si sono mossi i mercati
Settimana tutto sommato buona per i listini. In attesa di quel tipico riemergere estivo della volatilità – che ad agosto, con il calo dei volumi, si riprende sempre un po’ la scena – facciamo il punto sull’ultima settimana di luglio. Bene S&P500 e Dow Jones, più debole – anche per l’effetto Facebook – il Nasdaq. L’Europa ha brindato all’accordo Juncker-Trump.
In vista della riunione della prossima settimana, sono circolate voci sulla possibilità di un intervento in senso restrittivo della Bank of Japan per tenere sotto controllo il suo massiccio programma di stimoli. Voci di cui ha beneficiato il Nikkei. Anche gli Emergenti si sono difesi.
Effetto BoJ sulle obbligazioni. Al contrario, le obbligazioni governative giapponesi sono andate giù sull’ipotesi relative alla Banca del Giappone. Specularmente, il rendimento è salito. Quello dei governativi USA anche, in attesa del dato sul Prodotto Interno Lordo uscito venerdì. Spread tra BTp e Bund sopra i 230 punti base.
Bene yen e yuan, ancora debole la sterlina. Le voci sulle presunte prossime mosse della Bank of Japan hanno influito anche sullo yen, che è salito. Euro/dollaro sull’1,17. Con soli otto mesi di tempo per lasciare l’Unione Europea nel quadro di un accordo chiaro e condiviso (che ora manca totalmente e deve essere ancora tutto costruito), la Gran Bretagna continua a pagare l’incertezza con l’indebolimento della sua valuta, la sterlina. Ancora in calo lo yuan cinese, strumento di Pechino nella “guerra dei dazi”.
Le ultime sul petrolio. Sul finire della settimana il WTI con consegna a settembre era sui 69 dollari al barile, mentre il Brent a Londra era scambiato a 74 dollari circa: sulle quotazioni si sono fatti sentire i timori sulle forniture dopo gli attacchi in Yemen alle petroliere arabe.
In agenda
Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana.
Stati Uniti – Martedì 31 si conoscerà il grado della fiducia dei consumatori a luglio. Il primo agosto sono da segnalare la variazione dell’occupazione non agricola (ADP) a luglio, l’indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero sempre a luglio e le scorte di petrolio greggio.
Attenzione poi, sempre il primo agosto, alle decisioni del FOMC della Federal Reserve. Il 3 agosto focus sulle buste paga del settore non agricolo a luglio, sul tasso di disoccupazione sempre a luglio e sull’indice ISM non manifatturiero nel medesimo periodo.
Cina – Martedì 31 luglio verrà diffuso il dato aggiornato sull’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a luglio, cui il primo agosto seguirà l’indice manifatturiero PMI – Caixin sempre a luglio.
Giappone – Il 31 luglio occhi puntati sulla dichiarazione di politica monetaria della Banca del Giappone, con rapporto annuale sulle prospettive e con relativa conferenza stampa.
Europa – Martedì 31 luglio sarà interessante conoscere la variazione della disoccupazione in Germania a luglio e l’indice annuale dei prezzi al consumo. Il mese di agosto inizierà poi con l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero.
Gran Bretagna – Mercoledì 1 agosto attenzione all’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero, cui seguirà il 2 del mese l’indice dei direttori degli acquisti del settore costruzioni, entrambi i dati aggiornati a luglio. Il 3 agosto a questi numeri si sommeranno quelli dell’indice dei direttori degli acquisti del settore dei servizi (sempre riferiti a luglio).
Attesa in settimana la decisione sul tasso di interesse della Bank of England, con relativo rapporto sull’inflazione e discorso del governatore Mark Carney.