I fatti salienti della settimana
Nuovi blocchi e restrizioni. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il Dpcm che ferma fino al 3 aprile tutte le attività “non strategiche”. Sanzioni più dure per chi viola la quarantena. Le misure potranno essere di volta in volta reiterate, per non più di 30 giorni, fino al 31 luglio.
E intanto si continua a ragionare – non solo in Italia – sull’opportunità di tracciare e sorvegliare tramite i dispositivi mobile i positivi al coronavirus.
Aiuti internazionali. Hanno destato inquietudine le immagini circolate in rete dei Kamaz russi sulle strade d’Italia (un Paese NATO) e dei militari di Mosca che studiavano la nostra carta geografica come se fossimo in guerra. Cosa sta succedendo?
Le immagini rientrano in una campagna di aiuti internazionali che, come spiega l’agenzia di stampa AGI , ha una doppia natura: umanitaria e di soft power. Gli aiuti servono cioè a rafforzare reputazione internazionale e alleanze e a dare linfa alla propaganda interna.
Le due grandi assenti. La Cina lo ha capito per prima, la Russia ci è arrivata poco dopo. E le loro campagne in Italia hanno messo in evidenza due grandi assenze: quella della NATO e quella dell’Unione Europea. Sì, perché tutto ciò avviene mentre l’UE è intrappolata nelle pastoie delle sue divisioni interne. In primis, tra Nord e Sud.
(Dis)Unione Europea. Ok, i ministri delle Finanze UE hanno ufficializzato la sospensione del Patto di Stabilità. Ma i 27 Stati, nello spirito di solidarietà e unione, che cosa metteranno in campo?
Nulla, al momento. Il Consiglio Europeo – che comprende i capi di Stato o di governo dei 27 Paesi UE – si è riunito in teleconferenza e ha prodotto un’intesa di compromesso che consiste in un mandato al presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio UE Charles Michel affinché trovino soluzioni entro due settimane.
Già in sede di Eurogruppo – centro di coordinamento che riunisce i ministri delle Finanze dei 19 Stati membri dell’area euro – Olanda e Germania si erano dette contrarie a forme incondizionate di sostegno finanziario, come proposto invece da Francia, Italia, Spagna e Portogallo. Più disuniti di così si muore.
L’emergenza secondo Draghi. L’ex presidente della BCE Mario Draghi, in un lungo editoriale apparso sul Financial Times, ha detto che “il corretto ruolo dello Stato è utilizzare il proprio bilancio per proteggere cittadini ed economia contro gli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire”. In altre parole: non esitiamo a fare debito.
Immunità di gregge, anzi no. Nei giorni in cui si è saputo che il principe Carlo è risultato positivo al coronavirus, il primo ministro inglese Boris Johnson (positivo anche lui) ha archiviato la strategia del “lasciamo circolare il virus, ci salverà l’immunità di gregge” e ha annunciato il lockdown del Paese.
Giovedì si è riunita la Bank of England, che ha confermato le sue recenti decisioni: tasso allo 0,1% e incremento del QE.
Boom dei sussidi. Negli Stati Uniti, non senza qualche intoppo, è arrivato l’accordo sul pacchetto anti-coronavirus da duemila miliardi di dollari a supporto dell’economia. Intanto le richieste di sussidi di disoccupazione sono schizzate da 700 mila a quasi 3,3 milioni.
La Fed, da parte sua, ha annunciato l’acquisto “senza limiti” di bond e securities e nuove linee di credito straordinarie ad aziende e amministrazioni locali.
Ma torniamo in Europa. PMI dell’area euro duramente colpiti anche loro dall’epidemia: siamo sui minimi di sempre. In Germania IFO ai minimi dal 2009.
Come si sono mossi i mercati
La pausa dopo il rally. Giù i titoli europei e i futures azionari USA venerdì: gli investitori che hanno ripreso fiato dopo il primo rally di tre giorni dell’azionario globale da metà febbraio.
Sullo Stoxx Europe 600 pesa la fatica – chiamiamola così – dei leader UE nel concordare una strategia comune per contenere le ricadute economiche del coronavirus, con i dettagli ancora tutti da definire in una fase in cui servirebbero risposte concrete e fattuali subito.
Tre cose da segnalare. La settimana ha registrato: una ripresa della propensione al rischio, comunque messa a dura prova dalla pandemia e dallo stop alle attività; un rapporto di convenienza tra azioni e obbligazioni ai massimi degli ultimi 50 anni, a favore delle azioni (poi chissà); una volatilità giù dai massimi sia negli Stati Uniti che in Europa.
Giù i rendimenti. Il programma di acquisti della BCE ha consentito il ritorno su livelli più “umani” dei rendimenti dei titoli di Stato italiani: spread intorno ai 160 punti base.
Biglietto verde in calo. Il dollaro si avvia a chiudere la settimana in calo, in scia alle misure di stimolo annunciate in tutto il mondo – compreso il pacchetto USA da duemila miliardi di dollari – che hanno contribuito a tranquillizzare i mercati.
Petrolio sullo scacchiere mondiale. Trump ha nominato Victoria Coates inviato speciale per negoziare con l’Arabia Saudita sul tema energia. Ma molto dipenderà dalla strategia della Russia che – come abbiamo visto – potrebbe veder aumentare il suo peso politico a livello globale dopo l’emergenza coronavirus.
In un periodo eccezionalmente volatile anche per l’oro nero, il petrolio si appresta a chiudere la settimana in calo.
I market movers della settimana
All’inizio della settimana focus sui PMI manifatturieri del NBS e di Caixin per la Cina. Mercoledì attenzione all’indice Tankan della Bank of Japan, che darà conto della fiducia delle imprese giapponesi.
Venerdì sarà pubblicato l’ISM non manifatturiero per gli Stati Uniti. Occhio anche al PMI di Markit per l’Italia.