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Obbligazioni bancarie: occhio agli oneri impliciti!

Un nostro utente, Abramo B., ci ha segnalato sulla Community Advise Only dei nuovi prestiti obbligazionari emessi da Banca Popolare di Vicenza. Capitan Jack Sparrow non ha perso tempo: si è informato, ha studiato e adesso risponde, con qualche dritta da amico.

Il collocamento parte il 31 gennaio 2013. Sono obbligazioni step-up: presentano cedole che salgono in modo deterministico, non perché legate a qualche tasso d’interesse o d’inflazione, ma perché è stato deciso prima, da contratto.

Si tratta di obbligazioni bancarie non subordinate, ma senza alcuna garanzia particolare: per farla breve, in caso di fallimento della banca siete creditori standard della banca e verrete rimborsati prima di eventuali creditori “subordinati”.

Per quelle che vale il rating (cioè poco, almeno per me), Banca Popolare di Vicenza è ancora “Investment Grade”, cioè nella serie A del credito, ma poco oltre il confine: con un outlook negativo sia per Fitch che per Standard & Poor’s, rischia la retrocessione.

La prima obbligazione (se cliccate, troverete il prospetto informativo), denominata Banca Pop. Vicenza 13-23 4.25% Step‐Up, ISIN IT0004884752, ha durata massima decennale. A partire da gennaio 2015 la banca potrà rimborsare i quattrini prima, più precisamente ogni volta che il titolo pagherà una cedola. In realtà, quindi, la durata è incerta: può anche essere solo due anni, invece che dieci anni, a discrezione della banca. In termini finanziari, gli state vendendo un’opzione e per questo vi pagano (devo dirvi quanto? Ve lo dico: pochino, 0,67% del prezzo).

La cedola è annua, parte da 4,25% il primo anno per finire a 4,60% (non esattamente un’impennata di rendimento cedolare, più che altro un falsopiano direi).

Ma come sempre la cosa più interessante è andare a vedere i costi: gli oneri impliciti. Sono messi in chiaro sul prospetto che la banca è obbligata a rendere pubblico, ma dubito che qualche solerte impiegato si soffermi proprio su questo interessante specchietto, che io ho copiato di sana pianta.

IT0004884752

Cosa vuol dire? Che se foste un professionista dei mercati, come ad esempio un gestore d’un fondo comune, oppure il tesoriere di un’altra banca, paghereste l’obbligazione 86,01 euro. Ma siccome siete un risparmiatore cliente della banca pagate 100 euro, il 13,99% in più, “d’emblée”. Ogni commento è superfluo, rinvio solo a questo mio post sull’argomento: “Obbligazioni bancarie, come difendersi dalle trappole”, in modo che possiate farvi un’idea e decidere in autonomia quanto è buona questa proposta. Considerate che questa è l’obbligazione per i clienti del servizio di private banking: insomma queste dovrebbero essere condizioni di favore. Pensate se non fossero condizioni di favore… ma ci arriviamo tra poco.

Combinando prezzo d’emissione, cedole e costi possiamo rispondere alla domanda: quanto rende alla scadenza decennale? Ecco qua, direttamente dal prospetto:

obbligazioni bancarie popare vicenza IT0004884752

Insomma, rende meno di un BTP analogo, sia sul lordo, sia (a maggior ragione) sul netto. Ultima cosa da dire: non aspettatevi che il bond sia liquido, cioè che si possa comprare e vendere facilmente: se la comprate, lo fate da “cassettista”, e sarà una specie di patto di sangue con la banca. Lo stesso non si può dire di un BTP, che mantiene sempre con buona liquidità, cosa che vi consente di disinvestire sempre a prezzi di mercato. Con un’obbligazione bancaria, invece, l’esperienza insegna che lo spread denaro-lettera è  ampio, molto più ampio di quello di un BTP.

Quanto al merito creditizio (al di là del rating dell’Italia, superiore a quello della banca) io penso che lo Stato italiano sia sempre più solvibile delle banche del territorio. E venitemi a convincere del contrario.

La seconda obbligazione, Banca Pop. Vicenza 13-23 3.75% Step‐Up, ISIN IT0004885023, beh, è sostanzialmente identica alla prima. Solo che, essendo riservata a tutti i clienti, non solo quelli di fascia alta, ha una cedola annua più bassa in partenza (3,75%) e uguale alla fine (4,60%) ed ha oneri impliciti, cioè costi, ancora maggiori, pari ad un grasso 15,90% che gentilmente vi trattengono al momento del collocamento. In poche parole: rende meno e costa di più.

Il rendimento comparato con il BTP non ve lo faccio manco vedere, lo trovate sul prospetto, tanto è ovvio che è peggiore.

IT0004885023

Cari risparmiatori, a voi la palla.


NB: la segnalazione arriva da questo blog.

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Ultimi commenti
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    Io spezzerei una lancia in favore degli asset manager… Questi qua nella peggiore delle ipotesi (per loro) si intascano una commissione annuale del 1.4% per emettere un’obbligazione sul mercato e chi si è visto si è visto… Un ETF per circa 1/3 della spesa annua prevede un portafoglio di titoli, un ribilanciamento periodico e qualche gestore che se ne occupa, un risk management che fa due conti di rischio, un middle e back office che negozia e tiene la contabilità del fondo… Quantomeno è un fondo/ETF fa un minimo di redistribuzione…

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      Dipende.
      Non sono le obbligazioni bancarie a non essere buone in sé. Lo strumento è ottimo. E’ che sono avvelenate dai costi esagerati (e dall’illiquidità).
      Idem con i fondi: ce n’è di ottimi, che fanno tutto quello che dici (non ripeto) a un costo accettabile. E ce ne sono altri, che fanno ancora tutto quello che dici (è tanto lavoro), ma ad un costo inaccettabile. Ci sono fondi che tra commissioni d’ingresso, d’uscita, di management, e via dicendo zanzano via 4%-5% come ridere.
      Se delle commissioni di un fondo l’80% va a chi si occupa della vendita, mentre quelli che fanno tutte quelle belle cose che dici tu ne prendono sì e no il 20%, mi pare chiaro che qualcosa non va, che si sta pagando solo per l’attività di vendita. A te sembra sensato nel 2013? A me no. Basta che parta sul serio la compravendita di fondi online come dico io e vedi dove vanno a finire quelle commissioni….

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        Io proprio di costi stavo parlando… Non sto disquisendo se sia meglio la Fiat o la BMW, ma se mi stai vendendo uno scooter, sarà anche fatta in grafene, magari va pure più forte, ci vai nelle corsie preferenziali, magari mi torna più utile, ma non puoi vendermelo al costo di un auto…

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    Do un ulteriore suggerimento: visto che le emittenti propongono ciclicamente dei prodotti, si puo’ anche vedere sul mercato cosa c’e’ della stessa emittente su scadenze simili. Si vede che in scadenza al 2022 (solo un anno prima) ci sono diverse step up della stessa banca con vari flussi cedolari. I prezzi variano, per avere una cedola del 4% lordo il costo e’ 83, al 6% lordo il costo e’ di 106. In questo modo si puo’ vedere direttamente quanto il mercato prezza un titolo, non uguale , ma quasi.

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    Non capisco metto i commenti ma scompaiono, ma li ricevete voi?

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      Ho capito se ci metto un link rimangono in sospeso e poi “scompaiono” perché?

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    Ma i costi impliciti sono davvero nascosti. Io vorrei convincere mia nonna a smettere di investire in sti bidoni ma, lei mi dice: “io compro a 100 (97di valore+3 di oneri) ed a me ridanno 100, sti oneri impliciti dove vanno a finire?”.

    Che differenza c’è tra “prezzo di emissione”, “valore teorico del titolo” e “valore nominale”?

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    Hei Jack, batti un colpo se ci sei!

    Quindici uomini, quindici uomini,
    sulla cassa del morto.
    Yoh, oh, oh! E una bottiglia di Rhum!

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