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Bollettino AO | Si torna alla normalità (e non ci siamo più abituati)

Inflazione, PIL, mercati che salgono e scendono: si torna alla normalità, e non ci siamo più abituati

I fatti salienti della settimana

L’inflazione negli States? Più attesa di un derby. Era più atteso di un derby calcistico il dato a gennaio sull’indice dei prezzi al consumo statunitense. L’aggiornamento, in calendario mercoledì 14 febbraio, ha mostrato un aumento dello 0,5% a livello mensile, lievemente sopra il consenso (+0,3%), e del 2,1% annuale, in linea con le aspettative.

L’indice dei prezzi al consumo core, monitorato con attenzione dalla Federal Reserve, è cresciuto invece dello 0,3% mensile e dell’1,8% annuale, poco sopra il consenso (+1,7%). A questo punto, tutti a dire: vedrai che la Fed alzerà i tassi più del previsto già al meeting del 20 e 21 marzo. Non è affatto detto.

Parola d’ordine: “graduale”. Durante la cerimonia di giuramento come nuovo presidente Fed, Jerome Powell ha dichiarato che la banca centrale americana “resterà attenta” a eventuali rischi per la stabilità finanziaria. Tuttavia, “mentre le sfide che fronteggiamo si evolvono sempre, l’approccio della Fed resterà lo stesso. Stiamo normalizzando gradualmente i tassi di interesse e il bilancio con l’obiettivo di allungare la ripresa e centrare i nostri obiettivi. La politica monetaria continua a sostenere la piena ripresa sul mercato del lavoro e il ritorno dell’inflazione al target del 2%”.

Lunga vita alla Abenomics. Notevole prova dell’economia giapponese, che ha registrato l’ottavo trimestre consecutivo di espansione e chiuso il 2017 con una crescita pari al +1,6%. Nel quarto trimestre dell’anno il Prodotto Interno Lordo nipponico è aumentato a un tasso annualizzato dello 0,5%, in netto calo rispetto al trimestre precedente ma comunque nel solco della più duratura fase di crescita dal 1989 (12 trimestri consecutivi dal 1986 al 1989).

Grafico della settimana

L’Italia cresce, ma gli altri fanno meglio. A San Valentino sono arrivate anche le stime preliminari sul PIL generato nel 2017 e nell’ultimo trimestre dell’anno scorso in Europa, area euro e nei singoli Paesi del Vecchio Continente. Secondo l’Eurostat, la variazione del Prodotto Interno Lordo nell’ultimo trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016 è stata del +2,7% nell’area euro e del +2,6% nell’Unione Europea a 28. Il PIL tedesco nell’anno ha registrato un +2,9%, poco sotto la media delle previsioni degli analisti (+3%). Nel quarto trimestre 2017 il PIL del nostro Paese è aumentato dell’1,6% dallo stesso periodo 2016. La Spagna è cresciuta praticamente il doppio (+3,1%). Meglio di noi anche il Portogallo (+2,4%).

E sale il debito pubblico. L’Italia, peraltro, ha chiuso il 2017 con un debito pubblico in crescita di 36,6 miliardi rispetto all’anno precedente, a 2.256,1 miliardi (fonte Bankitalia). Il governo prevede un rapporto sul PIL al 131,6%: per averne conferma, dobbiamo aspettare il prossimo aggiornamento Istat.

Come si sono mossi i mercati

Allacciate le cinture, si torna alla normalità. Le Borse europee hanno chiuso la prima seduta della settimana in positivo, recuperando terreno sulla scia di Wall Street. Martedì giornata in flessione per quasi tutti i listini del Vecchio Continente: a fine seduta la peggiore era Piazza Affari. Poi ancora su: il 14 chiusura in forte rialzo per Milano e per gli tutti gli altri, in sintonia con New York.

Giovedì giornata volatile: dopo aver segnato rialzi sopra l’1%, le Borse in Europa si sono sgonfiate sul finale rimanendo comunque sopra la parità, perfettamente in linea con l’andamento di Wall Street. Per farla breve: rialzi e ribassi, rialzi e ribassi. Dopotutto, la normalità è così.

Rendimenti su per il BTp italiano. Il 13 febbraio il Tesoro ha messo all’asta BTp a 3, 7 e 30 anni per un importo fino a 7,75 miliardi. È andata così: venduti tutti i 2,5 miliardi del BTp ottobre 2020 in asta, con un rendimento in rialzo di appena un centesimo, allo 0,05%, 2,927 miliardi del BTp novembre 2024, con rendimento in rialzo di otto centesimi, a quota 1,43%, e 2,25 miliardi del BTp marzo 2048, con un rendimento del 3,16%. Per il decennale, la settimana si è conclusa con lo spread sul Bund tedesco in calo, sotto i 130 punti.

Non fate arrabbiare l’OPEC (e la Russia). Quotazioni di Brent e WTI in calo questa settimana: cosa che, spiegano i commentatori, potrebbe riflettere le preoccupazioni degli investitori per un incremento della produzione USA, che vanificherebbe gli sforzi dell’OPEC per riequilibrare il mercato.

L’Organizzazione dei Paesi esportatori ha ritoccato lievemente al rialzo le stime della domanda mondiale di petrolio quest’anno alla luce della ripresa economica, ma dal lato dell’offerta continua a sottolineare la spinta degli Stati Uniti, che “rimane preoccupante”. Non a caso il cartello OPEC Plus, che riunisce tutti i Paesi che concordano sul taglio alla produzione, inclusa la Russia, potrebbe estendere la sua durata.

Valute reali e virtuali. Cambio euro/dollaro in risalita dall’1,22 di inizio settimana: la moneta unica ha toccato livelli che non vedeva dal novembre 2014. In leggero rafforzamento anche rispetto allo yen giapponese, alla sterlina inglese e al franco svizzero.

Dalle valute in fibra e metallo a quelle virtuali: dopo i crolli delle scorse settimane, le criptovalute sono tornate a salire. Dai circa 6.000 dollari a cui era scesa, Bitcoin è rimbalzata sopra i 10.000 (ripiegando poi sotto questa quota). Recuperi importanti anche per le altre. Ma sarà vera gloria?

In agenda

Ed ecco alcuni dei principali dati macroeconomici che saranno pubblicati nel corso della prossima settimana (fonte: Bloomberg).

Germania – Settimana densa di dati macroeconomici per Berlino, la prossima. Due su tutti meritano una segnalazione: lo ZEW e l’IFO. Sigle curiose ma monitorate con grande interesse dagli addetti ai lavori e tradizionalmente considerate “market mover”, ossia in grado di condizionare l’umore degli investitori e, quindi, dei mercati.

Italia – I numeri della bilancia corrente, le vendite e gli ordini dell’industria ma soprattutto i prezzi al consumo anno su anno (leggi: inflazione) a gennaio: questi i dati macro che terranno banco in Italia la prossima settimana.

Francia – L’inflazione sarà uno dei dati monitorati anche in Francia la prossima settimana: il dato è atteso giovedì 22 febbraio.

Stati Uniti – Fra le altre novità della settimana, sull’altra sponda dell’Atlantico mercoledì 21 febbraio si conosceranno i contenuti delle minute della riunione del comitato di politica monetaria della Fed (FOMC) del 30 e 31 gennaio.


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