I fatti salienti della settimana
L’hanno già chiamata “Halloween-Brexit”. Già, perché il divorzio tra Regno Unito e Unione Europea, che sarebbe dovuto avvenire il 29 marzo e che poi è slittato al 12 aprile, ha subito un ulteriore rinvio, stavolta al 31 ottobre 2019. Decisione, questa, raggiunta al vertice straordinario tra i 27 Stati UE e il Regno Unito, il 10 aprile.
La proroga, nelle intenzioni, dovrebbe permettere al primo ministro Theresa May di radunare una maggioranza parlamentare disposta a votare “sì” all’accordo di divorzio faticosamente raggiunto con l’UE, disinnescando i rischi di no deal.
Anche la Banca Centrale Europea rinvia. Il consiglio direttivo della BCE ha ritenuto di lasciare i tassi fermi al livello attuale – 0% sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e -0,40% sui depositi – almeno fino alla fine del 2019.
Spostata in avanti, quindi, la precedente indicazione, secondo cui il cambio di rotta sarebbe potuto avvenire subito dopo l’estate.
Tassi fermi fino a fine 2019, dunque, “e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”. Nel frattempo, proseguirà il reinvestimento dei titoli in scadenza. Confermate le nuove TLTRO.
Trump contro Fed, la saga continua. Mentre il presidente Donald Trump continua a “suggerire” alla Federal Reserve di tagliare i tassi e di smetterla con la riduzione del bilancio, la banca centrale USA in settimana ha diffuso i verbali della sua ultima riunione.
Da essi emerge preoccupazione per gli effetti del rallentamento della crescita europea, della Brexit e della guerra commerciale. Emerge anche che la maggioranza membri del FOMC è favorevole a lasciare i tassi invariati fino a fine anno.
Dazi, Europa sempre più nel mirino. Il consigliere economico di Trump Larry Kudlow ha detto che USA e Cina sono “sempre più vicini”.
Tutt’altra musica sul versante europeo: qui Trump minaccia nuovi dazi su vari beni, proprio mentre gli Stati membri dell’UE stanno iniziando a negoziare i termini di un mandato alla Commissione per avviare i colloqui con Washington.
L’amministrazione di Trump punta il dito in particolare sulle sovvenzioni dell’UE alla rivale di Boeing, Airbus.
DEF, fari nuovamente puntati sull’Italia. Nei giorni in cui sono attesi i dettagli sul DEF, il Documento di Economia e Finanza che sintetizza idee e intenzioni su programma economico e conti pubblici, è tornato a farsi sentire il commissario UE Pierre Moscovici.
“La situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona”, ha detto. “Assumeremo la nostra decisione sul DEF il 7 maggio. E i conti dovranno tornare, sulla base delle nostre indicazioni”. E Christine Lagarde del FMI ha ribadito: servono misure credibili.
Proprio dal FMI in settimana sono arrivati gli aggiornamenti delle stime di crescita per il 2019: ulteriore correzione al ribasso per l’economia mondiale, con il PIL atteso ora al 3,3%, dal precedente 3,5%. Taglio anche per l’Italia: la crescita per quest’anno dovrebbe attestarsi allo 0,1% in calo dallo 0,6% della stima dello scorso gennaio.
Come si sono mossi i mercati
Quanto manca a Brexit? Focus sulla sterlina nella settimana in cui i leader UE hanno accolto la richiesta di estensione della Brexit, che chiude contrastata e volatile. Riprende quota la nostra moneta unica, in rialzo di quasi l’1%, a quota 1,131 dollari Usa.
Le principali piazze finanziarie terminano la settimana in chiaroscuro, mentre negli Stati Uniti prende il via la prima tornata delle trimestrali di questo 2019. Da segnalare il calo dello spread di quasi 20 punti base dall’apertura di lunedì (ora a quota 247), in scia ai toni più accomodanti da parte della BCE di Draghi.
L’offerta di greggio rinfocola i prezzi. Tra tagli OPEC e collasso del Venezuela, i barili di greggio estratti non bastano più a far fronte alla domanda.
E il deficit di offerta, aggravato dalla situazione libica, potrebbe peggiorare ulteriormente quando scadrà l’esonero in virtù del quale alcuni Paesi possono ancora comprare petrolio iraniano nonostante le sanzioni USA.
Alla luce della situazione, è iniziata a circolare l’ipotesi che OPEC+ non rinnovi o rinnovi solo parzialmente, al vertice di fine giugno, i tagli alla produzione. Intanto il greggio si è apprezzato di oltre il 30% da inizio anno.
Da segnare in agenda
Gran Bretagna – Martedì 16 aprile si conoscerà il tasso di disoccupazione rilevato dall’ILO. Il 17 aprile sarà la volta dell’indice dei prezzi al consumo e dei prezzi alla produzione.
Nello stesso giorno è atteso un discorso del governatore della Bank of England Mark Carney. Giovedì 18 uscirà l’aggiornamento sulle vendite al dettaglio.
Europa – Martedì 16 aprile verrà diffuso il nuovo dato scaturito dalla rilevazione ZEW del sentimento sull’economia tedesca. Il 17 aprile, focus sull’indice dei prezzi al consumo. Giovedì 18, attenzione all’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero, servizi e composito.
Cina – Mercoledì 17 aprile fari puntati sulla variazione annuale del Prodotto Interno Lordo rilevata nel primo trimestre. Nello stesso giorno, l’attenzione va posta anche alla produzione industriale.
Stati Uniti – In questo momento di nuovo delicato per le forniture di greggio, meriterà ancora più attenzione il dato sulle scorte di petrolio. Il 17 è atteso anche l’aggiornamento sulla bilancia commerciale. Giovedì 18 aprile toccherà alle vendite al dettaglio. Venerdì 19 le ultime sui permessi di costruzione rilasciati.
Gabrielle / Maggio 21, 2019
Brexit, uno degli eventi più influenti nella sterlina. L’estensione e il non raggiungimento dell’accordo ha danneggiato questa valuta in relazione agli altri!
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