I fatti salienti della settimana
Banche centrali protagoniste. Federal Reserve, Banca centrale europea e Banca d’Inghilterra hanno reso note le ultime decisioni di politica monetaria del 2022 per contrastare l’inflazione. Tutte e tre hanno aumentato i tassi di 50 punti base. Ma hanno precisato che la lotta contro la fiammata dei prezzi non è ancora finita.
La Fed preme il pedale del freno. La Federal Reserve ha ridotto l’entità del rialzo rispetto agli ultimi aumenti da 75 punti base, portando i tassi di riferimento al 4,25%-4,50%, massimo da 17 anni. La mossa, largamente attesa, è avvenuta in un momento in cui negli Stati Uniti d’America l’inflazione sta mostrando i primissimi segni di cedimento.
L’inflazione finalmente rallenta? L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è salito del 7,1% su base annua a novembre, contro il +7,7% di ottobre, il dato più basso dal dicembre del 2021. Meglio delle previsioni di mercato, che indicavano una variazione del +7,3%. Malgrado il rallentamento, però, l’inflazione è quasi quattro volte più alta dell’obiettivo del 2% cui punta la Fed. Ragion per cui i rialzi non terminano con il 2022.
Bce, al via la riduzione del bilancio. Anche la Banca centrale europea ha comunicato un rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base, portando quello principale di rifinanziamento al 2,5%. La presidente Christine Lagarde ha detto che bisogna aspettarsi ulteriori aumenti della stessa entità anche in futuro. Intanto, da marzo la Bce inizierà la riduzione dei titoli in portafoglio, con un ritmo di 15 miliardi di euro al mese fino alla fine di giugno.
La BoE non resta indietro. Stessa entità di rialzo nel Regno Unito, dove pure l’inflazione è in rallentamento ma ancora a doppia cifra: la Bank of England ha alzato i tassi di interesse di 50 punti base, portando il tasso di riferimento al 3,5%.
A proposito di inflazione. In settimana sono stati resi noti i dati sull’inflazione di diversi Paesi europei. In Francia, per esempio, l’indice dei prezzi al consumo ha fatto segnare un +0,3% su base mensile e un +6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre in Germania l’incremento su base annua è stato del 10% (meglio comunque del 10,4% di ottobre) e nel Regno Unito c’è stato un aumento del 10,7% rispetto all’11,1% segnato ad ottobre, il livello più alto raggiunto negli ultimi 41 anni.
In Italia e Ue il dato finale sull’inflazione certifica a novembre un aumento pari, rispettivamente, al 12,6% su anno e al 10,1% su anno (leggermente rivisto al rialzo rispetto alla stima flash del 10%).
Gas, ennesima fumata nera sul price cap. I ministri dell’Ue non hanno trovato l’accordo politico per l’introduzione del price cap sul gas, al termine del Consiglio straordinario Energia a Bruxelles. Parlando in occasione dell’ultimo Consiglio europeo dell’anno, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che l’Italia si aspetta dall’Europa passi avanti sul price cap al gas russo e sul dossier migranti affinché possa essere definita una gestione comune.
Energia europea Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno trovato un accordo provvisorio sul piano RePowerEu, che consente ai singoli Paesi di avere nuove risorse da aggiungere ai loro Pnrr per combattere il caro energia e rafforzare l’indipendenza energetica.
Manovra italiana, Bruxelles boccia l’aumento del tetto ai contanti. La Commissione europea ha fatto sapere che la manovra economica dell’Italia per il 2023 risulta “complessivamente in linea con le indicazioni e con le linee guida” contenute nella raccomandazione di luglio. Ma ha espresso un parere negativo sull’aumento del tetto al contante, il limite dei 60 euro per i pagamenti con il Pos e su alcune misure sulle pensioni.
Continua la saga Ftx. Sam Bankman-Fried, fondatore ed ex amministratore delegato della piattaforma di scambio di criptovalute Ftx, dovrà affrontare due procedimenti: nel primo sarà imputato per otto accuse, tra cui frode telematica, riciclaggio di denaro e associazione a delinquere finalizzata alla frode. Nel secondo, la Securities and Exchange Commission accusa Bankman-Fried di aver truffato i suoi investitori.
Opec non tocca le stime. Nel suo ultimo Monthly Oil Market Report, l’Opec ha lasciato invariate le sue principali proiezioni sulla domanda e sull’offerta di greggio. Nel dettaglio, prevede che la domanda globale di petrolio crescerà di 2,55 milioni di barili al giorno a 99,6 milioni di barili al giorno nel 2022, seguita da un aumento di 2,2 milioni di barili al giorno a 101,8 milioni di barili al giorno nel 2023, quest’ultimo sostenuto dai previsti miglioramenti geopolitici e dal contenimento della Covid-19 in Cina.
Come si sono mossi i mercati
Una settimana difficile. I mercati finanziari hanno virato in terreno negativo nella seconda parte della settimana: a frenare i listini ha contribuito l’atteggiamento ancora “da falco” di Fed e Bce che, nonostante i rialzi più “morbidi” hanno messo in chiaro che la lotta all’inflazione non è ancora vinta. Il che fa crescere i timori di una recessione economica. Tanto che, nella sola giornata di giovedì, a Wall Street l’indice Dow Jones ha perso il 2,25%, il Nasdaq il 3,23% e lo S&P 500 il 2,48% a 3896,04.
Arrivano le Streghe. Non solo. Nella giornata di venerdì, in Europa, le scadenze tecniche hanno messo i bastoni tra le ruote al tentativo di rimbalzo delle Borse. Il 16 dicembre, infatti, cade il giorno delle Quattro Streghe (che si verifica il terzo venerdì di ogni trimestre), in cui si verifica una concomitanza di scadenze e aumenti insoliti del volume degli scambi che aumentano la volatilità sui listini.
Deboli anche gas e petrolio. Ad Amsterdam, le quotazioni del gas si muovono venerdì sui 128,3 euro al MWh, mentre il petrolio Wti con consegna a gennaio scambia a 75,9 dollari e il Brent di febbraio a 81,1 dollari.
Indici azionari | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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FTSE MIB | -1.98% | -3.28% |
MSCI Europe | -1.33% | -0.92% |
S&P 500 | -2.64% | -4.83% |
Nikkei | -0.04% | -1.25% |
Shanghai Composite CSI 300 | -1.03% | 0.50% |
Indici obbligazionari | Performance settimanale | Performance da inizio anno |
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10-yr yield on Italian Bond (BTP) | 4.12% | 1.17% |
10-yr yield on US Treasuries | 3.45% | 1.51% |
10-yr yield on German Bund | 2.08% | -0.18% |
10-yr yield on Eurozone bonds | 2.08% | -0.18% |
Spread Btp-Bund | 216.80 punti | 62.01% |
Materie prime | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Oro | 54.21 eur/gr (-1.39%) | -2.76% |
Petrolio Wti | 74.36 usd/barile (6.42%) | -11.46% |
Valute | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Cambio Eur/Usd | 1,0617 (1.00%) | 2.74% |
Cambio Eur/Gbp | 0,8724 (1.00%) | 0.04% |
Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 16/12/22.
I market movers della prossima settimana
Vediamo ora i dati da monitorare nell’ultima settimana che precede il Natale.
Lunedì sarà pubblicato l’indice Ifo sulla fiducia delle aziende in Germania a dicembre, unico dato di rilievo per quanto riguarda il Vecchio Continente.
Oltreoceano, occhio a scorte di petrolio, indice di fiducia dei consumatori a dicembre e vendite di abitazioni esistenti a novembre, tutti attesi nella giornata di mercoledì.
Si conclude, sempre negli Usa, con il Pil relativo al terzo trimestre (giovedì) e con l’indice dei prezzi delle spese personali principali di novembre (venerdì).