I fatti salienti della settimana
ZEW in calo (ma migliore del consenso). L’indice relativo alle attese economiche in Germania a febbraio si è attestato a 17,8 punti dai 20,4 di gennaio, meglio delle attese degli economisti (16 punti). Anche il dato riferito alle attuali condizioni economiche in Germania è sceso (da 95,2 a 92,3). “Malgrado i cali, le letture mostrano ancora un outlook positivo per l’economia tedesca“, ha detto Achim Wambach, presidente dell’istituto che rileva lo ZEW.
L’IFO scende (e delude tutti). Peggiore del consenso, invece, l’IFO: l’indice che dà conto della fiducia delle aziende tedesche è calato a febbraio a 115,4 punti dai 117,6 di gennaio, mentre gli esperti prevedevano una diminuzione più modesta, a 117,1 punti. Il dato relativo alle condizioni attuali si è contratto raggiungendo i 126,3 punti a fronte dei 127,8 di gennaio (e dei 127 attesi). In calo a 105,4 punti, da 108,3, anche quello relativo alle aspettative.
Le tre “P” della BCE. Malgrado la revisione al rialzo delle prospettive di inflazione, in scia a un tasso di crescita economica più brillante, i banchieri hanno giudicato “prematuro” modificare le linee guida per i prossimi mesi. Così è scritto nei verbali dell’incontro di fine gennaio della Banca Centrale Europea, usciti in settimana (così come il bilancio della banca centrale, il cui utile netto è cresciuto di 82 milioni di euro a 1.275 milioni).
Quindi “prudenza” nel modificare il tenore delle comunicazioni al mercato e “pazienza e persistenza” nella politica monetaria ancora per un certo periodo di tempo. Dai verbali emerge anche una certa preoccupazione per la possibile esplosione di una guerra valutaria. E infatti.
Protezionismo spinto e Fed moderata. L’amministrazione Trump sta lavorando per introdurre forti dazi su acciaio e alluminio: il presidente Trump dovrebbe decidere ad aprile. Sullo sfondo, le minute della Federal Reserve redatte nel corso della riunione del 30 e 31 gennaio e rese note in settimana. “La crescita più solida dell’economia statunitense incrementa le probabilità che un’ulteriore politica monetaria graduale di rialzi dei tassi sia appropriata“, si legge.
Antichi riti propiziatori. Orma è diventato un rito: paventare catastrofi post elettorali salvo poi prendere atto che l’Apocalisse è rinviata a nuova data. Dopo Brexit, Trump eletto presidente USA e il “no” che ha stravinto al referendum costituzionale italiano, adesso tocca alle elezioni per il rinnovo del Parlamento – e quindi del governo – in programma in Italia domenica 4 marzo.
Il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker si è detto “preoccupato”. Il capo del governo italiano Paolo Gentiloni ha provato a rassicurarlo: “Ci sarà un governo operativo, le elezioni non sono un salto nel buio“. Come si direbbe in teatro: fine primo atto.
Grafico della settimana
C’è aria di cambiamento. Dopo l’esplosione della crisi, circa 10 anni fa, e con l’avvio delle politiche monetarie super accomodanti delle banche centrali, obbligazioni e azioni hanno iniziato a fare qualcosa che prima non facevano: hanno cominciato a crescere insieme. Mostrando, quindi, una correlazione positiva.
Ora, come ci mostra il grafico (che riporta l’andamento della correlazione tra un indice azionario globale e un omologo obbligazionario), qualcosa sta cambiando: le banche centrali hanno iniziato a ritirare i loro “salvagenti” e, venendo a mancare la loro poderosa domanda, il segmento obbligazionario si sta “scollegando” da quello azionario, con una conseguente discesa della correlazione. Stanti così le cose, la diversificazione di portafoglio sarà d’ora in avanti molto più efficace di quanto non sia stata nell’ultimo decennio.
Come si sono mossi i mercati
Settimana piatta per l’azionario. Nonostante il susseguirsi sincopato di dati e dichiarazioni, la settimana sui listini in Europa si chiude in sostanziale parità o poco sotto ai valori di inizio lunedì. Stesso discorso per Wall Street, malgrado le minute della Fed e il timore di un ritorno dei famigerati “twin deficits” (disavanzo pubblico e disavanzo delle partite correnti), in scia alla politica fiscale super espansiva dell’amministrazione Trump.
Salgono spread e rendimento. Al termine della settimana il differenziale tra BTP e Bund torna sopra i 140 punti: secondo la narrativa, la colpa sarebbe di Juncker e dell’ansia per gli scenari del dopo voto in Italia. Su anche il rendimento. E rendimento in rialzo anche per il BTP indicizzato all’inflazione, di cui venerdì sono stati collocati 2 miliardi a 5 e 10 anni, e per il CTZ. Tuttavia, ampliando lo sguardo di osservazione, lo spread sta comunque viaggiando intorno alla media degli ultimi cinque anni, lontano dalle pericolose quote viste tra il 2011 e il 2012.
Calano le scorte, sale il prezzo. Le quotazioni del greggio chiudono la settimana in positivo nel solco dei dati sulle scorte USA: secondo la EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, le scorte settimanali di greggio negli USA sono scese (ci si aspettava un aumento). Nella settimana terminata il 16 febbraio 2018 il calo è stato di 1,6 milioni a 420,5 milioni di barili al giorno, rispetto ai 422,1 della settimana precedente e a fronte dell’incremento atteso di 1,8 milioni di barili.
Dollaro ed euro in altalena. Chiude la settimana in calo di quasi l’1% la nostra moneta unica contro il dollaro USA che, nel frattempo, prosegue la sua fase altalenante: in rialzo sullo yen giapponese e in calo con la sterlina inglese. In Asia la Banca Popolare Cinese ha rafforzato lo yuan nei confronti della divisa americana. Sul fronte delle criptovalute, nuovo crollo del Bitcoin, che si è riportato ben sotto i 10mila.
In agenda
Ed ecco alcuni dei principali dati macroeconomici che saranno pubblicati nel corso della prossima settimana (fonte: Bloomberg).
Europa – Ne avranno di che discutere, la settimana prossima, gli operatori: nel Vecchio Continente, infatti, arriveranno numerosi dati, fra i quali quelli sull’occupazione. Il 28 febbraio è atteso l’aggiornamento dalla Germania, mentre l’1 marzo toccherà all’area euro e al tasso di disoccupazione in Italia.
Stati Uniti – Uno dei prossimi eventi su cui è focalizzato l’attenzione è l’audizione del presidente della Federal Reserve Jerome Powell mercoledì prossimo al Congresso.
Prodotto Interno Lordo – Nella settimana a cavallo tra febbraio e marzo si confronteranno i dati sulla variazione percentuale in Francia (anno su anno e trimestre su trimestre, aggiornati al quarto trimestre 2017) e in Italia (dato annuale e raffronto con quello del 2016). Dall’Italia arriverà anche l’aggiornamento sul rapporto tra deficit e PIL. Novità sul Prodotto Interno Lordo anche dagli Stati Uniti.
Brexit is on the way. O no? La prossima settimana il primo ministro Theresa May illustrerà la bozza di proposta sugli scambi commerciali con l’UE post Brexit. Secondo il capo negoziatore dell’Unione Europea Michel Barnier, l’accordo su una transizione “soft” non è affatto scontato. Nel frattempo, per non farci mancare nulla, ha preso vita il movimento anti-Brexit, che punta a raccogliere i primi risultati alle amministrative di maggio.