Nasce oggi su questo blog un nuovo spazio dedicato agli ETF, prodotti d’investimento con una storia ancora tutto sommato breve che ben si adattano anche alle necessità dei piccoli risparmiatori.
In questo primo post approfondiremo le principali caratteristiche di questi prodotti, per poi passare di volta in volta ad analizzare temi specifici sul mondo degli ETF e sulla nostra strategia ad essi dedicata.
Una crescita vertiginosa
Nel giro di 20 anni gli Exchange Traded Fund (meglio noti con l’acronimo ETF) hanno sperimentato una crescita esponenziale. Creati solo alla fine degli anni ’90, questi prodotti hanno conquistato in breve tempo un posto di tutto rispetto nel panorama dei veicoli di investimento: a fine novembre 2015 gli ETF esistenti a livello globale erano più di 4.400, riconducibili a quasi 250 provider, e presenti su 61 listini, con un patrimonio complessivo di circa 2.800 miliardi di dollari.
Questi particolari veicoli di investimento mettono insieme i vantaggi delle azioni e quelli dei fondi comuni tradizionali: al pari dei fondi tradizionali, gli ETF rappresentano un patrimonio separato, quindi non esposto al rischio di insolvenza del provider; inoltre, al pari delle azioni, possono essere negoziati in qualsiasi momento in Borsa (in Italia esiste un listino dedicato, chiamato EtfPlus) e fuori Borsa. A differenza dei fondi comuni tradizionali, gli ETF replicano “passivamente” l’andamento di un indice sottostante preso come riferimento (il benchmark): se l’indice sale, anche l’ETF segna un rialzo (e viceversa). Quindi se volete investire in un particolare mercato o asset class, gli ETF replicano la performance dell’indice di riferimento. Priprio come nel seguente esempio, nel quale l’ETF replica la performance dell’indice di riferimento (S&P500).
Al pari dei fondi comuni, gli ETF emettono quote e utilizzano i capitali raccolti per costruire un portafoglio di titoli.
Gli ETF non vendono tuttavia le proprie quote direttamente agli investitori; sono gli investitori che le negoziano in Borsa, proprio come avviene per le azioni. La valutazione intraday e la negoziabilità rappresentano alcune delle differenze fondamentali tra gli ETF e i fondi comuni, e sono il risultato del meccanismo (noto come «processo di creazione/riscatto») utilizzato per assicurare la negoziazione in Borsa delle quote degli EFT.
L’ideale per un piccolo risparmiatore
Gli ETF, essendo caratterizzati da una gestione di tipo passivo, presentano commissioni di gestione molto ridotte e nessuna commissione di ingresso, di uscita o di performance.
Attraverso un ETF il risparmiatore può quindi investire in un determinato mercato finanziario o asset class, come la liquidità, i mercati obbligazionari, i mercati azionari o le materie prime. I vantaggi sono notevoli, a partire dalla flessibilità offerta da questo tipo di prodotto.
Ma di questo parleremo più approfonditamente in un prossimo post, dedicato proprio a vantaggi e rischi dell’investimento in ETF.