I fatti salienti della settimana
Inflazione cinese. A gennaio l’inflazione al consumo in Cina ha subito un’accelerazione, nel solco dei festeggiamenti per il Capodanno lunare, che dopo l’abbandono delle severe restrizioni anti-Covid hanno stimolato la domanda.
L’indice dei prezzi al consumo è salito così del 2,1% rispetto a un anno prima, ha fatto sapere l’Ufficio nazionale di statistica. Il dato è arrivato dopo il +1,8% su base annua di dicembre.
L’inflazione di fondo, che non include i prezzi volatili di cibo ed energia, è salita all’1%, il massimo da giugno. Sullo sfondo, uno spiacevole incidente con un pallone spia sugli States, sul quale Washington intende fare chiarezza.
A proposito di States. Ma noi rimaniamo sui temi economici. Durante un evento tenutosi martedì a Washington, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito che i tassi di interesse devono continuare a salire per contenere l’inflazione.
In particolare, Powell ha avanzato l’idea che i costi di finanziamento potrebbero raggiungere un picco più alto di quanto previsto finora.
Del resto, il rapporto di gennaio sul mercato del lavoro ha segnalato oltre mezzo milione di nuovi posti a gennaio, mentre la disoccupazione è scesa al 3,4%, il livello più basso dal 1969.
Insomma, finora il deterioramento di alcuni dati macroeconomici – per esempio, quelli relativi al settore manifatturiero – non ha influito sull’occupazione. E questo per la Fed vuol dire solo una cosa: c’è ancora margine di manovra.
Inflazione in Europa. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha detto al giornale economico tedesco Boersen-Zeitung che la Bce dovrà andare incontro ad altri significativi rialzi dei tassi di interesse per riportare l’inflazione attorno al 2%.
Banche promosse. Il consiglio di vigilanza della Bce, intanto, ha diffuso i risultati dello Srep, il processo di revisione e valutazione delle banche: nel 2022 gli istituti della zona euro hanno superato gli stress test e retto bene all’impatto economico dell’invasione russa dell’Ucraina.
Consiglio europeo. Giovedì e venerdì i leader europei si sono incontrati per il Consiglio straordinario la cui agenda verteva su diversi temi, come la proposta italiana per la gestione dei flussi migratori attraverso corridoi umanitari europei, la risposta al piano di sussidi green varato dagli Stati Uniti – il cosiddetto “Inflation Reduction Act” – e la guerra in Ucraina.
Tragedia sismica. Un devastante terremoto ha colpito lunedì una vasta area al confine tra la Turchia e la Siria. Oltre ventimila le vittime, di tutte le età.
Come si sono mossi i mercati
C’è nervosismo. Borse deboli sul finire della settimana in scia alle preoccupazioni per la politica monetaria Usa e in vista dei dati sull’inflazione statunitense della prossima settimana. Continuano a tener banco le trimestrali. Spread Btp-Bund e rendimento del titolo italiano in risalita.
Yen in recupero. Sul mercato valutario da segnalare il netto recupero dello yen nei confronti del dollaro.
Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni secondo le quali il governo giapponese avrebbe contattato il vicegovernatore della Bank of Japan Masayoshi Amamiya per la successione di Haruhiko Kuroda alla guida della banca centrale, e Amamiya avrebbe rifiutato. Sarà Ueda, accademico ed ex membro del board della BoJ, il nuovo governatore. Le indiscrezioni – ufficialmente smentite – avevano pesato sulla valuta nipponica.
Dollaro in rimbalzo. Il dollaro è rimbalzato dai minimi recenti sulla scia di dati che hanno costretto a rivalutare la solidità di fondo dell’economia statunitense e la probabile traiettoria dei tassi a breve termine. Euro/dollaro stabile sull’1,07 nella mattinata di venerdì.
Petrolio stabile. Stabile il greggio sul finire della settimana che ha visto entrare in vigore l’embargo sui prodotti petroliferi russi.
Ma, come fa notare Bloomberg, quel che esce dalla porta rientra dalla finestra, considerato che l’India sta comprando da Mosca (a prezzi più bassi) e attraverso questo canale i derivati arriveranno sui mercati occidentali.
In leggero rialzo il gas, a 53,5 euro al megawattora nella mattinata di venerdì.
Alti e bassi per l’oro. Balzo del 5,7% a gennaio per l’oro, che ha segnato il miglior inizio d’anno dal 2015. Per contro – o forse, di conseguenza – febbraio è iniziato con una nota negativa: il metallo spot ha perso qualche punto a causa dell’aumento del dollaro e della debolezza stagionale della domanda fisica.
Indici azionari | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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FTSE MIB | 1.49% | 8.84% |
MSCI Europe | 0.77% | 3.07% |
S&P 500 | -0.70% | 4.76% |
Nikkei | 0.35% | 6.81% |
Shanghai Composite CSI 300 | -0.43% | 2.60% |
Indici obbligazionari | Performance settimanale | Performance da inizio anno |
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10-yr yield on Italian Bond (BTP) | 4.12% | – |
10-yr yield on US Treasuries | 3.68% | – |
10-yr yield on German Bund | 2.31% | – |
10-yr yield on Eurozone bonds | 2.31% | – |
Spread Btp-Bund | 183.46 punti | 18.01% |
Materie prime | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Oro | 56.14 eur/gr (-1.14%) | -0.54% |
Petrolio Wti | 78.88 usd/barile (2.19%) | 3.28% |
Valute | Performance settimanale | Performance da inizio mese |
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Cambio Eur/Usd | 1,0692 (-1.63%) | 0.19% |
Cambio Eur/Gbp | 0,8828 (-0,63%) | 0.36% |
Indici di mercato. Dati aggiornati ore 17.00 del 10/02/23.
I market movers della prossima settimana
C’è grande attesa, come detto, sui dati relativi all’indice dei prezzi al consumo e all’inflazione dei prezzi di produzione negli Stati Uniti d’America. Nell’area euro, focus sulla seconda pubblicazione del Pil per il quarto trimestre e sulla produzione industriale.