Che cos’è l’identità digitale e quali vantaggi può portare a cittadini e imprese? In che modo si coniuga con il diritto alla privacy? Ne parliamo con l’avvocato Marco Bellezza, specializzato in digital e fintech.
Abbiamo parlato spesso su questo blog della rivoluzione tecnologica che sta investendo il mondo finanziario (il cosiddetto FinTech). Ma la trasformazione digitale in atto riguarda anche la nostra stessa identità di cittadini.
Stiamo parlando di identità digitale, e del sistema messo a punto dall’Amministrazione Pubblica per consentire l’accesso online a tutti i servizi offerti con un unico sistema di riconoscimento (SPID: Sistema Pubblico di Identità Digitale). Il processo è solo all’inizio e la strada è ancora lunga, ma le potenzialità sono enormi. Naturalmente il discorso dell’identità digitale solleva qualche problema in termini di protezione della privacy. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Marco Bellezza (nella foto), avvocato specializzato in digital e fintech, associate dello studio legale Portolano Cavallo.
L’identità digitale e l’uso delle informazioni personali sono temi sempre più importanti che le persone affrontano quotidianamente in maniera inconsapevole. Quali sono le novità in questo settore?
Nella data-driven economy la raccolta, l’analisi e la gestione dei dati, personali e non, rappresentano un elemento fondamentale per lo sviluppo del proprio business. È un aspetto che non riguarda solo le attività digitali ma che coinvolge sempre più spesso anche le industry tradizionali che con l’economia dei dati devono fare i conti. Pensiamo anche al mondo bancario e finanziario, che già oggi non è certo immune a questo processo di rivoluzione dei dati e che ne sarà toccato ancor più da vicino con il recepimento della seconda direttiva europea sui pagamenti (PSD2), nonché dalle innovazioni che ne seguiranno. Questo nuovo modello economico porta con sé la necessità di assicurare ai cittadini/consumatori un pieno controllo dei propri dati personali nella circolazione degli stessi determinata dalle tecnologie dell’informazione. Anche per far fronte a tali sfide il legislatore comunitario ha elaborato il regolamento europeo in materia di dati personali, che detta una disciplina dettagliata, valida in tutto il territorio dell’Unione, volta ad assicurare un utilizzo corretto dei dati personali dei cittadini.
Lo Stato Italiano ha recentemente lanciato l’iniziativa SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). A cosa serve oggi, e a cosa potrà servire in futuro?
Il sistema pubblico di identità digitale nasce dall’esigenza di assicurare a cittadini e imprese un accesso sempre più esteso ai servizi pubblici online attraverso un unico sistema di riconoscimento dell’identità. Si tratta di un progetto ambizioso che, stando ai numeri, stenta a decollare, ma che a regime appare molto promettente. Infatti, attraverso SPID si può teoricamente accedere non solo ai servizi forniti dalle Pubbliche Amministrazioni, ma anche a quelli offerti da privati rispetto ai quali occorre utilizzare un sistema univoco di riconoscimento dell’identità.
Ci sono diversi modelli di sistemi di identità digitale: in alcuni casi il gestore è lo Stato, in altri, come nei Paesi del Nord Europa, la gestione è affidata a entità private, nello specifico le banche. Lei cosa ne pensa?
Il sistema italiano prevede che gli identity provider siano soggetti privati dotati di particolari requisiti di solidità e sicurezza. È evidente che consentire a soggetti privati di accreditare le identità digitali dei cittadini italiani porta con sé l’esigenza che tali soggetti siano adeguatamente solidi e strutturati in maniera tale da assicurare una gestione sicura dei dati. Sotto questo profilo il tessuto normativo nazionale appare adeguato rispetto all’esigenza sopra accennata.
Quali sono, per i cittadini per le aziende private, i vantaggi di un sistema di identità digitale moderno e sicuro?
Il rapporto tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni e ancor più quello consumatori/imprese è destinato a passare in via tendenzialmente esclusiva attraverso i canali digitali. Il sistema pubblico di identità digitale rappresenta la chiave attraverso cui accedere ai servizi online. La strada verso il completamento del percorso intrapreso negli anni dai diversi governi che si sono succeduti, unitamente ad AGID (Agenzia per l’Italia Digitale), appare ancora lungo e, in questa fase storica, appare determinante incrementare l’offerta di servizi digitali in modo da rendere l’adesione a SPID un’esigenza avvertita da fasce sempre più estese della popolazione. La priorità deve essere la formazione di una massa critica che acceda ai servizi attraverso SPID in modo da creare un circolo virtuoso tra incremento dei cittadini abilitati e incremento dei servizi offerti da Pubbliche Amministrazioni e Imprese. Sotto questo profilo, le banche e nel complesso i fornitori di servizi finanziari possono giocare un ruolo determinante.
Al tema dell’identità digitale e dell’uso dei dati sono legati molti problemi che toccano la sensibilità dei cittadini, come la riservatezza il cosiddetto “diritto all’oblìo”. La tutela dei diritti delle persone rispetto all’uso dei propri dati online è oggetto di una normativa europea, la GPDR che entrerà in vigore nel 2018, ma di cui si parla poco. Ci vorrebbe spiegare meglio?
Non è semplice sintetizzare in qualche battuta le innovazioni che saranno determinate dalla piena operatività del Regolamento europeo in materia di dati personali. La GDPR determinerà un cambio di paradigma per i cittadini ma soprattutto per le imprese che trattano i dati personali. Il Regolamento introduce dei principi come la privacy by design e la privacy by default che, unitamente ad un approccio basato su una valutazione dei rischi (per cui gli adempimenti sono modulati in relazione a vari fattori di rischio), determina la necessità di considerare con attenzione una disciplina, come quella della protezione dei dati personali, troppo spesso relegata in posizione non prioritaria nelle strategie aziendali.
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