I fatti salienti della settimana
Tempo di grandi quotazioni. Alla fine, l’Arabia Saudita ha valutato Saudi Aramco tra i 1.600 e i 1.710 miliardi di dollari, ben sotto il target iniziale di 2 mila miliardi del principe ereditario Mohammed bin Salman. Il gigante petrolifero punta a raccogliere tra i 24 e i 25,6 miliardi di dollari con il collocamento di una quota dell’1,5%.
Un po’ più in là, in Estremo Oriente, Alibaba si prepara a sbarcare sulla Borsa di Hong Kong, dopo l’IPO record del settembre 2014 a Wall Street: il colosso collocherà 500 milioni di azioni al prezzo unitario di 176 dollari di Hong Kong, sotto il tetto dei 188 indicati in precedenza.
Dazi, c’è l’accordo di fase uno? No, non ancora. Ma il vice premier cinese Liu ha parlato al telefono con il segretario al Tesoro USA Steven Mnuchin e con il rappresentante commerciale Robert Lighthizer, concordando di restare in stretto contatto.
Dalla parte di Hong Kong. Il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità un disegno di legge per sostenere i manifestanti di Hong Kong e mettere in guardia la Cina contro la repressione violenta dei disordini. La Cina ha minacciato di vendicarsi qualora il disegno di legge dovesse avere effetti concreti.
La mossa della PBoC. La Banca Popolare Cinese ha ridotto il tasso d’interesse per i prestiti a medio termine a istituti finanziari, il tasso per le operazioni di pronti contro termine a una settimana e i tassi di riferimento per i prestiti a breve e lungo termine: ognuno giù di 5 punti base, rispettivamente al 3,25%, al 2,50%, al 4,15% e al 4,80%.
I verbali della Federal Reserve. Nella riunione terminata il 30 ottobre, tutti i membri del FOMC hanno votato a favore del taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, al 1,50-1,75%. I componenti del Federal Open Market Committee sono più ottimisti sulle prospettive dell’economia USA e contrari al ricorso ai tassi d’interesse negativi.
Incontro a tre alla Casa Bianca. Cosa più interessante, il presidente USA Donald Trump ha incontrato il governatore della Fed Jerome Powell alla Casa Bianca. Un incontro al quale ha partecipato anche il segretario al Tesoro Mnuchin.
Nel comunicato che ha fatto seguito all’incontro, la Fed ha assicurato che non si è parlato di politica monetaria e che qualsiasi decisione in materia si baserà su un’attenta e obiettiva analisi e non sarà dettata da esigenze politiche.
Si parla molto di riforma del MES. L’Europa punta a concludere entro l’anno la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, evoluzione del vecchio Fondo Salva Stati messo a punto nel 2011 per fronteggiare crisi finanziarie come quella greca. Con ben poca sorpresa, i movimenti sovranisti si dicono critici.
Qualche dato macro. A novembre, nell’area euro, l’indice PMI manifatturiero è salito a 46,6 punti, mentre il composito è sceso a 50,3. In Germania, nello stesso mese, il PMI manifatturiero è aumentato a 43,8 punti. Confermate le stime sulla variazione annua del PIL tedesco nel terzo trimestre: +0,5%.
Come si sono mossi i mercati
Risk appetite. Il rinnovato appetito per il rischio ha contribuito a mantenere gli indici azionari su livelli record o quasi. Venerdì la giornata alla Borsa di Tokyo è terminata con un leggero rimbalzo, dopo tre sedute negative per via delle preoccupazioni sulla guerra commerciale USA-Cina e sulle proteste a Hong Kong. Per l’11esimo mese consecutivo, l’export giapponese ha registrato un calo anno su anno.
In Europa riflettori puntati sul primo discorso di Christine Lagarde in qualità di presidente della BCE al Congresso Bancario Europeo, nell’ambito della Euro Finance Week.
Spread in rialzo. Differenza di rendimento BTP-Bund in lieve rialzo: in chiusura di settimana stiamo sui 163 punti base.
Valute e dintorni. Sul mercato valutario, l’euro/dollaro USA è sempre sull’1,10.
Giù le scorte. Quotazioni del petrolio in flessione dopo i rialzi in scia alla diminuzione delle scorte, che hanno raggiunto i livelli più bassi da agosto. Anche qui, gli investitori guardano agli sviluppi delle trattative USA-Cina.
I market movers della settimana
Negli Stati Uniti lunedì usciranno l’indice dell’attività di Chicago e l’indice manifatturiero della Fed di Dallas, ai quali martedì seguirà l’indice della Fed di Richmond. Mercoledì sarà il turno degli ordinativi di beni di consumo durevoli.
Nell’area euro i riflettori saranno puntati sui dati preliminari sull’inflazione dei prezzi al consumo (venerdì). In Germania, attenzione lunedì all’IFO, ma anche ai dati sulla fiducia dei consumatori (martedì) e sul mercato del lavoro (venerdì).
In Asia, il Giappone esaminerà con attenzione le vendite al dettaglio (giovedì), che dovrebbero dare un primo segnale sugli effetti dell’aumento dell’IVA dall’8% al 10% attuato a ottobre, dopo due rinvii. Venerdì focus sui prezzi al consumo.