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Vibecession: quando la recessione è solo nella nostra testa

Si chiama “vibecession” ed è una vera e propria vibrazione negativa circa un’ipotetica recessione economica in corso. Un fenomeno riscontrato in molti sondaggi sul sentiment degli investitori e dei consumatori negli Stati Uniti d’America, al quale Axios (https://www.axios.com/) dedica una delle sue più recenti newsletter.

Axios riscontra come ci sia un grande divario negli Stati Uniti tra il modo in cui le persone vedono le loro finanze (abbastanza buono) e la loro visione dell’economia in generale (terribile). Un divario che persiste ben oltre la pandemia e che ha certamente implicazioni politiche – è difficile essere rieletti se gli elettori pensano che l’economia vada malissimo – e che secondo Axios conduce a conclusioni preoccupanti sulla consapevolezza dei cittadini statunitensi circa la loro realtà economica.

 

I sondaggi mettono in luce la divergenza tra realtà e percezione

La divergenza è emersa anche nell’ultimo sondaggio della Federal Reserve sul benessere economico.

  • Nel sondaggio, agli intervistati viene chiesto di scegliere tra quattro opzioni per quanto riguarda il loro benessere.
  • Le prime due scelte sono state “vivere bene” e “stare bene”. Il 72% degli americani rientra in queste categorie.
  • Agli intervistati è stato chiesto anche di valutare il benessere finanziario dell’economia nazionale: le prime due opzioni, “eccellente” e “buono”, sono state scelte solo dal 22% degli americani.

Finora, però, la percezione apocalittica dell’economia statunitense non ha rallentato molto l’economia stessa, come molti temevano quando l’opinionista Kyla Scanlon coniò per la prima volta il termine “vibecession” nel 2022.

E tuttavia, il divario tra la percezione del proprio benessere finanziario e quella dell’economia nazionale è quasi raddoppiato dal 2019. Tale divario, come accennato, emerge da numerosi altri sondaggi.

  • L’indice del sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan per il mese di maggio è risultato inferiore all’84% delle letture dal 1978, scrive David Kelly, chief global strategist di J.P. Morgan Asset Management, in una recente nota.
  • Solo il 22% degli intervistati in un sondaggio Gallup di maggio si è detto soddisfatto di come stanno andando le cose negli Stati Uniti, contro il 77% di insoddisfatti. Si tratta di un divario più ampio rispetto ai tre quarti delle volte in cui si è iniziato a porre la domanda negli anni Settanta.
  • Un sondaggio Harris del mese scorso ha mostrato che il 56% degli americani pensa che siamo in recessione.
  • Il sondaggio della Fed ha rilevato che le misure del benessere finanziario degli americani sono più basse per alcuni gruppi, tra cui i genitori (il 64% dice di essere a posto), coloro che hanno un diploma di scuola superiore e non un’università (63%) e coloro che hanno meno di 45 anni (66%).
  • Tuttavia, queste percentuali sono di gran lunga superiori a quelle dell’economia nazionale.

 

Perché le percezioni dei consumatori sono importanti?

In passato, il sentimento negativo dei consumatori – le vibrazioni negative, appunto – si accompagnava tipicamente a rallentamenti economici. Le ragioni sono abbastanza semplici e intuitive.

  • Le persone preoccupate comprano meno cose. Non vanno in vacanza. Non comprano automobili. Non spendono vagonate di euro per portare la prole teen al concerto di Taylor Swift.
  • Tuttavia, finora i dati economici generalmente positivi ci dicono che queste bad vibes non si sono tradotte in comportamenti: la gente continua a spendere.

Resta il fatto che, come sottolinea Matt Colyar, economista di Moody’s, il malumore è un punto di vulnerabilità: basta un dato negativo per rafforzare la vibrazione e far sì che si concretizzi in comportamenti fattuali. “Non compro quella casa, non andrà in vacanza”. L’economia reale inizia davvero a rallentare e, come cantava Cenerentola, “il sogno” – ma in questo caso l’incubo – “realtà diverrà”.

La classica profezia che si autoavvera, insomma. E potrebbe non essere un buon segnale.

 


 

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