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Le 10 stravaganze dell’investitore medio italiano

L'investitore medio italiano e le sue 10 stravaganze

Noi italiani siamo un popolo meraviglioso. Finanziariamente parlando, poi, siamo pressoché unici. Troviamo soluzioni creative per salvare banche in putrefazione, sgusciando come anguille tra le regole europee e facendo esattamente ciò che tali regole si proponevano di evitare (ad esempio un bail-out di un paio di banche venete in luogo di un bail-in), tra gli sguardi attoniti della comunità internazionale.

E siamo a modo nostro eccezionali quando dobbiamo occuparci di economia e risparmi, come mostra l’indagine Global Finlit Survey di Standard & Poor’s, che ci vede tra i più ignoranti al mondo in materia, oppure i test PISA, nei quali i nostri ragazzi finiscono regolarmente al di sotto della media OCSE, nella seconda metà della classifica.

Investor Pulse, l’indagine di BlackRock

Ultimamente mi è capitata tra le mani la ricerca Investor Pulse di BlackRock, frutto di una vasta indagine campionaria a livello mondiale che fa il punto ogni anno sulle abitudini e l’atteggiamento degli italiani nei confronti degli investimenti: a tratti l’ho trovata esilarante, soprattutto se si incrociano i risultati con quelli di altre fonti. Letti con attenzione, e magari un po’ a zig zag, i dati arrivano a tratteggiare il volto dell’investitore medio italiano: e io – è più forte di me – ci vedo quello di Totò. O quello di un personaggio di Alberto Sordi.

Ma giudicate voi: ho distillato 10 tratti chiave, per nulla politicamente corretti nei confronti degli italiani. Spero che nessuno s’offenda se si sente toccato; superfluo dire che il mio obiettivo è di intrattenervi un po’, veicolando in modo indiretto alcuni messaggi sulle abitudini d’investimento che, nella loro cruda verità, risulterebbero ancora più sgradevoli.

  1. Sono preoccupatissimo – Le preoccupazioni economiche affliggono gli italiani: in cima alla classifica troviamo la tassazione (e questo spiega, tra l’altro, il successo a tratti irrazionale dei PIR, alimentato da vera libido fiscale), che affligge soprattutto le fasce più elevate d’età. A ruota seguono le preoccupazioni per l’elevato costo della vita e l’incertezza politica. E poi c’è il tema della pensione, che continua a destare grande preoccupazione a qualunque età.
  2. Le occasioni d’investimento perdute – Con le Borse mondiali in pieno bull market e le obbligazioni con il più lungo trend rialzista della storia, provate ad indovinare dov’erano investiti i soldi degli italiani? Ebbene, i dati campionari di BlackRock ci dicono che, dal 2015 ad oggi, gli italiani hanno ridotto la quota azionaria e obbligazionaria in portafoglio, aumentando invece quella di liquidità (che era già molto elevata), pari in media al 62% (sì, sessantadue, avete letto bene). E questo dal 2015 al 2016, in un anno in cui le Borse mondiali hanno reso oltre l’8%, e la liquidità aveva – praticamente ovunque nelle economie sviluppate – rendimenti negativi in termini nominali e reali. Ecco, in questo contesto, l’italiano medio era sempre più massicciamente investito in liquidità. Cioè: asset allocation completamente toppata.
  3. Tassi bassi, confusione alta – Come hanno reagito gli italiani alla riduzione dei tassi d’interesse di questi anni? Secondo l’indagine di BlackRock, il 31% di noi non ha fatto niente di particolare (forse qualcuno non si è manco accorto che i tassi d’interesse erano ai minimi storici). Ma 7 italiani su 10 affermano di aver reagito. Wow! Tosti! E come, di grazia? Ebbene, di quei 7, la maggioranza dice di aver risparmiato di più e ridotto i consumi: ossia grosso modo il contrario di ciò che sarebbe razionale fare. Infatti, se si guadagna meno sui risparmi, in linea teorica si dovrebbe essere portati a consumare di più. Ma chissà, ci sono altri fattori in gioco. E allora trovo stupendo che altri italiani affermino di essersi affrettati a rimborsare il debito. Uhm. Anche qui, in teoria, con tassi d’interesse bassi, si dovrebbe rinegoziare il debito (ad esempio il mutuo), per indebitarsi a tassi più bassi, e magari per un ammontare maggiore. Con il movimento dei tassi d’interesse, insomma, gli italiani non ne hanno imbroccata una.
  4. Non ci capisco niente – Non stupisce che un italiano preoccupato, e che di fatto ha sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare, quando si tratta di prendere decisioni sui propri risparmi si senta poco preparato e impaurito. Questo non è un male: la paura è spesso nostra amica e ci salva. In effetti, la confidenza degli investitori è in calo, secondo i dati di Investor Pulse. Non solo, la fiducia è scesa al minimo degli ultimi 4 anni. Del resto, gli italiani non hanno gli strumenti per capire – mi spiace, ma è un fatto: l’indagine Global Finlit Survey di Standard & Poor’s del 2014 su 140 Paesi colloca l’Italia all’ultimo posto (sic) in Europa; solo il 37% tra gli adulti è in grado di rispondere correttamente ad almeno 3 delle 5 domande poste su concetti di base di cultura economico-finanziaria. E guardate che si tratta veramente di domande semplici. Semplici in modo raccapricciante.
  5. Orizzonti di gloria – Per quanto tempo investire? Ovvero: qual è l’orizzonte temporale? In teoria (ma anche nella buona pratica), la durata pianificata dell’investimento è funzione dell’età. Non solo di quella, ovvio, ma anche di quella. È infatti piuttosto ovvio che l’orizzonte d’investimento di un trentenne differisce da quello di un settantenne. O no? No, almeno per gli italiani: secondo i dati della survey, alla domanda su quale sia il periodo ideale per restare investiti, la risposta più gettonata è stata “5 anni” per tutte le fasce d’età. Una buona fetta degli italiani, poi, non ha nemmeno una vaga idea dell’orizzonte d’investimento. Fantastico.
  6. Quanto mi rende? – È la classica domanda dell’investitore italiano. Peccato che, oltre a non avere quasi mai senso, l’investitore italiano abbia idee vaghissime su quale possa essere una risposta ragionevole. Infatti, secondo l’indagine di BlackRock poco meno del 50% degli italiani ha un’idea di quale livello di rendimento aspettarsi. L’altro 50%, invece, ha aspettative di performance irrealistiche: in media, gli intervistati sarebbero disposti a investire in cambio di un ritorno annuo dell’11%. Fico, l’11% annuo… Devo commentare? Ma sì, commento. Vi dico solo che un portafoglio di azioni diversificato internazionalmente ha reso in termini reali il 5,1% medio annuo dal 1900 al 2016, il suo omologo obbligazionario ha reso l’1,8% e un bilanciato (con ardita operazione aritmetica) il 3,5%. Aggiungete un paio di punti di inflazione e avrete un’idea della distanza interstellare tra aspettative e realtà.
  7. Diversificazione a chi?!? – L’indagine di BlackRock sonda anche aspetti che si possono considerare relativamente “tecnici” (i lettori abituali di questo blog sanno benissimo, invece, che tanto tecnici non sono, ma che si tratta dell’ABC finanziario, che TUTTI dovrebbero conoscere). Ad esempio, s’indaga sull’idea di diversificazione dei rischi. Beh, solo il 28% degli italiani ha un’idea (sospetto vaga) di che cosa sia la “diversificazione di portafoglio”, e solo il 19% ritiene che sia importante. E allora restate concentrati, cari concittadini italiani, restate concentrati…
  8. Investire a lungo termine, in liquidità – È fantasioso e inquietante allo stesso tempo che il 17% degli italiani sia convinto di investire a lungo termine – per la pensione, per la precisione – in liquidità, contando sulla remunerazione degli interessi. Interessi che oggi si collocano in un intorno dello zero in termini nominali, e sono invece abbondantemente negativi in termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione. Chi glielo dice a quel 17% di italiani?
  9. Oddio la pensione! – Gli italiani sono preoccupatissimi per la pensione, stando alla survey. La maggioranza sa di non poter fare affidamento esclusivamente sullo Stato per una pensione che consenta loro di vivere una vecchiaia serena. Sanno che dovranno lavorare più a lungo. E fin qui, si vede la luce della ragione. Ma poi, Enter Sandman, “Exit, light,
    Enter, night“, arriva il buio totale: oltre metà degli italiani non ha ancora iniziato ad investire in vista della pensione, utilizzando, ad esempio, forme di previdenza integrativa. Un bla bla bla di quaqquaraquà, insomma.
    Italiani pensione investor pulse
  10. Pensaci tu -Sempre in tema di pensione, attenzione, solo poco più della metà degli italiani (56%), si ritiene personalmente responsabile del proprio futuro previdenziale. Se questo numero vi pare un valore ragionevole, siete in errore, non lo è, trattandosi del valore più basso al mondo. E allora chi ci dovrebbe pensare alla pensione secondo gli italiani? Tenetevi stretti, perché arriva il dato che preferisco di tutta la survey, il sintomo di un’intelligenza diversa, tutta italica, un’intuizione occulta che in altri Paesi non esiste: ebbene, una porzione sorprendentemente alta (il 55%) degli italiani ha risposto che ci devono pensare i figli o il partner (e meno male che come risposta non era contemplata “La mamma”, altrimenti sospetto sarebbe stata gettonata). Non credo di stupirvi se vi dico che queste specifiche risposte sono prevalentemente di uomini (e la differenza donne-uomini è statisticamente significativa, ho fatto i conti).
    Investor Pulse BlackRock Italia 2

Ho finito questo primo quadro lombrosiano dell’investitore italiano – ma, vi dico, in Investor Pulse di dati ce ne sono a bizzeffe, sicché credo che non finirà qui e che attingerò ancora a piene mani dalla survey in cerca di spunti interessanti.
Un’ultima cosa. Non crediate che nel condurre questa indagine campionaria BlackRock abbia beccato quattro minus habens a caso, che hanno risposto ancor più a caso. No: è un’indagine ben fatta, con un campione di 2.000 italiani (e 28.000 intervistati a livello mondiale). Perciò occorre rassegnarsi: sono dati validi, statisticamente significativi. Siamo proprio così.

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Scritto da

Uno dei fondatori di AdviseOnly, responsabile del Financial & Data Analysis Group. Esperto di finanza e gestione dei rischi, statistico Bayesiano, lunga esperienza in Allianz Asset Management, è laureato in scienze economiche con indirizzo quantitativo-statistico all'Università di Torino. Docente di Quantitative Portfolio Management al Master in Finance dell'Università di Torino, ha pubblicato vari articoli su riviste finanziarie (fra le altre: Journal of Asset Management, Economic Notes, Risk), contribuendo a libri su investimenti e gestione dei rischi. Ex-triathleta, s'ostina a praticare apnea, immersioni e skyrunning.

Ultimi commenti
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    E’ sconsolante leggere queste statistiche ma al tempo stesso bisogna riconoscere che sono assolutamente reali, conosco più di una persona convinta che tenere i soldi sotto il materasso o investire oggi in buoni fruttiferi postali sia la soluzione per avere la certezza di un futuro…
    C’è da dire che quando circa un lustro fa ho iniziato ad acquistare Etf, il bancario che mi “seguiva” ha affermato candidamente che ero il primo cliente della filiale a fare una richiesta del genere, ovviamente mi sono cadute le braccia. Noi italiani siamo ignoranti in materia finanziaria, è un dato di fatto, però devo dire che ho riscontrato molta ignoranza anche tra i bancari che sono diventati piazzisti dei prodotti della Ditta.
    Oggi le informazioni le hai solo se sei curioso e le cerchi, nelle scuole non vi è traccia di educazione finanziaria, nemmeno a livello di base e quindi anche volendo partiamo già “bocciati”.
    Ma oggi c’è internet ed allora se si ha voglia si riesce a farsi una cultura finanziaria, AO fa un’opera meritoria in tal senso e ringrazio tutto il Team per tutti gli articoli che pubblicate, chiari ed esaurienti. Se siamo un pò meno ignoranti lo dobbiamo anche a Voi. Vi seguo da diversi anni e ho acquistato 2 portafogli di cui sono soddisfatto. Grazie per la Vs. professionalità e serietà, grazie ancora!

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    https://qz.com/554676/two-thirds-of-the-world-cant-pass-this-basic-financial-literacy-test-can-you/

    Comunque è strano, ho fatto il test in giro su Whatsapp anche a miei amici che fanno i commessi, e hanno risposto giusto a tutte le domande. Sono Filippini però, non Italiani.

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    Sarei molto cauto nel magnificare l’investimento nei fondi pensionistici integrativi. I fondi pensione dovrebbero garantire a scadenza sempre e comunque il capitale versato e un reddito minimo garantito tale da recuperare almeno l’inflazione. Ma non è così, ti trovi invece a fare il capitalista tuo malgrado col tuo TFR, frutto di una vita di lavoro, giocato alla roulette da gente che manco conosci.

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      Una gestione che garantisca (nel senso giuridico, non statistico, del termine) il capitale in termini reali:
      – non è per niente banale da attuare (lo dico per esperienza, in Allianz me ne sono occupato personalmente), al di là degli slogan di marketing;
      – in particolare tende ad essere troppo conservativa, quindi a limitare tantissimo il potenziale all’insù della performance;
      – ecco.
      Ciò detto, ci sono ottimi fondi pensione a costi ragionevoli (e ce ne sono anche di pessimi, ovviamente), che su orizzonti lunghi hanno una probabilità di perdita del capitale (shortfall probability) ridottissima. In definitiva, qualche rischio occorre prenderselo. Non si può vivere in un mondo senza rischi, no way.

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    Non trovo per nulla stravagante tenere i soldi sotto il materasso quando non ci sno ne investimenti sicuri ne rendimenti decenti, se non giocando col rischio. A queste condizioni conviene stare in panchina. A posteriori, l’asset allocation ottimale è uno specchietto agitato da chi vorrebbe convincerti a portare i tuoi risparmi all’ammasso del risparmio gestito, dove vieni tosato come una pecora.

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      Sono ababstanza d’accordo. Ma il punto è che il problema di una larga porzione degli italiani è che non hanno i quattrini in liquidità perché hanno giudicato che le valutazioni sono care, il rischio di storno è alto, ecc ecc. No. Sono in liquidità storicamente. Da decenni. In proporzioni insensate secondo qualunque logica di asset allocation. E in anni recenti hanno aumentato la quota di cash. Roba dura da digerire.

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    Un chiarimento, per favore: al punto 10 la somma delle risposte è 130 %, come mai?

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      Perché si trattava di domande a risposta multipla, e non mutuamente esclusive (ergo le percentuali non sommano a 100%).

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    E pensare che in Italia ci sono persino analisti che si bevono tutte d’un fiato le baggianate della massoneria finanziaria mondiale, di cui Blackrock è uno dei principali esponenti. E’ proprio vero che gli italiani sono degli incompetenti.

    Praticamente tutte le critiche esposte nei vari punti al comportamento degli italiani, tendono a demolire un approccio prudente e solido, in funzione di una maggiore assunzione di rischi. E tutti sanno, tranne gli analisti italiani, come finiscono queste strategie: quando le persone comuni hanno comprato abbastanza fuffa secondo le indicazioni degli esperti, proprio Blackrock e soci “tirano lo sciacquone”.

    Ci sono ormai innumerevoli libri e film che raccontano questi fatti da tutti i possibili punti di vista: oggettivi e soggettivi, specializzati e qualunquisti, dall’interno e dall’esterno.

    Per fortuna l’investitore italiano è ancorato a un’idea di concretezza, vedi pensione e liquidità. Approccio sanissimo e giusto. Emerge anche dall’analisi di Blackrock, con loro immenso scorno – suppongo.

    Ecco perché si cerca, con il consueto metodo anglosassone, di ribaltare la frittata: accusare gli italiani di ignoranza, mentre sono proprio loro (comunità finanziarie USA e londinese) ad avere causato la principale crisi economica mondiale dal dopoguerra, oggi sostituiti nel ruolo di scommettitori avventati dai tedeschi, con quella bomba atomica finanziaria che è la Deutsche Bank.

    In sintesi, complimenti agli italiani per avere fatto spallucce alle lusinghe e agli sfottò di chi vuole derubarli dei loro soldi. Per fortuna che ci siamo noi, al mondo. Ancora una volta, le vittime della prossima tosatura saranno altre popolazioni. Quelle a cui Blackrock dà il massimo dei voti.

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      Certo, certo. I massoni. Il gruppo Bilderberg. Gli illuminati. I rettiliani. Gli asgardiani. I mangiamorte. I Sith. I Grandi Antichi. Sauron. Melkor.
      Però: sono stati bravi a spingere le Borse mondiali alla media del 5% annuo reale (abbondante) nell’ultimo secolo – e in gran parte dei sotto-periodi di sufficiente lunghezza. Per le obbligazioni, circa il 2% medio annuo reale, dal 1900 ad oggi.
      Mentre il citato “approccio degli italiani”, “ancorato a un’idea di concretezza”, nonché “sanissimo e giusto”, è quello che si fa erodere i risparmi dall’inflazione: il rendimento reale medio annuo di un conto corrente in Italia, dal 1900 ai giorni nostri è del -8%. Un approccio così concreto che fa sì che gli italiani non investano per la pensione e, quando lo fanno, anche se mancano moltissimi anni alla pensione, scelgono spesso la linea garantita, che non rende quasi nulla in termini reali, nel migliore dei casi. In modo da ottenere un concreto abbassamento del tenore di vita da vecchi, grazie a una sempre più magra pensione INPS. Un approccio che in tempi recenti (dal 2008 a oggi) ha fatto perdere a una bella fetta degli italiani uno dei più grandi trend rialzisti. Tutto molto concreto.
      Ora, forse a me sfugge qualcosa. Oppure sono rettiliano. Oppure c’è gente che farebbe bene a smettere di sniffare nitrato di butile o roba simile. E migliorare invece la propria cultura finanziaria. Per evitare che l’unica cultura in loro possesso sia quella batterica che popola il tratto inferiore del loro intestino.

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        “Certo, certo. I massoni. Il gruppo Bilderberg. Gli illuminati. I rettiliani.”
        Caro Zenti, che inizio patetico! Fare il brillante le riesce malissimo.
        Lei non può essere arrivato alla sua età senza sapere che le mosse dei vara Goldman Sachs, JP Morgan eccetera, sono concordate, ovviamente nelle linee generali e non nei dettagli. Cane non morde cane. Il fatto che lei provi a deridere questa banale constatazione evidenzia una disonestà intellettuale sorprendente.
        Le è piaciuto sparlare degli italiani, precisando “Spero che nessuno s’offenda se si sente toccato”.
        Se però arriva un commento dello stesso tenore, lui si offende eccome: l’interlocutore viene definito uno che deve “smettere di sniffare butano”. Non mi abbasso a riportare la parte più triviale. Che livello.

        Cosa vuole dimostrare sparando medie che partono dal 1900? Non prenderei mai una decisione oggi sulla base di cifre sporcate coi valori di periodi storici totalmente esauriti. Infatti, gli italiani non lo fanno.

        L’italiano medio guarda al periodo storico che lo riguarda (il suo), prende atto dei continui scandali finanziari, della sostanziale assenza di controlli, del fatto che le istituzioni finanziarie sono ormai più forti dei governi. E tende a NON affidargli i suoi soldi.

        Approccio sanissimo e giusto. Ogni volta che la massoneria finanziaria mondiale tira lo sciacquone, una generazione di britannici, americani etc impara sulla sua pelle che era meglio fare come gli italiani. E poi comincia un nuovo giro.

        Tralascio di rispondere alle considerazioni sul mercato rialzista. Con sprezzo del ridicolo, lei parla di investire in azioni con prospettiva decennale. Purtroppo per lei, sta discutendo con uno che lo ha fatto.

        Eh già: nel tempo ho investito in fondi, polizze, azioni, valute, oggi anche certificati. Ho numerose cicatrici causate dagli errori. Col tempo, sono diventato uno che guadagna.

        Oggi posso stare sui mercati finanziari, guadagnando nonostante qualche errore, proprio perché li riconosco per quello che sono: “il meccanismo con cui trasferire i soldi del 95% della popolazione all’altro 5%”. Gli italiani fanno benissimo a restare su forme di investimento concrete, liquidabili, che lasciano poca discrezionalità al gestore.

        Dal tono dei commenti a cui lei si abbandona, ricevo l’ennesima conferma che è un bene.

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          Gomblooootttoooo!

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            Ha iniziato denigrando gli italiani con la fuffa di Blackstone. Purtroppo è passato uno che non si può prendere in giro. Allora si è arrabbiato diventando offensivo, che non è il massimo per chi vorrebbe fare l’espertone. Tenta di salvarsi ridicolizzando l’interlocutore.

            Direi che, anche in questo episodio micro, si è chiarito perché gli italiani non si fanno convincere. Con piena ragione.

            “Dal 2008 hanno perso uno dei più grandi trend rialzisti…” Ah ah, grazie per la risata che mi ha fatto fare. Auguri!

            • Avatar

              svegliaaa!!! (e studia!)

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