I fatti salienti della settimana
Coronavirus, cambiano i numeri del contagio. Mercoledì il numero dei contagi è balzato improvvisamente a 14.840 nuovi casi rispetto ai 1.638 del giorno prima. Il motivo? Un cambiamento nella strategia di conteggio. Finora il contagio veniva confermato solo dopo i risultati positivi dei test sull’acido nucleico. Ora invece, le autorità cinesi hanno deciso, nella provincia epicentro del focolaio, di includere tra i casi di contagio anche le diagnosi cliniche da polmonite e quelle fatte sulla base delle immagini da tomografica computerizzata (la cosiddetta Ct scan). Il bilancio delle vittime, ad oggi si parla si attesta a 1.383 morti e oltre 60mila contagiati. Complice l’effetto del Coronavirus, in Cina aumentano i prezzi al consumo: 5,4% a gennaio dal 4,5% di dicembre. I prezzi del cibo sono saliti del 20,6%.
Voto in Irlanda, boom della sinistra nazionalista. Alle ultime elezioni irlandesi, i nazionalisti di sinistra del Sinn Féin hanno guadagnato a sorpresa oltre il 24% dei voti conquistando il titolo di primo partito del Paese. Ma il Fianna Fáil, il partito che ha ottenuto il maggior numero di seggi, pur con il 22,1% dei voti, ha fatto sapere che non intende formare un governo con il Sinn Féin (che ha ottenuto un solo seggio in meno). Il Sinn Féin non è mai stato considerato un possibile alleato da Fianna Fáil e Fine Gael, entrambi di centrodestra, per via dei suoi vecchi legami con l’IRA, l’organizzazione militare che lottò contro la permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito.
Scozia contro Brexit. La Scozia vuole tornare nell’UE, come una nazione indipendente. Lo ha dichiarato la premier Nicola Sturgeon, spiegando che il governo sta “adottando le misure per garantire che si possa tenere un referendum legale e legittimo”.
Negli USA proseguono le primarie. In New Hampshire la vittoria è andata a Bernie Sanders, con il 25,8% dei voti. Subito dietro il senatore del Vermont Pete Buttigieg (24,4%) e la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, mentre sono lontani Elizabeth Warren e Joe Biden, fermi rispettivamente al 9,4% e all’8,4%. Non c’è partita sul fronte repubblicano, dove il presidente Donald Trump ha otttenuto l’85,6% dei voti. Prossime tappe. Il 22 febbraio sono in programma i caucus in Nevada, mentre il 29 sarà la volta di altri 8 stati tra cui California e Carolina. Poi gli occhi saranno puntati sul super Tuesday del 3 marzo.
Produzione industriale a picco in Italia. Nel 2019, la produzione industriale italiana è calata dell’1,3%, complici i dazi commerciali e l’assenza di investimenti. Si tratta del dato peggiore dal 2013 e della prima diminuzione dal 2014. Nel solo mese di dicembre, scrive Istat, il calo è stato del 2,7% rispetto al mese precedente. A pesare sul risultato è stato soprattutto il settore automobilistico, con un ribasso annuo del 13,9%.
Crescita più debole. La Commissione europea ha annunciato che prevede per il 2020 una crescita dell’1,2% nella zona euro e dell’1,4% nell’UE a 27. Per l’Italia, le previsioni confermano la bassa crescita a + 0,3% rispetto alla precedente stima di 0,4% (e a fronte del +0,6% stimato a settembre), mentre nel 2021 la previsione sale a +0,6%. Per Germania e Francia la previsione è dell’1,1% per l’anno appena iniziato.
La locomotiva tedesca si ferma. Nel quarto trimestre del 2019 il PIL tedesco segna crescita zero rispetto al terzo trimestre dopo gli aggiustamenti dei prezzi, stagionalità e variazioni di calendario. E’ quanto emerge dalle rilevazioni diffuse oggi da Destatis, l’istituto nazionale di statistica tedesco.
Come si sono mossi i mercati
Nervosismo sui listini europei. Indici europei deboli sul finire della settinmana, con gli investitori che guardano all’evoluzione del Coronavirus e ai dati poco incoraggianti sul PIL tedesco.
Asia in chiaroscuro. L’azionario cinese ha chiuso con il primo rialzo settimanale in quattro settimane, con gli investitori speranzosi nelle misure del governo per contenere l’epidemia di coronavirus e limitarne l’impatto economico. L’indice Shanghai Composite ha chiuso in rialzo dello 0,4%, in aumento dell’1,4% settimana su settimana.
In rosso invece la Borsa di Tokyo (-0,6%) che ha pagato il recente rafforzamento dello yen
Borse USA ritracciano dai massimi. I listini statunitensi sono saliti nella prima parte della settimana, per poi invertire la rotta giovedì, a seguito delle deludenti stime trimestrali di Cisco e di un picco di nuovi casi di coronavirus in Cina, che hanno deteriorato il morale degli investitori.
Domanda di petrolio in calo. L’OPEC ha ridotto le stime della domanda globale nel 2020 di 230.000 barili al giorno: si rafforza così la possibilità che i componenti dell’OPEC e i suoi alleati produttori di petrolio, compresa la Russia, possano imporre presto un nuovo taglio alla produzione .
Bene il reddito fisso. Lo spread è risalito di qualche punto venerdì in reazione ai venti di crisi che soffiano nella maggioranza di governo, che hanno offerto il pretesto per vendere BTp. Ma – scrive il Sole 24 Ore – si tratta di prese di profitto che non sembrano scalfire il rally messo a segno nelle ultime settimane dal debito italiano: ieri il differenziale è sceso fino a quota 125 punti, minimo dal 7 maggio 2018.
I market movers della prossima settimana
Lunedì occhio al PIL trimestrale del Giappone (4^ trimestre 2019), mentre Wall Street sarà chiusa per festività.
Martedì dalla Germania arriva l’indice Zew sul sentiment dei consumatori sull’economia, mentre mercoledì e giovedì saranno pubblicati, rispettivamente, i verbali della riunione del FOMC (braccio di politica monetaria della Fed) e le minute del meeting della BCE.
Occhio anche agli indici PMI e alle vendite al dettaglio in arrivo a fine settimana dalla Gran Bretagna.