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Sindrome da rientro e mercati: ecco come difendersi da se stessi

Si può davvero investire senza commettere errori? In un mondo ideale forse, nella teoria probabilmente, ma nella realtà è praticamente impossibile. Questo perché tutte le nostre azioni – in qualità di esseri umani, ma anche di investitori – sono “filtrate” da una serie di condizionamenti psicologici, sociali e culturali che indirizzano le nostre decisioni prima ancora che coscienza e razionalità entrino in gioco per fare la loro parte. Rischiando di mandarci “fuori rotta” rispetto ai nostri obiettivi di lungo periodo.

Insomma, per citare l’economista americano Benjamin Graham,

 

“Il peggior nemico dell’investitore è con ogni probabilità l’investitore stesso”.

 

Se è vero che quello dei mercati finanziari è un universo complesso, specialmente per un investitore inesperto e magari stordito dal rientro dalle ferie, è vero anche che il primo ostacolo da superare quando ci si avvicina al mondo degli investimenti è costituito dalla propria emotività fuori controllo.

La buona notizia è che esiste un’intera branca della finanza dedita proprio allo studio delle trappole cognitive in cui la nostra mente cade quando ci troviamo a prendere una decisione di investimento: è la finanza comportamentale che, nel corso degli anni, ha isolato una serie di errori frequenti commessi dagli investitori, elaborando anche qualche suggerimento per evitarli.

Nel dettaglio, la finanza comportamentale divide idealmente le “trappole mentali” in bias cognitivi ed euristiche:

  • i primi sono ragionamenti sbagliati, che si basano su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie, e che vengono utilizzati per prendere decisioni in fretta;
  • le euristiche sono procedimenti mentali intuitivi e logicamente corretti: ma sono in buona sostanza delle scorciatoie mentali ed empiriche, che ci permettono di balzare a conclusioni generiche e affrettate senza troppi sforzi cognitivi.

 

Quali sono i bias cognitivi più comuni?

Ecco una carrellata dei bias cognitivi più frequenti, che non pretende di essere esaustiva, ma vuole solo fornire una “prima infarinatura” sull’argomento.

Bias di conferma

È la tendenza a vedere solo gli elementi che confermano la correttezza di una propria idea o decisione: in pratica, non si cerca oggettivamente di capire quale sia la strada giusta da percorrere, ma si decide di percorrerne una e si cercano conferme circa la bontà della decisione. È come se guardassimo il mondo indossando delle lenti che non ci consentono di vedere le prove a discredito della nostra teoria.

Effetto gregge

L’effetto gregge, o herd bias, descrive la tendenza a omologarsi alla collettività, sopravvalutando le capacità decisionali altrui e sottovalutando le proprie. Si tratta di un comportamento molto pericoloso nel mondo degli investimenti perché, se a prendere decisioni sbagliate sono milioni di individui, sui mercati si possono generale fenomeni come bolle speculative (tutti comprano contemporaneamente lo stesso titolo) o episodi di cosiddetto panic selling (tutti vendono nella convinzione di detenere asset troppo rischiosi).

Overconfidence

L’overconfidence si verifica quando sovrastimiamo le nostre capacità previsionali e pecchiamo di presunzione, illudendoci di avere il controllo della situazione, senza pensare che esistano fattori del tutto indipendenti dalla nostra volontà.

Eccesso di ottimismo

Strettamente legato all’overconfidence è l’eccesso di ottimismo, ossia l’attitudine a formulare previsioni sistematicamente distorte verso l’alto. Questo può portare ad assumere più rischio del necessario o a movimentare il portafoglio troppo spesso.

Avversione alle perdite

È dimostrato che la perdita di una data somma di denaro pesa nella nostra mente molto più d’una vincita di pari ammontare: nelle nostre scelte di investimento quindi, preferiamo evitare le perdite piuttosto che ottenere guadagni, almeno finché il possibile guadagno non è pari a circa il doppio della possibile perdita. Questo vuole dire che, in media, abbiamo una forte avversione al rischio.

Disposition effect

Si verifica quando, di fronte alla necessità di liquidare un investimento per far fronte a una spesa, tendiamo a vendere il titolo che si è apprezzato nel tempo e a tenere invece l’investimento che ha perso quota (nella speranza che si riapprezzi). Quindi tra un titolo comprato a 100 che ora vale 160 e uno comprato a 100 che è sceso a 60, si è portati a disfarsi del primo – ben posizionato per aumentare ancora di valore – disfandosi dell’altro che potrebbe, invece, essere soggetto a un’ulteriore perdita.

Home bias

È la tendenza a preferire titoli domestici, perché li percepiamo parte della nostra “comfort zone”: più vicini fisicamente e psicologicamente, più conosciuti e, quindi, più sicuri e meno rischiosi. Peccato che così facendo rischiamo di diversificare troppo poco il nostro portafoglio e di perderci le buone opportunità offerte da alcuni investimenti esteri.

 

E le euristiche?

Come accennato, la distinzione rispetto ai bias cognitivi è piuttosto sfumata – spesso si considerano tutti errori comportamentali senza distinzione. In ogni caso, ecco le principali “scorciatoie mentali” che ci fanno saltare a conclusioni troppo affrettate e spesso inesatte.

Disponibilità

Si verifica quando, nelle nostre scelte di investimento, siamo influenzati dalla facilità e dalla frequenza con cui, nella fase di raccolta di informazioni, ci imbattiamo in determinati titoli. Detto in altre parole, prediligiamo le informazioni (quindi i titoli) che ci risultano più familiari o facilmente reperibili, o che magari sono semplicemente più “fresche” nella nostra memoria. A seconda di quali sono le notizie a cui siamo esposti, il bias della disponibilità può andare a colpire in positivo, spingendoci ad acquistare o in negativo, inducendoci a vendere, diverse tipologie di investimenti: immobiliari, obbligazionari, azionari.

Rappresentatività

È, in buona sostanza, la nostra tendenza latente al pregiudizio, che ci porta a formulare valutazioni più sulla scia dell’intuizione e degli stereotipi che in base alla al ragionamento logico-razionale: siamo portati a collocare i fenomeni osservati all’interno di gruppi o classi generali che abbiamo creato nella nostra mente, senza condurre un’analisi dettagliata e spesso ignorando i più semplici calcoli della probabilità.

Ancoraggio

L’ancoraggio è quella forza che ci tiene legati a un prezzo, a un valore, a un’opinione che si impone nella nostra mente come punto di riferimento. Supponiamo di leggere il report di una banca in cui si dice che il prezzo “corretto” (fair price) di un certo titolo sia 15 euro. Quella cifra rischia di diventare la nostra “àncora”e la nostra decisione di comprare il titolo o di venderlo sarà condizionata da quella cifra: ci sembrerà caro se supererà i 15 euro e a buon mercato se si manterrà al di sotto.

 

Come difendersi?

In generale, difendersi da bias ed euristiche non è semplicissimo, proprio perché queste trappole agiscono a livello subconscio. Ci vogliono costanza e impegno, soprattutto nel riconoscerle e rendersi conto di esserne caduti vittime. Un buon metodo per allenarci a identificare i bias cognitivi – magari in anticipo, così da poterli schivare – potrebbe essere quello di analizzare i loro effetti ex post, cercando di capire dove la nostra mente ci ha fatto deragliare dal nostro binario di razionalità.

 


 

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