Il Tesoro sta per emettere un nuovo BTP Italia, studiato per gli investitori retail, ovvero al dettaglio, quindi investitori come voi. La dottoressa Cannata, direttore generale Debito Pubblico, lo definisce il “BTP per le famiglie”, si tratta di un BTP con scadenza 4 anni, cedola semestrale, indicizzato all’inflazione italiana, il terzo della serie.
Scheda sintetica sul prodotto
- Costo: molto probabilmente questo BTP Italia prezzerà un po’ più caro rispetto ai livelli che abbiamo visto nel pieno della crisi, visto come trattano oggi i linkers italiani.
- Orizzonte temporale: non è brevissimo ma è comunque inferiore agli altri BTP indicizzati.
- Liquidità: media, il Tesoro ha chiesto alle Banche collocatrici di assicurarne la liquidità sul MOT – il mercato Telematico delle Obbligazioni e titoli di Stato di Borsa Italiana.
- Tasso cedolare: il tasso (reale) annuo minimo garantito che il Tesoro ha comunicato il 12 ottobre 2012 è 2,55%, la cedola reale effettiva verrà comunicata allo scadere del periodo di raccolta ordini (dal 15 al 18 ottobre).
- Giudizio: a mio personalissimo parere un risparmiatore che decidesse di investire nel BTP Italia dovrebbe detenerlo fino a scadenza e incassare così il “premio fedeltà” di 40 punti base.
Prendo spunto dal lancio di BTP Italia per fare una fotografia della situazione del debito pubblico italiano.
Ad agosto 2012 il debito pubblico domestico ha raggiunto quota a 1.975,6 miliardi di euro e si prevede che salirà a circa il 126% del PIL nel 2012. Di questi circa l’84% (€ 1.650 miliardi a fine settembre) è costituito da titoli di stato. La scadenza media delle emissioni si è leggermente ridotta rispetto ad inizio anno, ma rimane abbastanza elevata: 6 anni e mezzo abbondanti. Questo è un elemento positivo, soprattutto perché in questo momento il paese è con l’acqua alla gola e tutti scongiuriamo una crisi di liquidità. La cedola media (senza considerare i titoli a tasso variabile e i titoli zero coupon) è del 3,60% mentre, secondo Morgan Stanley, il rendimento medio è pari al 3,13% considerando i Bot.
Sempre Morgan Stanley ci dà una buona notizia: secondo le sue stime, anche in caso di un aumento permanente di 250 punti base sull’intera curva dei rendimenti italiana (ossia se tutti i tassi dei titoli italiani dovessero aumentare del 2,5%), la traiettoria del debito dovrebbe essere in calo a partire dal 2013.
Come si nota dal grafico si tratta per la maggior parte di BTP denominati in euro, ciò è cosa buona perché gli eventuali incrementi dei tassi di mercato si riversano solamente sulle nuove emissioni e sui titoli a tasso variabile.
Quanto siamo “dipendenti dall’estero”?
Secondo il Fondo Monetario Internazionale la percentuale di debito pubblico italiano detenuto fuori dai confini nazionali a inizio 2012 era pari a circa il 50%. Oggi la stessa quota è scesa al 38%: la nostra dipendenza dall’estero, quindi, è oggi circa il 40% dei “bisogni finanziari” pubblici. Negli Stati Uniti e in Giappone, paesi che hanno una debito pubblico molto elevato, questa percentuale è rispettivamente del 30% e dell’8%.
La crisi, come sappiamo, ha portato non pochi scossoni, soprattutto ai paesi che, come il nostro, sono stati a lungo nell’occhio del ciclone. Per l’Italia si stima infatti una pesante fuoriuscita di capitali (circa il 15% del PIL da giugno 2011 a giugno 2012) di cui, più della metà, è conseguenza dei disinvestimenti esteri in titoli di Stato.
Oggi di quel 38% di debito detenuto all’estero, circa un quarto è di proprietà di Banche straniere, soprattutto francesi e tedesche (di qui si evince l’allineamento CORALE per non far saltare l’euro).
Alla domanda estera si sono sostituite le banche italiane grazie alle abbondanti immissioni di liquidità da parte della Banca Centrale Europea (LTRO).
Il calo della domanda estera e la dipendenza dalle Banche italiane (che necessitano ancora di ridurre i propri bilanci) pone significativi sfide alla capacità di finanziamento del debito. Nonostante ciò, l’ottima accoglienza del BTP Italia (finora gli ordini ammontano a € 2,5 miliardi di euro) apre la strada al canale retail e alla base di sottoscrizione dei cittadini piuttosto che delle istituzioni finanziarie.
Forse ad aiutare l’Italia a venir fuori da questa difficile situazione, potrebbero essere gli stessi cittadini, acquistando il debito nazionale. Se non è convincente da un punto di vista filosofico, può essere comunque un buon investimento.
L’Italia chiamò, si!
JenaBruna / Ottobre 18, 2012
E’ da comprare quindi….
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