Non bastavano la crescente complessità dei mercati finanziari e la gravità delle crisi economico-finanziarie varie ed eventuali a rendere difficile la vita dell’homo oeconomicus. A complicarla ulteriormente ci si mette pure quello che credevamo essere il nostro migliore alleato, e che invece le scienze comportamentali hanno dimostrato essere uno dei nostri più acerrimi nemici, per lo meno quando si tratta di gestione dei risparmi e di investimenti. Sì, proprio lui: il nostro cervello.
Dell’organo principale del sistema nervoso umano che, insieme al midollo spinale, costituisce il sistema nervoso centrale (fonte: Wikipedia) abbiamo parlato in lungo e in largo su questo nostro blog: vi abbiamo fatto riferimento ogni volta che abbiamo ragionato sui nostri limiti, sui nostri bias, sulle illusioni del market timing e dell’overconfidence e via dicendo.
Oggi vogliamo un po’ tornare al passato riproponendovi questa (secondo noi) preziosissima analisi a cura di Matteo Motterlini1, super esperto di trappole mentali e sistemi che favoriscono buone decisioni. Nel 2008 uscì il suo libro “Trappole mentali. Come difendersi dalle proprie illusioni e dagli inganni altrui”, che qualche anno dopo – era il settembre del 2012 – ispirò qui sul nostro blog un post con annesso decalogo.
Ve li vogliamo riproporre perché entrambi (post e decalogo) invecchiati benissimo: valevano ieri, a valle della crisi finanziaria del 2008 e della crisi del debito sovrano del 2011, valgono più che mai oggi dopo la devastante pandemia di Covid-19. Con l’auspicio che possiamo farne tutti tesoro, in vista dell’autunno che ci attende.
Pronti? Via! Come difenderci dai nostri “bachi”
Il cervello umano attuale, frutto di millenni di evoluzione, è cosa mirabile sicuramente. Eppure, ricorda molto da vicino un sistema operativo messo in commercio con eccessiva premura, afflitto dagli stessi problemi che pesano su ogni nuova tecnologia: difetti progettuali e un software pieno di bachi.
Esempio: gli stessi circuiti dopaminergici che ci fanno apprendere dall’esperienza possono portarci alla rovina spingendoci a tirare compulsivamente la leva di una slot machine (vedasi “How we decide” di Jonah Lehrer).
Che fare, quindi? Come difenderci dai nostri “bachi innati”? Per prima cosa, prendendo atto che razionali non si nasce: semmai lo si diventa. Quindi, imparando a riconoscere le più comuni “trappole mentali” in cui cadiamo: una vera e propria terapia preventiva per prendere migliori decisioni sugli investimenti.
Dieci consigli pratici per gli investitori: validi ieri, oggi e domani
Ecco dieci consigli pratici e alla portata di qualunque investitore per evitare le trappole più comuni2:
- Non rimandate le vostre decisioni. Investire i risparmi è un processo impegnativo, anche emotivamente. Spesso siamo pigri e non troviamo mai il momento adatto per cominciare. Ma prendere tempo non è la soluzione: anche astenersi dal decidere ha le sue conseguenze.
- Siate regressivi. Non nel senso che dovete regredire alla vostra infanzia, ma nel senso di evitare di concentrarvi sui valori estremi degli andamenti finanziari quando formulate le vostre aspettative. Non aspettatevi che un’azione che ha conseguito rendimenti strabilianti lo faccia ogni anno.
- Non investite tutto in titoli delle società sotto casa. Non sono necessariamente i più sicuri: ben lo ricordano gli emiliani che sottoscrissero i titoli Parmalat. La sicurezza che fittiziamente ci ispirano è frutto di un’illusione per cui riteniamo che ciò che conosciamo bene ci dia più incertezze. La nostra mente si concentra su questo aspetto tralasciandone altri per allontanare il senso di inquietudine associato al rischio. In realtà, così facendo il rischio aumenta.
- Non pensate che il futuro sia uguale al recente passato. La nostra mente è continuamente alla ricerca di legami rilevanti che spieghino la causalità degli eventi: li scova ovunque, anche laddove domina il caso. L’imponente meccanismo dei complottismi e delle più fantasiose dietrologie con cui in questa nostra strana epoca abbiamo dovuto familiarizzare ce lo insegna forte e chiaro: il nostro cervello inventa tendenze e relazioni dove queste non sussistono, e inferisce sistematicamente troppo anche con troppo pochi dati. Ciò avviene ancora una volta per alleviare l’angoscia dell’incertezza: ma il beneficio dura il tempo di un’illusione.
- Non fate come i nostri “cugini” primati. Pensate: alcuni esperimenti hanno dimostrato che le scimmie addestrate all’uso del denaro sono avverse alle perdite proprio come noi esseri umani. In altre parole, anche le scimmie, per compensare il dolore inflitto da una perdita di 10 euro, hanno bisogno di vincerne – come minimo – poco più del doppio. Cosa ne deduciamo? Esatto, bravi: che l’avversione alle perdite è una caratteristica radicata nel nostro cervello dagli albori dell’evoluzione. Ma al contempo determina un atteggiamento di puro autolesionismo nella gestione del nostro portafoglio: vendiamo troppo presto titoli in guadagno per assicurarci un guadagno certo e teniamo troppo a lungo titoli in perdita con la speranza di un recupero.
- Non investite neppure come le pecore. L’istinto che ci spinge a seguire il gregge può essere altrettanto pernicioso di quello delle epidemie infettive trasmesse per contagio. Come quella di cui, purtroppo, stiamo facendo esperienza da oltre un anno. Se si trasmettono idee e comportamenti in modo rapidissimo e capillare attraverso il web e i social network, la contaminazione non è meno rapida che nel caso dei virus. Quanto più ne siamo ignari, tanto più l’effetto sarà pervasivo.
- Non illudetevi di controllare gli eventi. Come mostrano le indagini su un gran numero di esperti in vari campi, spesso coloro che elaborano le previsioni più fallaci sono i più sicuri delle proprie capacità. La sicurezza arrogante di analisti e “professoroni” è una garanzia della loro autostima, ma non del vostro portafoglio. Nessuno è infallibile quando si tratta di addomesticare il rischio.
- Non state sempre “sul pezzo”. Una volta fissato un orizzonte temporale per il vostro investimento, rincorrere ogni notizia e ogni oscillazione dei prezzi non lo farà andare meglio. Anzi: tale atteggiamento è assolutamente dannoso. Proprio perché le perdite fanno più male di quanto ci rendano felici i guadagni, potreste diventare sempre meno inclini a restare investiti e privarvi di una porzione importante di ritorni sul lungo periodo. Le ricerche mostrano che un maggior turnover di portafoglio significa minori ritorni e che chi è passato dagli ordini telefonici a quelli online ha visto diminuire i propri ricavi (mentre aumentavano quelli della banca in commissioni).
- Non autocompiacetevi. Attribuire i successi alle nostre capacità e scaricare i fallimenti sugli altri o sulle circostanze non è il modo migliore di imparare dall’esperienza.
- Non sottostimate questi 10 suggerimenti.
Cosa fare: Datevi una scadenza e impegnatevi a pagare di tasca vostra (in beneficenza)
se non la rispettate. Se non funziona, almeno avrete fatto del bene.
Cosa fare: Nient’altro che una “regressione ai valori medi”: vi consentirà
di non trascurare tutti gli altri titoli da “scoprire” sui mercati.
Cosa fare: L’unico modo per ridurre il rischio è diversificare.
Cosa fare: Prendere serenamente atto di questa tendenza della mente,
onde contrastarne gli effetti quando questa comincia ad agire.
Cosa fare: Anche se risulta “innaturale”, non affrettatevi a vendere o a comprare,
in nessun caso: si rischiano solo batoste, talvolta anche sonore.
Cosa fare: Prendere consapevolezza dell’effetto gregge e della famigerata
Fear Of Missing Out, onde riconoscerli e resistere al loro richiamo.
Cosa fare: Prendere coscienza del fatto che il dogma dell’infallibilità non è in alcun modo applicabile agli esperti di economia e finanza, per quanto bravi essi siano.
Cosa fare: Tra un click del mouse e il destino dei vostri soldi,
vale la pena di spendere un momento di riflessione.
Cosa fare: Guarire dalla “sindrome di Superman” aiuta a gestire meglio i propri risparmi.
1. Chi è Matteo Motterlini
2. Come accennato, il decalogo è ispirato al libro Trappole Mentali (Rizzoli, 2008)
Serena Torielli / Settembre 20, 2012
Gli Italiani sembrano molto pigri quando si tratta di occuparsi dei propri risparmi, si informano poco anche se le conseguenze sui loro risparmi e sul loro benessere sono assai più rilevanti di quelle del comprare una macchina più o meno costosa (argomento sul quale ci si informa moltissimo)…
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Gianni / Settembre 6, 2013
È che la macchina più o meno costosa non è detto che non sia il modo migliore per investire i propri soldi: “tenerli spesi!”
Del doman non v’è certezza.
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fab10m / Settembre 24, 2012
Ero curioso di sapere cosa ne pensavamo i trader. Avevo postato l’articolo sul forum di finanzaonline ma gli amminstratori hanno pensato bene di bannare il mio post. Peccato. C’è qualcuno che vuole riprovare a postare qust’articolo sul forum di finanzaonline?
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matteomotte / Settembre 25, 2012
ehi fabio, da tempo cerco di fare esperimento di neurofinanza per capire dal punto di vista neurobiologico se esperti e profani si distinguono in termini di razionalità delle decisioni e se gli”esperti traders” attivino circuiti cerebrali diversi che li metterebbero al riparo da “trappole”. La letteratura comportamentale (e non neuro) per ora mostra che in generale gli esperti cadono in trappola come tutti noi, e peccano più degli altri di overconfidence. Cioè spesso sbagliano uguale ma imparano di meno. C’è qualcuno che vuole finanziare esperimento? Occorrono 24 soggetti, 12 esperti e 12 no. E accendere risonanza magnetica funzionale etc etc ( vedi prossimo blog su neuroeconomia)
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fab10m / Settembre 25, 2012
@matteomotte:disqus posso fare da cavia per il gruppo dei non esperti, perché di trading capisco ben poco 🙂 Parli di un blog di neuroeconomia, ma è un progetto a cui sta lavorando?
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matteomotte / Settembre 25, 2012
scusa – intendevo “post” qui in questo blog. il blog che cerchi c’e’ già: check it:
http://matteomotterlini.blog.ilsole24ore.com/controvento/
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fab10m / Settembre 25, 2012
E io che già mi pregustavo lo scoop 🙂 Comunque se sei serio sull’esperimento spargo la voce per reclutare trader cavia.
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matteomotte / Settembre 28, 2012
serissimo. spargi voce anche su reclutare fondi. la ricerca – a differenza di quanto si tende a credere – costa.
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