a
a
HomeCAPIRE LA FINANZAFINTECHFinTech non fa più rima con start-up: il settore inizia a essere maturo

FinTech non fa più rima con start-up: il settore inizia a essere maturo

Il settore FinTech sta raggiungendo una fase di maggiore maturità: aumentano gli accordi di dimensione importante e spariscono i player che si sono rivelati più deboli. Ora gli operatori tradizionali hanno l’opportunità di vederci chiaro e delineare una strategia per il futuro.

Dopo l’esplosione del fenomeno FinTech, che ha visto fiorire (e a volte con la stessa rapidità appassire) una quantità impressionante di start-up, ora il settore si avvia verso una stabilizzazione e verso una nuova fase di maturità. In questo nuovo contesto le realtà finanziarie tradizionali si stanno rendendo conto sempre di più che il FinTech non va visto come una minaccia, ma come un’opportunità: per questi player è il momento di guardare oltre la nebbia e  delineare un piano d’azione di medio-lungo termine per non perdere il treno dell’innovazione.

Come sta cambiando il panorama del fintech mondiale?

Un recente report messo a punto da Accenture individua quattro chiari segnali che indicano come la composizione del mercato FinTech stia cambiando:

  • Nelle zone del mondo dove il settore è più maturo – come New York, la Silicon Valley e Londra – si registra un rallentamento degli investimenti in nuove realtà, mentre altre aree stanno emergendo come nuovi hub del FinTech: Austin, Stoccolma e Mumbai per esempio.
  • Iniziano a farsi strada nuove ramificazioni del FinTech: InsurTech (tecnologia applicata al mondo delle assicurazioni), RiskTech (tecnologia applicata al settore del risk management) e RegTech (tecnologia applicata al mondo della regolamentazione).
  • Aumenta il numero delle operazioni di una certa rilevanza all’interno del settore: nel 2015, scrive Accenture, sono stati chiusi 94 accordi sopra i 50 milioni di dollari in ambito FinTech.
  • Se negli ultimi 5 anni gli investimenti si sono concentrati in prevalenza sul mondo dei pagamenti retail, oggi si riscontra un grado di diversificazione decisamente maggiore.

fintech-grafico

Fonte: Accenture su dati Cb Insight

Dalla competizione alla collaborazione

Analizzando più da vicino il panorama delle compagnie FinTech esistenti, Accenture rileva due tendenze dominanti: la cllaborazione e la competizione. Le società competitive, che si pongono in aperta sfida alle realtà tradizionali , sono più presenti nel mondo anglosassone, dove l’ambiente normativo risulta più favorevole, ma generalmente hanno perso slancio nell’ultimo anno.

Al contrario guadagnano terreno le realtà collaborative, che si prestano al servizio delle realtà finanziarie tradizionali: entrambe le parti – FinTech e banche – si stanno progressivamente rendendo conto delle potenzialità di  lavorare in partnership.


Scopri i nostri servizi fintech per le aziende


Da colossi della tecnologia a colossi (anche) della finanza?

Un aspetto importante che emerge dallo stuudio di Accenture è che a prendere forza nel settore non sono solo le startup più promettenti, ma anche alcuni colossi della tecnologia, come GoogleApple, Facebook, Amazon e Alibaba: forti dell’enorme mole di dati sui propri utenti di cui dispongono e dell’elevato livello di servizio che sono in grado di offrire in termini di immediatezza e personalizzazione, questi soggetti si stanno avventurando sempre di più nel mondo dei servizi finanziari. Non solo: stanno spostando in alto l’asticella delle aspettative del cliente, anche nei confronti della banca.

Nel mondo iper-connesso in cui viviamo tendiamo infatti a confrontare la qualità del servizio che riceviamo in un settore con quella che riscontriamo in un ambito completamente diverso: capita così che se Google può darci un’esperienza integrata, con un unico log-in che vale su tutti i dispositivi da cui effettuiamo l’accesso, senza interruzioni né costi aggiuntivi, noi ci aspettiamo la stessa esperienza integrata anche quando utilizziamo i servizi della nostra banca. Alle banche tradizionali – che non hanno i mezzi (leggi bacino di dati) per competere ad armi pari- non resta che cercare di allearsi con questi colossi.

Come andrà a finire

Come cambierà il mondo dei servizi finanziari di qui a qualche anno? Spingendosi in avanti con l’immaginazione, Accenture ipotizza tre diversi scenari (e non è detto che un escluda l’altro: la rivoluzione FinTech potrebe avere un esito diverso a seconda delle aree di business: banche retail, corporate banking ecc.):

Scenario n. 1
Le banche mantengono la propria rilevanza: adottano soluzioni FinTech in modo aggressivo, rendendo così possibile un significativo miglioramento del servizio e un calo delle commissioni di transazione applicate ai clienti.

Scenario n. 2
Le banche diventano meno importanti per il cliente finale, ma continuano a fornire alle piattaforme end to end servizi più sicuri e a valore aggiunto che possono essere integrati con altre soluzioni.

Scenario n.3
Le banche perdono la propria importanza nell’industria perché realtà tecnologiche più agili creano piattaforme migliori. Ma mantengono un ruolo chiave come entità regolamentate in grado di integrare la complessa offerta di provider di piattaforme.

Cosa possono fare le banche?

Il panorama cambia rapidamente e le banche devono prendere una posizione e muoversi di conseguenza. Invece – osserva Accenture –  in molti casi le realtà bancarie tradizionali non hanno ancora sviluppato una visione chiara sul possibile esito che questa rivoluzione avrà sul loro business o sull’industria nel complesso, e non sono sicure di essere in grado di decidere del proprio destino. Ed è proprio questa mancanza di una strategia di medio termine che costituisce – secondo Accenture –  la principale minaccia per il futuro delle banche tradizionali.

Scritto da

La scrittura è sempre stata la sua passione. Laureata in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione all’Università Bocconi di Milano, è entrata nel mondo del giornalismo nel 2008 con uno stage in Reuters Italia e successivamente ha lavorato per l’agenzia di stampa Adnkronos e per il sito di Milano Finanza, dove ha iniziato a conoscere i meccanismi del web. All’inizio del 2011 è entrata in Blue Financial Communication, dove si è occupata dei contenuti del sito web Bluerating.com e ha scritto per il mensile Bluerating.

Nessun commento

lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.