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Bollettino AO | I dazi della discordia

I fatti salienti della settimana

Vertice Stati Uniti-Cina. Non sarebbe stato risolutivo, secondo i primi resoconti, il vertice di due giorni sui dazi fra la delegazione americana e quella cinese, che si è chiuso venerdì a Pechino. Le parti avrebbero raggiunto “un’intesa su alcuni punti”, ma su altri permarrebbero “forti disaccordi”. C’è comunque la volontà di “comunicare più strettamente”.

Intanto il primo maggio è scaduta la sospensione dei dazi su acciaio e alluminio a carico dell’Europa: le autorità americane hanno deciso di esentare il Vecchio Continente per un altro mese dall’applicazione di questi balzelli commerciali.

Dati divergenti. Dagli Stati Uniti è arrivata una lunga serie di dati macro, alcuni migliori e altri peggiori delle stime. Da segnalare in particolare l’inflazione PCE (Personal Consumption Expenditure) a marzo, che ha raggiunto il target della Fed del 2% annuo, e il deficit commerciale, sceso del 15,2% a 48,96 miliardi di dollari a marzo, ai minimi da settembre.

Stime europee. Quanto all’area euro, in base alla stima flash la crescita del Prodotto Interno Lordo nel primo trimestre è rallentata al +0,4%. Per il 2018 la variazione attesa è del +2,3%, per il 2019 del +2%. L’inflazione ad aprile è rallentata all’1,2% annuo dall’1,3%, mentre le previsioni sono confermate al +1,5% per il 2018 e al +1,6% per il 2019.

A marzo il tasso di disoccupazione è risultato stabile all’8,5%, il più basso dal dicembre 2008. Per il 2018 il dato stimato è dell’8,4%, nel 2019 del 7,9%. Restando nell’ambito delle stime, per il 2018 quella del deficit/PIL è stata rivista al ribasso allo 0,7% (0,6% nel 2019). Il PMI manifatturiero ad aprile è risultato in flessione a 56,2 punti, il PMI servizi è sceso a quota 54,7.

Bollettino Italia. In Italia l’ISTAT ha stimato un’inflazione cresciuta del +0,1% ad aprile e del +0,5% annuo. Quanto al Prodotto Interno Lordo, sempre l’ISTAT ha valutato un aumento del +0,3% nel primo trimestre e del +1,4% tendenziale. A marzo il tasso di disoccupazione giovanile è calato al 31,7%, mentre il dato complessivo è stabile all’11%. L’indice PMI manifatturiero è risultato in calo a 53,5 punti ad aprile, il PMI dei servizi invariato a 52,6.

E ora vediamo le stime della Commissione Europea sul nostro Paese: il tasso di inflazione 2018 è visto all’1,2% (1,4% nel 2019); il rapporto deficit/PIL è atteso in calo all’1,7% nel 2018 e nel 2019, il rapporto debito/PIL rispettivamente al 130,7% e al 129,7%. Confermata una crescita del PIL pari al +1,5% nel 2018 e al +1,2% nel 2019.

Grafico della settimana

Emergenti in fibrillazione. Il rafforzamento del dollaro USA delle ultime settimane (con il Dollar Index in rialzo del 4,8% dai minimi di febbraio) e il rendimento in rialzo del Treasury (il decennale statunitense) e del Libor a 3 mesi – il primo oscilla intorno alla soglia “critica” del 3%, il secondo si è portato intorno al 2,3%, sui massimi degli ultimi 10 anni – hanno fatto sentire i loro effetti principalmente sui Paesi Emergenti.

Il debito di questi Paesi nel resto del mondo è finanziato in valuta americana. Di conseguenza, un rialzo del dollaro e del rendimento dei titoli obbligazionari USA si riflette significativamente sulle valute e sulle economie di queste aree. Per questo, nei giorni scorsi, la Banca Centrale dell’Argentina ha operato due rialzi dei tassi nell’arco di una settimana (e un terzo è atteso a breve), proprio con l’obiettivo di frenare la caduta della sua valuta, indebolita dal recente rafforzamento del dollaro.

Non solo Argentina. Tra le valute più in calo contro il dollaro troviamo anche la lira turca, il rublo russo e il real brasiliano. In questa fase, quindi, occhi puntati sulle banche centrali degli Emergenti.

Come si sono mossi i mercati

Una settimana tranquilla. Indici americani in calo. Eurostoxx50 sulla parità, così come Dax, Cac40 e Ibex35. A Milano è proseguita la cavalcata del Ftse MIB, che si è portato sopra i 24 mila punti, confermando l’ottima performance da inizio anno, superiore al 10%. Una delle storie della settimana ha riguardato il mercato dell’auto, che ha invertito la rotta ad aprile segnando un +6,47% nelle immatricolazioni.

Spread in lieve aumento. Nella settimana in cui Luigi Di Maio del M5S ha detto al leader della Lega Matteo Salvini “andiamo insieme a chiedere di votare a giugno” e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella invece ha convocato per lunedì un nuovo giro di consultazioni per la formazione del governo, il rendimento del decennale italiano chiude la settimana in leggero rialzo. Un movimento che, in concomitanza con il ribasso del Bund tedesco, ha provocato un lieve rialzo dello spread, ma niente di clamoroso: circa 122 punti base in chiusura di settimana.

Dollaro in recupero. Riunione rituale del FOMC mercoledì 2 maggio, ma senza sorprese: la Federal Reserve di Jerome Powell ha deciso di non muovere i tassi, che restano all’1,50-1,75%. Ribadita la previsione di ulteriori rialzi graduali.

Sul dollaro la riunione senza colpi di scena del FOMC ha avuto come effetto una breve parentesi di debolezza. Nel complesso, la valuta continua la fase di recupero rispetto alla moneta unica: venerdì il cambio euro/dollaro era sotto l’1,20, sui valori minimi da inizio gennaio.

Greggio fermo. Quotazioni del petrolio stabili rispetto alla settimana scorsa, sostenute dalle tensioni geopolitiche che si stanno addensando attorno all’Iran, accusato dal primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu di mentire riguardo al programma nucleare. Negli USA, le scorte settimanali di petrolio sono cresciute più delle stime.

In agenda

Di seguito, alcuni dei principali appuntamenti e dati macroeconomici della prossima settimana (fonte: Bloomberg).

Europa – Lunedì 7 maggio la settimana inizierà con il Markit Eurozone Retail PMI, il Sentix Investor Confidence e gli ordini alle fabbriche. Martedì 8 toccherà alla produzione industriale. Il 10 la Banca Centrale Europea pubblicherà il bollettino economico. Sempre il 10 è atteso il rapporto della Bank of England sull’inflazione e la decisione sul tasso di interesse (che ci si aspetta resti invariato allo 0,50%).

Italia – Il 7 maggio l’ISTAT rilascerà la nota economica mensile, mentre l’8 la Banca d’Italia riporterà le statistiche sugli aggregati di bilancio. Il 9 vendite al dettaglio e il 10 produzione industriale.

Stati Uniti – Occhi puntati, fra le altre cose, sulle scorte di petrolio e sull’indice dei prezzi al consumo.


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