Le famiglie dell’area dell’euro si affidano molto alle quote dei fondi comuni per diversificare i loro portafogli. Può tuttavia essere difficile per gli investitori individuali individuare i fondi con il più alto profilo rischio-rendimento, data la complessità del mercato.
Un recente lavoro a cura di Valerio Della Corte e Raffaele Santioni, pubblicato nel working paper della Banca d’Italia intitolato “La performance dei fondi comuni di investimento detenuti dalle famiglie nell’area dell’euro”, utilizza dati granulari su un campione molto ampio di fondi comuni aperti detenuti dalle famiglie dell’area per analizzarne, in particolare, i rendimenti e le commissioni.
Cosa emerge? Emerge che i fondi comuni la cui clientela è rappresentata in misura prevalente da famiglie dell’area dell’euro applicano commissioni mediamente più elevate rispetto a quelli che vedono una maggiore partecipazione degli investitori istituzionali, a parità di altre caratteristiche, e realizzano rendimenti corretti per il rischio relativamente inferiori.
Ciò è vero in particolare per i fondi azionari, di più difficile valutazione per gli investitori finanziariamente meno sofisticati.
Investire in fondi comuni di investimento non è sempre semplice
Sul mercato esistono migliaia di fondi comuni di investimento, che si differenziano per molti aspetti e per la loro performance al lordo e al netto delle commissioni. Investire in fondi comuni di investimento non è necessariamente semplice, implica costi di ricerca e competenze finanziarie significative per la valutazione dei fondi stessi.
La letteratura empirica suggerisce che esiste una varietà di competenze tra i gestori dei fondi comuni di investimento che, se associata all’eterogeneità nella capacità e negli incentivi dei consumatori a cercare gestori competenti, può portare a un mercato in cui gli investitori meno sofisticati e piccoli finiscono per detenere fondi mediamente sottoperformanti (rispetto al mercato).
Mentre la maggior parte degli studi empirici si concentra sul mercato statunitense, gli autori del working paper esaminano un ampio panel di fondi comuni d’investimento retail dell’area dell’euro nel periodo 2009-2020.
Maggiore inerzia tra le famiglie rispetto agli investitori istituzionali
Cosa emerge? In pratica, emerge che la presenza di questi fondi comuni nelle mani delle famiglie dell’area è positivamente correlata con le commissioni del fondo e negativamente con i rendimenti aggiustati per il rischio. Gli investitori istituzionali che operano nel mercato dei fondi comuni di investimento al dettaglio dell’area dell’euro hanno quindi un vantaggio rispetto alle famiglie.
Non solo: i flussi delle famiglie verso i fondi comuni d’investimento mostrano un’inerzia maggiore rispetto ai flussi degli investitori istituzionali, all’inseguimento dei rendimenti passati (che, come sapete, non sono affatto garanzia di ritorni futuri).
A questo punto, è chiaro che tutto ciò che rende il mercato più trasparente e le informazioni più facili da raccogliere (per esempio, una regolamentazione più incisiva o un miglioramento delle tecnologie informatiche, con maggiori possibilità di comparare i fondi comuni di investimento) è particolarmente vantaggioso per questo tipo di investitori.